Capitolo 4

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"«...tremava, e lui pensò che il suo corpo non era mai stato così provocante e così sexy. A cose finite, se la sarebbe scopata in modo tale che al paragone le altre volte non le sarebbero sembrate che il solletico di un finocchio. Le sarebbe entrato dentro come un coltello rovente nel burro...»

"Carrie - Stephen King"


Erano già due giorni che ci sentivamo e tutte le mattine mi mandava, come buongiorno, una frase erotica e quello non faceva altro che accendermi di desiderio già di prima mattina.


"Grazie per avermi ricordato di dover risvegliare anche oggi gli ormoni"


La sua risposta fu un cuore al mio messaggio e non si fece più sentire. Fortunatamente quel giorno mi alzai in orario e non dovetti fare le corse pazze per arrivare alla prima lezione che mi aspettava. Nella mia lista era presente solo un professore, Aron, con la quale già scopavo dallo scorso anno, al secondo non dovevo più seguire la sua materia, quindi le opportunità per vederci non c'erano e dovevamo inventarci degli escamotage. Non avevo ancora dato la sua materia, quindi avrei potuto usufruire della tanto gettonata scusa "Salve prof, avrei bisogno di chiarimenti" e lui avrebbe capito immediatamente. 

Feci colazione con calma, mi feci una doccia e mi preparai scegliendo un vestito lungo fino alle ginocchia di un giallo ocra e un giubbetto in jeans sopra le spalle. Presi i libri della giornata e dopo essermi messa la borsa in spalla, lasciai la camera e mi avviai verso l'università. 

Conquistare e convincere Aron, non è stato affatto semplice, primo fra tutti perché volevo accertarmi che non fosse sposato, fidanzato e con figli, ma dopo attente ricerche scoprii che era felicemente single. Un uomo di 45 anni devoto solo all'insegnamento con poco tempo per impegnarsi in una relazione amorosa; secondo, è stato difficile convincerlo ad intraprendere un rapporto di scopamicizia con una sua alunna a causa delle regole rigide dell'università. Non gli feci troppa pressione, venne lui a dirmi quando si sentì pronto. 

Nonostante non fosse la mia aula, entrai in quella di Aron dove già altri ragazzi, tra una chiacchiera e l'altra entravano per prendere già i posti migliori. Stava dietro la scrivania e quando si accorse di me, capii subito dal suo sguardo cosa stava per fare. Mi chiamò con un cenno ed entrai nell'aula avvicinandomi a lui togliendomi il sorriso dalla faccia.

«Nella pausa pranzo riprendiamo il ripasso del programma, non tardare, ho altri impegni», quello era il segnale, e nonostante me lo disse con fare serio e autoritario, percepii una nota di desiderio nelle sue parole. 

«Pausa pranzo?», feci finta di lamentarmi, come se non mi andasse bene quando in realtà sapevo di avere un buco fino alle 15.

Lui sbuffò incrociando le braccia al petto indurendo lo sguardo, «Eris, è già tanto se ti sto dando la mia disponibilità su un programma così vasto. Ripeto, non tardare, non ho altro tempo da perdere», e distolse lo sguardo da me tornando a concentrarsi sulla sua scrivania.

«Va bene professore...», sospirai e uscii dall'aula togliendomi la maschera della ragazza infastidita che deve seguire delle lezioni di recupero da parte del professore. 


Raggiunsi l'ufficio del professor Aron nella pausa pranzo. Afferrai il pomello della sua porta, lo girai ed entrai nel suo studio richiudendomi la porta alle spalle, lo vidi seduto sulla sua sedia girevole di pelle nera con la cravatta nera allentata attorno al collo, alzò lo sguardo su di me e mi fece cenno di avvicinarmi con una mano. Con gesto rapido chiusi a chiave la porta e lo raggiunsi appoggiando i libri che tenevo tra le braccia sulla sua scrivania, Aron si allontanò appena dal mobile con una leggera spinta sulla sedia e presi quel gesto come un invito a sedermi sulle sue gambe.

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