Anteprima

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La Lince non è mai andata davvero in letargo. Ha camminato con Björn lungo strade perigliose. Ma si avvicina il tempo del ritorno. A voi un piccolo assaggio.


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Ardesia liquida, incrostata di rame e lana grezza. Così appariva il mare, con il bordo dell'orizzonte incendiato dall'alba e il fumo denso delle nubi, che si arricciavano a schiacciare il cielo.

Wren non aveva mai visto tanta acqua tutta insieme. O, almeno, non se lo ricordava.

Si strinse di più nel mantello, percorsa da un brivido che non dipendeva dal vento pungente. Inspirò a fondo, empiendosi le narici del sentore salso, per sospirarlo fuori insieme alla marea vuota che le insidiava il cuore. Regolò il respiro con quello della risacca, che scioglieva la violenza inquieta dei marosi in archi di soffice spuma.

Il suo cuore tornò a placarsi.

Dopotutto non era sola ad affrontare l'esilio da se stessa.

Neppure in quel momento.

Wren raccolse dietro le spalle i riccioli lussureggianti, fulvi quanto la linea fiammeggiante che orlava l'estremo profilo del mare, poi tuffò le dita nella scollatura della veste. Ne ripescò una sottile stringa di cuoio da cui oscillò, come un pesce preso all'amo, un fischietto di legno. Portatolo alle labbra, vi soffiò dentro senza troppa forza.

Non udì alcun suono spandersi nel respiro salato del vento dal cilindretto intagliato, ma alle sue spalle una macchia di sparto frusciò in modo sospetto.

Wren si volse e fissò con insistenza le foglie sottili, di un verde chiaro quanto quello delle sue iridi. Un capo bruno e ricciuto, non meno arruffato del ciuffo erbaceo, fece capolino, e due occhi color castagna ricambiarono il suo sguardo con l'espressione colpevole di un ragazzino sorpreso a sbirciare dallo spiraglio di una porta proibita.

– Non volevo disturbarti – bofonchiò Björn contrito, emergendo dal nascondiglio di verzura in tutta la sua altezza e scrollandosi la sabbia dalle braccia robuste a dissimulare l'imbarazzo.

"Desideravo soltanto vedere un'ultima volta il mare prima di raggiungere il santuario. Temevi che un albatro potesse rapirmi, mia ombra?" lo dileggiò la fanciulla sorridendo.

Le mani di Wren avevano tracciato quelle parole scherzose nel vento, leste come gabbiani, in un alfabeto fatto di gesti. Se l'udito di Björn era abbastanza sensibile da percepire il fantasma di un fischio, Wren era più muta di quel richiamo che il ragazzo aveva intagliato per lei. Toccava alle sue dita dare voce ai suoi pensieri.

– Sei sempre troppo fiduciosa, tu! A Seagull ci sono predatori che non si accontentano di tirar su pesci dalle onde – borbottò il compagno come una pignatta dimenticata sul fuoco, lasciandosi cadere seduto accanto a lei. – Al mercato dell'Arcipelago del Sole ti venderebbero a peso d'oro. Al doppio se scoprissero di cosa sei capace! – disse dandosi una manata sulla gamba destra.

"Allora potrei farti diventare ricco, anche se non peso un granché" cinguettarono le dita di Wren, con gesti che tradivano il divertimento.

– Lo hai già fatto – disse Björn quieto fissando il mare agitato.

Le mani della fanciulla si arrestarono a mezz'aria, incapaci di controbattere con una nuova facezia. Celando sotto la chiara valva delle palpebre il lucore del proprio sguardo, posò la guancia punteggiata di pallide efelidi contro il braccio del giovane, avvolgendolo al contempo con il proprio.

Avvertì la tensione dei suoi muscoli sciogliersi sotto il grezzo fustagno della giubba verde muschio.

– Hai freddo, Scricciolo?

Wren negò col capo.

– Peccato...

La ragazza lo guardò di sotto in su e sulle labbra le fiorì un sorrisetto malandrino.

"Magari un pochino" disse con un volteggio di dita sottili che gli sfiorò in una carezza la guancia ombrata da un velo di barba.

In un battito di ciglia si ritrovò nel nido del suo abbraccio e il calore l'avvolse, come una coperta di cui riconosceva l'odore pungente e la rustica trama.

Nemmeno una luna addietro l'aveva atterrita quella familiarità sensoriale priva di una memoria cosciente e ne era sfuggita dibattendosi, come un naufrago che si ritragga dalle onde che avevano tentato di inghiottirlo.

Ma questa volta Wren chiuse gli occhi, immergendovisi con ogni fibra del suo essere, tendendosi verso il barbaglio argenteo di qualcosa che sapeva appartenerle, sul punto di sfiorarlo con le dita della memoria, impalpabile come un sospiro nel buio.

Il tonfo improvviso la fece trasalire e spalancare gli occhi, il fiato corto per la lunga apnea.

– Era solo un cefalo – la rassicurò Björn fraintendendo il suo turbamento.

Wren fissò stancamente il mare, dove il grosso pesce era scomparso senza lasciar traccia di sé.

"È come i miei ricordi" disegnò nell'aria con gesti vibranti di frustrazione. "Il tempo di scorgerli che già sono fuori portata."

Le braccia che l'avvolgevano si allentarono impotenti e Wren si pentì per l'incauto sfogo ancor prima di scorgere lo sguardo desolato dell'amico, distante quanto il limitare dell'orizzonte.

"Non è stata colpa tua!" affermarono le piccole mani in un volo sicuro. "Tu sei il mio ultimo ricordo" aggiunsero prima di posarsi sul suo volto.

Ruvido.

Come era lui. Con i suoi ostinati silenzi, la testardaggine, l'apprensione esasperante.

E con la caparbia determinazione a proteggerla. Senza risparmiarsi.

La stessa tenacia con cui si era ancorato nel suo animo vincendo i marosi della dimenticanza. Perché era il suo l'unico volto cui avesse saputo dare con certezza un nome, quando si era destata dall'incidente che aveva inghiottito il suo passato. E ogni giorno di più né comprendeva il perché.

A sentire Björn, quando il mare era calmo, diventava così trasparente da poterci guardare attraverso, persino rimanendo all'asciutto sul ponte del bragozzo di Ajris. Forse, un giorno, anche la sua facoltà di ricordare sarebbe tornata limpida, permettendole di scorgere il fondale della propria vita trascorsa. Tuttavia, qualsiasi cosa le avesse riservato il futuro, finché ci fosse stato quell'abbraccio, capace di farla sentire a un tempo protetta, desiderata e necessaria, non si sarebbe mai sentita persa davvero. Annidandosi ancor più nel bozzolo di tepore, si abbandonò alla corrente calda dello sguardo bruno e raggiunse le labbra di Björn come l'unico porto sicuro cui approdare.



La Lince della Luna Nuova #writherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora