9 novembre 2023
Giacche sulla sedia.
Magliette accartocciate.
Pantaloni per terra.
Indumenti intimi a incorniciare il letto.
Il sole illuminava di sbieco quella stanza che, ancora per poco, portava immaginariamente i cognomi Brandi-Balestra sulla porta d'ingresso e ch'era testimone di un caos che non aveva mai visto prima.
"Manuel"
Simone, con lo spazzolino in bocca e il petto nudo fece capolino dalla porta del bagno, interrompendo quel silenzio assordante e sussurrando pur di non farsi sentire dai loro genitori."Nun me guarda' così, giuro che mo' sistemo tutto" gli rispose tenendo il conto sulle dita di non sapeva neanche lui cosa.
"Se entra tua madre, io non ne voglio sapere nulla" scosse la testa il corvino, tornando a sfregare lo spazzolino sulla lingua e sputando poi nel lavandino il dentifricio in eccesso.
"Questo — disse indicando il caos che regnava quella stanza — lo avemo fatto io e te, nun m'addossa tutta 'a colpa" indicò prima sé stesso e poi il corvino ch'era intento a indossare una felpa beige, mettendo così in chiaro come stessero le cose, dal suo punto di vista per lo meno, per poi controllare che ore fossero.
7:32
Se c'era una cosa che Simone e Manuel avevano in comune era la procrastinazione.
Era da giorni che i loro genitori ricordavano loro di preparare le valigie per i quattro giorni che avrebbero trascorso a Firenze, ma i due rimandavano sempre quel momento all'indomani, fino a ritrovarsi il giorno della partenza con i bagagli aperti senza sapere come riempirli.
Dante quella mattina aveva concesso loro di non andare affatto a scuola, risparmiando loro due ore di latino con l'amatissimo Lombardi.
Mattina in cui i due avrebbero potuto approfittarne per dormire di più e invece si erano svegliati all'alba per riordinare il disastro che avevano creato nel cercare i vestiti giusti da portare con loro.Avevano troppi capi tra cui scegliere e per tre giorni era imbarazzante portarsi dietro tutti quegli indumenti quando nell'effettivo avrebbero usato tre o quattro cambi al massimo.
"Manu" ruppe il silenzio, di nuovo, ma quella volta i due si guardarono complici, come se avessero avuto entrambi la stessa idea. Così annuirono e decisero di fare una sola valigia per entrambi.
Una metà riempita con i capi di Simone e l'altra meta con quelli di Manuel, ché tanto erano abituati a scambiarsi i vestiti, a sentire il loro profumo su qualsiasi cosa indossassero, a portare sempre addosso qualcosa che appartenesse all'altro.
Era già passata la mezza quando Dante aveva chiuso il cancello della villa ed era risalito in macchina, pronto a guidare per le prossime tre ore salvo possibili ingorghi per strada.
Anita, con le gambe portate al petto, leggeva un libro continuando a rispondere, ormai scocciata, su come riuscisse a leggere pur essendo in auto.
Dante manteneva il contatto visivo sulla carreggiata, buttando ogni tanto un occhio sul navigatore per imboccare l'entrata dell'autostrada e l'altro sullo specchietto retrovisore dal quale riusciva a scorgere anche i due ragazzi.
Simone invece era al telefono e rispondeva ai messaggi di Laura che lo tartassava dalla ricreazione, maledicendo sia lui che l'amico per averla lasciata sola ad affrontare due ore di latino interminabili in cui Lombardi interpellava solo lei.
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pagine mancanti
FanfictionSi siede così sul muretto, sistemandosi in una posizione vagamente comoda, ringraziando sé stesso per essersi dato ancora una volta la possibilità di godere di quel panorama mozzafiato sopra il cielo di Roma. Inizia così a sfogliare per l'ultima vol...