chapter two

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E non so, se con un'altra
nel letto saprei dirle lo stesso
-Neve al sole, Ultimo















Asteria

Febbraio.
Terzo e ultimo mese invernale, il più corto nel calendario, uno dei mesi più freddi a Londra e Asteria di questo se ne era già resa conto la sera prima e quella mattina appena uscì di casa.
Ed è mentre impreca mentalmente che si stringe nel suo cappotto mentre si trova assieme a Serena alle nove e mezzo del mattino in un tavolino posto fuori dal bar in cui si trovano, perché a detta dell'amica l'aria fresca fa bene, mentre sorseggia il suo cappuccino con tanta schiuma.

«a volte mi viene da pensare che vuoi farmi ammalare appositamente» dice
«ma cosa vai a blaterare» si porta una mano alla fronte la bionda
«sai non credo che il meteo sia l'argomento più acclamato nelle conversazioni, quindi senza girarci attorno, cos'è successo ieri sera?» aggiunge
«credi che nevicherà?» si guarda attorno la mora, cercando di evitare l'argomento
«non provare ad evitare la domanda, sono la tua migliore amica, quindi ti prego parla» supplica preoccupata
«è tornato» dice fin troppo velocemente Asteria
«chi è tornato?» chiede l'altra mentre sorseggia il suo caffè, guardando attentamente l'amica
«lui» dice facendola strozzare, involontariamente, con il caffè
«ma che cazzo Asteria! che diamine significa?»
«significa che abita a Londra e il destino ieri sera alla festa ha voluto farmelo vedere» dice agitata
«okay, calmiamoci, l'hai visto e allora? Londra è grande non vi incontrerete più»
cerca di calmare l'amica Serena, o entrambe
«io non sarei così sicura se fossi in te»
«che significa?»
«significa che abitiamo insieme!» sbotta
«cazzo amica, il destino ti vuole proprio male» scherza la bionda cercando di alleggerire la situazione
«tu dovevi vederlo, è così cambiato, non sembra nemmeno più lui» dice "sconfitta"
«si è fatto più bono?»
«si è fatto più stronzo, uno stronzo bello
e dannato» risponde
«cos'è successo?» chiede di rimando l'amica
«stamattina era come discutere con il muro, ieri sera mi ha letteralmente detto che dovevo andarmene oggi stesso»
«e tu?»
«io non mi sono arresa» e così inizia a raccontare alla sua amica di quella mattina.








Due ore prima

Una chitarra.
Le dannate melodie che provenivano da una chitarra fecero svegliare Asteria che, sbuffando inferocita, si alzò di fretta dal letto, incurante di essere in condizioni orrende, e andò a bussare prepotente all'unica porta della camera, oltre la sua, posta in quel piccolo corridoio.
Ad ogni colpo alla porta la melodia si fece più forte del normale così, fregandosene, aprì di scatto la porta.

«che cazzo fai!» urlò il ragazzo
«io che cazzo faccio? mi hai suonato nelle orecchie!»
«questo non ti da il diritto di entrare in camera mia»
«scusami? mi stai dando la colpa dopo che ho quasi sfondato la porta!» urlò indispettita in risposta
«in ogni caso è casa mia, faccio quel che voglio, e tu oggi te ne andrai» disse Alex
«oh ti sbagli di grosso, io non me ne vado di qua»
«si che te ne andrai» si alzò dal letto e si avvicinò a lei, erano talmente vicini da riuscire a sentire il respiro dell'altro
«finché pagherò anche io le bollette, non mi muoverò di qui»
«allora se vuoi vivere in questa casa dovrai adattarti alle mie regole e al mio modo di vivere, ciò significa musica la mattina» disse con un sorrisetto dispettoso
«va a farti fottere» sussurrò a dentro stretti la ragazza mentre si girò e avanzò verso la porta
«perché non vieni tu con me!» urlò in risposta il ragazzo facendo aumentare la furia di Asteria che chiuse sbattendo la porta alla sue spalle.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 24 ⏰

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