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Un nuovo giorno,  e l'ennesima seduta. Ormai conosco bene il dott. John Smith, sopratutto lo sguardo che mi sta rivolgendo da un paio di minuti da quando a finito di parlare. Piu lo guardo e pui mi chiedo che abbia.
-mi sta passando per la testa che tu ti sia preso una cotta per me da come mi guardi, sai doc.-
-ahahahah non dire sciocchezze- disse con le lacrime agli occhi dal tanto ridere.
-allora perché mi guardi come se fossi un pollo arrosto,  e tu uno che non mangia da anni?- chiesi un po preoccupato dall'insistenza delle sue occhiate.
-ho parlato con il direttore del manicomio dei tuoi enormi miglioramenti e...- non lo lascia finire di parlare che intervenni subito - e ti ha mandato al diavolo sbattendoti la porta in faccia??-
-bhe ad essere sinceri la prima parte la fatta per davvero,  ma la seconda no- fini facendo una linguaccia, come i bambini piccoli, a quella visione mi spunto un sorriso, beh gia ne ho uno impresso a vita ma quello che le mie labbra mostrarono fu un sorriso sincero, divertito dal comportamento di John.
-oh mio dio, joker che sorride per davvero?! Me lo devo segnare sull'agenda- disse mentre prendeva la penna e l'agenda.
- ma falla finita, non e la prima volta che sorride-dico, un po in imbarazzo.
-beh si ce stata quella volta che stavi quasi per staccarmi il dito solo per averti toccato il volto,  oppure quando hai preso per culo il direttore perché aveva la camicia fuori dai pantaloni e dietro di se quella moretta tutta scompigliata, o quella volta che...-
-ok ok, capito, cosa ti ha detto il capo, oh meglio cosa gli hai detto?-
- beh si, gli ho spiegato la tua situazione,  e ho chiesto se poteva lasciarti diciamo si libero, appatto che ogni r giorni viene alle mie sedute.-
Fini alzandosi e andando vicino alla finestra.
-Mi prendi in giro non e vero, non ci credo che quello lì abbia accettato-  dico sorpreso.
-beh accettato con delle condizioni...- dice sempre abbassando sempre di più la voce.
-John che condizioni?- chiedo per sapere cosa vuole il 'capo'.
-ehm... diciamo che tu... devi....-
-io devo fare cosa?- chiedo cacciandogli le parola di bocca, manco fossi io lo strizza cervelli.
-... tu.... devi.... Tá tú i do chónaí le liom más mian leat a fháil amach!-dice tutto d'un fiato.
-che cazzo hai detto?! sai che non capisco un tubo dell'Irlandese tu ci parli, aahh, con calma dimmi cosa diamine devo fare per uscire da qui, non ti mangio mica se parli decentemente sah?!-
- tu devi vivere con me se vuoi uscire da qui!- dice ogni parola con calma quella che non ha in questo istante. Beh mi aspettavo di peggio devo dire, tipo un esercito appreso o cose del genere,  ma credo che vivere con John non sia cosi male no!?
-......- non sapevo che dire, a dire il vero. Potevo uscire solo stando a vivere da lui. È un po strano, non ho mai abitato con altre persone se non quando ero un ragazzo.
-non... non dici niente? - chiese titubante,  e un po rosso in viso.
- devo solo stare da te per poter uscire?-
-beh una delle condizioni...- disse in fine. Una delle tante immagino.
-  e quali sono le altre sentiamo!- dico mettendo la caviglia sinistra sul ginocchio destro accomodandomi sul piccolo divano dove ero seduto.
- non potrai piu andare in giro nei vecchi quartiere dove eri prima-
- mi sembra ragionevole- dico faccenda finta di essere un filosofo toccandomi il mento con l'indice e il police, e dando una scompigliata ai capelli non piu verdi ma di un biondo cenere.
-dici davvero?!- chiese stupendosi delle mia reazione .
-no, ovvio che no,  come diavolo faccio. Che ne so dove diamine abiti, se poi e lontano da li ovvio che non mi faccio una camminata tanto lunga, non ti pare.- dico tutto d'un fiato,  ma che è scemo,  io a fare una camminata così lunga,  per giuta se casa sua o appartamento e nel centro di Gotam, che bello vado in giro per le strade immagino gia la gente che scappa urlando, no grazie, ho faticato tanto a cambiare. Non ci tengo a ritornare come prima. Almeno credo.
