Alle medie l'unica cosa a cui pensi sono i ragazzi, uscire con gli amici, le amiche, o la pagella scolastica nel migliore dei casi. Ciò che non sempre si dice di quel tremendo periodo di passaggio dall'infanzia all'adolescenza è la tempesta ormonale e psicofisica che travolge ognuno di noi. A tredici anni quando qualcosa va male sembra che stia crollando il mondo, e lì inizia il vortice di pensieri e talvolta azioni autodistruttive che molto spesso gli adulti tralasciano e sottovalutano. In inglese il termine "overthinking" spiega molto bene il concetto. Si tratta del momento di stallo nella vita, che nel peggiore dei casi si verifica ogni giorno e dura a volte anche anni, in cui la mente inizia a viaggiare e a fare pensieri autodistruttivi correlati a qualsiasi circostanza, avvenimento, incidente, cosa bella o brutta della vita. Per questo la maggior parte dei ragazzi di quell'età inizia a sviluppare altri comportamenti autodistruttivi, come i disturbi alimentari, l'ansia sociale, l'autolesionismo, la depressione.
A volte tutti questi sintomi dell'overthinking si attenuano o spariscono con l'avanzare dell'età adulta, altre volte non fanno che intensificarsi e diventare problemi enormi. Questo può dipendere da una predisposizione della persona in sè, da un contesto sociale, un trauma, o semplicemente ricerca di attenzione. E' anche molto difficile a volte distinguere questi moventi e riconoscerli in una persona. A volte non te ne accorgi fino a un avvenimento tragico, o fino a quando qualcuno non si accorge effettivamente del problema dall'esterno. Problema che per te magari neanche esisteva per abitudine.
Tutti questi sintomi, sotto certi punti di vista, rientrano nella categoria dell'autolesionismo, quindi quel pensiero intrusivo correlato spesso e volentieri da un sentimento di inadeguatezza, abbandono o dolore apparentemente insormontabile. Almeno una volta nella vita, tutti ci siamo sentiti sbagliati, in errore, non abbastanza. Quello che non ti insegnano però è ad affrontarlo. Ti insegnano che essere deboli, avere paura e soffrire sono tabù e difetti da evitare e non esternare. Nell'ultimo decennio la psicologia, la psicoterapia e il sistema scolastico sono cambiati tanto da inserire programmi di aiuto nella scuola o protocolli di sicurezza, ma quello che la nostra società ancora non accetta è la difficoltà del ragazz* di parlarne, perchè considerato marginale.
Ancora peggio è quando questi comportamenti continuano nel tempo fino all'età adulta, in cui, a questo punto, è quasi impossibile trovare aiuto o supporto perchè considerato superfluo per un adulto che dovrebbe essere in grado di pensare con la propria testa. Beh spoiler, il fatto di saper di star compiendo un'azione malsana non risolve il problema. Quando si compie un'azione, seppur nociva, abbastanza a lungo diventa abitudine, quotidianità, e nei casi più estremi si smette di vedere il pericolo. Quando questo accade è davvero dura guarire. E si, parlo di guarigione perchè si parla davvero di una malattia, che però non può essere medicata, curata o affievolita da medicine, ma dalla forza di volontà del malato stesso, che però la maggior parte delle volte manca.
La cosa più brutta da sentirsi dire in questa situazione è "devi volerti bene", o "non ha senso che tu faccia così, smettila e basta" a un autolesionista, o un "mangia" a un malato di DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare). Queste sono solo frasi di esempio, e che spesso e volentieri vengono dette con tutte le migliori intenzioni, ma che sono assolutamente nocive per la salute mentale del malato, perchè l'unica cosa che viene da pensare spesso è "Tu non capisci".
Ciò che ho imparato a mie spese, e anche a spese di amici stretti, è che ognuno ha i propri motivi, e a volte esternarli viene reso impossibile dalla poca capacità che riscontriamo nelle altre persone di comprenderci o almeno ascoltarci.
Nessuno ti insegna a gestire certe situazioni, nè quando ci sei dentro, nè quando qualcuno che hai vicino c'è dentro. Questo sicuramente non è colpa di nessuno. Sono certamente discorsi delicati, e motivo per cui ci sono corsi di laurea che ti preparano specificatamente per trattare certe patologie. A volte ciò non basta però. A volte l'unica cosa che aiuta è toccare il fondo, o un'epifania improvvisa, che io personalmente però non ho mai visto. Toccare il fondo comporta tutti i rischi del mondo, e pensare che tutto ciò può scaturire da uno cattivo sviluppo di mentalità dall'età preadolescente è spaventoso.
Con l'avvento di internet, i social, le challenge e il Covid-19 l'autolesionismo si è fatto strada ancora più velocemente nella vita delle nuove generazioni. Paragonarsi tutto il giorno a qualcun altro, la solitudine di non poter vedere nessuno, il cyber bullismo, e le sfidarsi in azioni impossibili è ormai all'ordine del giorno per la fascia 13-20. Come può tutto questo aiutare a sanare una situazione che era già fuori controllo ancora prima di tutto ciò?
Vi lascio la domanda aperta cari lettori, perchè neanche io sono riuscita a darmi una risposta, e a questo punto, non so se ce ne sia davvero una.