Un'orrenda colpa

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Davy Jones non aveva mai provato nulla oltre la vendetta, l’odio, il rancore e la sete di potere. Almeno questo era quello che si diceva a bordo dell’olandese volante, chiunque incrociasse il suo cammino finiva per essere ucciso, torturato o costretto a vivere per l’eternità su quella nave composta da una ciurma di dannati.
Eppure, qualcuno raccontava una versione diversa, Davy Jones si era imbattuto in quello che fa tribolare gli uomini.
Una donna. Il temibile capitano dell’olandese volante si era follemente innamorato di una donna, volubile e indomabile come il mare.
C’è chi raccontava che si fosse innamorato del mare stesso, ma le versioni diverse in realtà raccontavano tutte la stessa identica storia.

Si diceva che dopo il tradimento da parte della sua amante, Davy Jones si strappò il cuore dal petto e lo rinchiuse all’interno di un forziere. Suddetto forziere divenne presto oggetto di desiderio di moltissimi altri pirati a causa di una maledizione che lo riguardava. Tutti, infatti, sapevano bene che il capitano dell’olandese volante era immortale, aveva ricevuto in dono l’immortalità dalla sua amante, questo però aveva un prezzo. Il pirata era obbligato a passare dieci anni in mare e sbarcare per un solo giorno sulla terra per vedere la sua donna, nel frattempo doveva far fronte al compito da lei assegnato. Davy Jones doveva traghettare tutte le anime che morivano in mare.

L’immortalita era così ardentemente desiderata dagli uomini che avrebbero fatto qualunque cosa per prendere quel forziere e pugnalare il cuore, perché si, l’olandese deve sempre avere un capitano. Jones avrebbe volentieri fatto a meno dell’eternita se in cambio avesse avuto la possibilità di tornare indietro nel tempo e cambiare gli avvenimenti lontani.
Il tempo e il dolore non avevano corrotto solo il suo animo, ma anche il suo aspetto. Il pirata più temuto dei sette mari aveva perso il suo bell’aspetto e si era tramutato in un mostro dalla testa di un polipo e le mani di un granchio.
Nonostante l’aspetto, c’era qualcuno che sarebbe stato in grado di riconoscerlo ovunque e questo qualcuno era proprio una donna, non una qualsiasi, bensì la sua donna.
E così accadde.

Tia Dalma, come ora si faceva chiamare, era rinchiusa in una cella alla Baia dei Relitti in attesa che al consiglio, la Fratellanza decidesse cosa fare di lei.
La strega poteva sentire l’odio e il rancore verso coloro che l’avevano confinata in quel corpo, proibendole di vedere l’unico uomo che avesse mai amato.
Dove sei, mio amato?
Rinchiusa e impotente Tia Dalma aprì il carillon la musica iniziò a riscaldare quell’ambiente così freddo e umido.

La sua dolce voce iniziò a cantare quelle parole dedicate al suo amato.

“[…] Come, my love, be one with the sea
Rule with me for eternity
Drown all dreams so mercilessly
And leave their souls to me”

“Play the song you sang long ago
And wherever the storm may blow
You will find the key to my heart
We’ll never be apart […]”

Poi, tutto ad un tratto, s’interruppe udendo dei passi, chiuse il carillon e un secondo dopo la melodia riprese, il cuore batteva. Solo un’altra persona possedeva quell’oggetto identico al suo.
Davy Jones fu li, avanti a lei. La musica terminò e cadde il silenzio.
Avanti non aveva l’uomo di cui si era innamorata bensì il mostro di cui tutti parlavano. Fu proprio lei la prima ad aprire bocca e rivolgergli la parola dopo anni.
“Mio amato… sei venuto a prendermi?”, si rivolse a lui dolcemente quasi con un barlume di speranza nello sguardo.

Quelle parole fecero innervosire il capitano, averla avanti dopo tutto quello che aveva fatto aumentava dentro di lui un senso di odio e rabbia inimmaginabile. Tutti quegli anni lontani non erano bastati a cancellare il senzo di tradimento e rabbia che vivevano dentro di lui. Ogni parola che usciva da quelle labbra erano ormai, per il capitano, solo menzogne.
«Dieci anni, ho dedicato al compito da te affidatomi.», disse con un tono freddo e tagliente, così duro da far tremare il cuore della donna dinanzi a lui. «Dieci anni, ho avuto cura di coloro che sono morti in mare. E infine, quando avremmo potuto di nuovo stare insieme… tu non c’eri.»

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