-cos'altro?- chiesi curioso di sapere cos'altro dovrei evitare per poter lasciare questo posto.
- beh, il resto non le ho piu sentite dato che stavo aspettando che finisse cosi potevo dirtelo al piu presto!- quando fini la frase mi stava quasi per cascare la mascella,  per quanto potesse essere... ehm... strano(?).
-wow... ce non sai le altre cazzate che ti ha detto? Niente di niente?- chiesi per accertarmi che non mi prendesse in giro.
-secondo te sono uno che ascolta tanto le persone che mi stanno direttamente sulla punte del c...-
-vacci piano con le parole, si potrebbe fraintendere quello  che dici prendendoti per un gay sai!?-
- ah davvero?!- la sua ingenuità era disarmante,  dico davvero,  da fuori potrebbe essere chi sa che uomo di mondo, invece dentro sembra tanto un ragazzino che non sa un cazzo di tutta la merda che ce fuori, ma conosco John e so che è solo uno scudo per non far entrare un altra Jessica e distruggerlo un altra volta. Non lo avevo mai visto così messo male, dopo aver scoperto la sua ragazza a letto con il fratello. Ah brutta storia,  sembrava lui il pazzo non io, e in quel periodo ci eravamo scambiati ruoli si puo dire, io facevo il psicanalista e lui il paziente.  Mi era piaciuto a dire il vero, a sentire il gusto di tutti I strizza cervelli a spicanalizzare I loro pazienti.
-si e no. Comunque ho un paio di cose da chiederti- dico in modo serio.
- che cosa?-
-hai qualche mania di fare in casa?, $ai cucinare? Sei piu o meno ordinato? Sicuro di essere etero e di non avere una cotta per me? E che parte di Gotam abiti? Casa o appartamento?-dico tutto d'una volta,  senza fermarmi a prendere fiato.
- non no manie, diciamo che me la cavo in cucina,  si sono ordinato, solo quando viene a trovarmi di tanto in tanto mia madre, si sono etero al 100%, e ho un appartamento- dice tranquillo, anche se non rispondendo alla domanda del dove abita.
-dove abiti John?- chiese chiedendo calmo. John sospiro e poi dopo un po decise di rispondermi.
-vicino al quartiere che frequentavi prima...- disse pian piano sempre piu sconsolato.
-non fa niente,  cercherò di non avvicinarmi al quel posto- dico con un accenno di un sorriso.
Lui alzo la testa velocemente guardandomi con occhi sgranati.
- è un si allora?- chiese con un luccichio nei occhi,  come un bambino alla vista dei suoi regali di natale.
- si, mi piacerebbe stare da te...- dissi piano
-oddio non ci...- non lo lasciai finire.
-Aspetta! dopo che sarò uscito di qui, noi due andremo nel mio vecchio appartamento a prendere le mie cose, quello piu importanti ovvio, e ce ne andremo molto rapidamente,  ma molto prima di questo andrai in questo negozio, al bancone verrà una donna, tu dille che il direttore d'orchestra vuole il numero 89, prenderai quello che ti da e lo porterai qui nella mia cella, cosi poi potremmo andarcene da qui. Chiaro?- chiesi per essere sicuro che avesse capito tutto di quello che ho detto e ho chiesto in fine.
-scusa ma mi sono perso a quando ce ne andremmo dal tuo appartamento- disse tranquillamente con la sua faccia da angioletto, quello che non è.
Glielo rispiegai, tutto con molta piu calma dicendo dove fosse anche il negozio ecc. E dopo essermi assicurato che avesse capito tutto, feci una cosa che non credevo neanche io di poter fare realmente.  Mi alzai dalla poltrona e avanzai verso la sua scrivania e mi fermai tendendogli la mano.
- salve John,  mi chiamo Jack sono il tuo nuovo coinquilino- dissi sicuro di me con un sorriso sincero sulle labbra,  lui si alzo dalla sedia di pelle raggiante e mi strinse la mano felice di aver scoperto finalmente il mio nome dopo anni, che tutti i vecchi medici mi hanno tentato di dire invano.
-piacere Jack, spero che ti piaccia la mia umile dimora- disse tutto felice.  Spero proprio che vada bene questa cosa.



Salve.
Che ne dite? Vi piace? Fa schifo? Vale o non vale la pena continuare?
E la prima storia che scrivo di mio pugno, e non so come udcira percio mi farebbe piacere avere un vostro parere.

un altra vita  .  .  .  oppure no!?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora