Un Natale come gli altri.

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è consigliato l'ascolto delle seguenti canzoni per proseguire la lettura:

- SKINNY, Billie Eilish;
- So High School, Taylor Swift. 


Come aveva potuto accettare l'invito di quei due per quella cena della vigilia, Tommaso proprio non lo sapeva. Se da una parte le cose si erano finalmente assestate nelle loro vite, dall'altra il suo adorato mandorlo e la piccola Tea avevano iniziato a comportarsi come una schifosa coppietta in luna di miele di cui era diventato la candela da consumare fino allo sfinimento. Stavano meglio e si godevano quello che erano riusciti ad avere, una meritata vittoria e la libertà da quella triste follia, come era giusto che fosse. 

Lui, invece, non era riuscito ad andare avanti in nessuno modo. Certo, il suo viso era decisamente migliorato rispetto a prima e il suo unico desiderio era stato realizzato. Erano riusciti a trovargli un lavoro in un nuovo ristorante, dopo che la AWEN era stata ufficialmente resa inagibile e i telegiornali avevano cominciato a discuterne. Eppure...

Sospirò, lanciando uno sguardo al riflesso sullo specchio di quel minuscolo bagno. La paura che per un motivo o per un altro tutto sarebbe tornato come qualche mese prima era diventato il suo incubo peggiore. Se non erano scene di lavoro in cucina, con qualunque dei suoi ex colleghi della AWEN che sussurrava qualche cattiveria insulsa nei suoi confronti, erano Noah e Antea che provavano pena per lui. 

O persino Livs, quello scherzo della natura di Livs. I peggiori avevano proprio il suo albero come protagonista: con quella dolce voce, a sussurrargli che una bellezza come la sua da stupida-fata-o-qualunque-cosa-fosse non potesse essere raggiungibile, che almeno era diverso in senso buono e faceva del bene per il mondo, al suo contrario. Non che gli importasse di essere tanto bello o gentile, ma chiudere la bocca di certi idioti sarebbe stato altrettanto soddisfacente. O forse voleva cancellarsi da dosso quell'aggettivo che gli era stato affibbiato per un errore, intonso come un tatuaggio marchiato sulla pelle.   

Il suono del campanello attirò la sua attenzione: era arrivato qualcun altro di cui non sapeva nulla? Noah gli aveva confermato che sarebbero stati soltanto loro tre, qualcosa di tranquillo e soprattutto senza regali di alcun genere. Se avesse dovuto occuparsi pure di quello, ne sarebbe uscito matto. Bagnò il viso, giusto un po' per riprendere vita, e si tamponò con l'asciugamano bianco, ascoltando le voci farsi più forte e allegre al piano di sotto. Doveva essere un amico, anche se non avrebbe saputo bene dire chi visto che nessuno dei due gli aveva confessato di nuove conoscenze.

La mente lo riportò alla foto di Futaba che avevano sistemato in salotto, a fianco una candela al gelsomino che lo faceva vomitare. Almeno aveva avuto l'accortezza di non commentare in tal proposito e aver apprezzato il gesto: anche se non sarebbe stato in grado di conoscerla meglio di così, aveva salvato la sua famiglia e questo le aveva dato di diritto la possibilità di esserne parte. Non lo avrebbe mai ammesso a se stesso, ma a quella ragazza doveva tutto, per quanto poco l'avesse conosciuta.

Tornando di sotto, fu proprio la foto a catturare la sua attenzione. Alcuni ciuffi dei capelli cioccolato a coprirle gli occhi, già costretti in un paio di occhiali da vista più grandi del necessario; così come le cuffie fucsia a coprirle completamente le orecchie e sempre pronte all'occorrenza. Non riusciva a capire che cosa avesse indosso, ma non gli importava. Sembrava così felice, mentre faceva il gesto della pace con i suoi guanti rosa, tanto che Tommaso quasi volle credere lo fosse nel momento in cui la foto era stata scattata. Un altro mostro, creato da quella società di merda a cui avrebbe volentieri spezzato il collo con uno dei suoi coltelli da cucina.

Un Natale come gli altri. | Tom + LivsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora