🍾❤️‍🩹

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«Daje Manuè, ce vengono tutti, 'n poi manca' proprio tu»
Con uno sbuffo Manuel si alzò dal letto e cominciò velocemente a prepararsi, senza dar troppo peso alla scelta dei vestiti per quella festa improvvisata da Jacopo. Infilò dei jeans neri strappati leggermente sul ginocchio destro, una camicia bianca di lino con le maniche arrotolate, degli scarponcini neri e poco profumo alla gardenia - rigorosamente un regalo di Chicca per il suo compleanno.

«inutile che sbuffi, ce sta' pure Simone tuo»
«ma chi te l'ha chiesto ao', è tu' fratello»
«che ormai vivete 'n simbiosi, pare 'r tuo de gemello»
Manuel continuò a guardarsi allo specchio, mentre intratteneva quella conversazione ridicola con Jacopo. Quest'ultimo era l'unico a sapere di quella notte al cantiere, come anche l'unico ad essere fortemente convinto dell'amore che sia suo fratello che Manuel potessero offrirsi reciprocamente, se solo parlassero chiaramente una volta per tutte.
«vabbè, 'nnamo va'» disse Manuel, sorpassando Jacopo con tanto di spallata volontaria.

In fondo - parecchio in fondo - si volevano bene. Jacopo sopporta gli sfoghi sia di Simone che di Manuel da quando lui e Anita vivono a Villa Balestra, ed è probabilmente l'unica persona ad essere profondamente sincera sia con il fratello che con Manuel.
Spesso, infatti, riesce a prendersi alcune piccole soddisfazioni.
«sai chi c'è pure?»
«'a fata turchina che te fa' spari'?» disse Manuel voltandosi in direzione di Jacopo
«l'amico di Simone di Ostia, com'è che se chiamava... Saverio? Stefano?»

Sergio.

Manuel sgranò gli occhi. Sergio è un ragazzo che Simone, spesso e volentieri, fino a pochi mesi fa si portava a letto. Provava solo sdegno nei confronti di quella persona ma un particolare motivo non c'era - a detta sua. Voleva solo sparisse il più in fretta possibile dalla vita di Simone, e così fu. Dopo mesi di notti trascorse insieme, il minore decise di allontanare Sergio perché "troppo insistente e possessivo", disse agli amici.
In realtà Simone era sinceramente stanco di immaginare Manuel ogni volta che si davano un bacio, s'accarezzavano una guancia o, peggio ancora, facevano l'amore - che amore, poi, non era. L'amore, per Simone, aveva il nome di Manuel, che sul suo dizionario d'italiano, per cercarne la definizione, deve scorrere fino alla lettera M - ma questo, Manuel, non se lo immaginava neanche.

«se chiamava Sergio, se 'n sbaglio» Jacopo notò i pugni stretti di Manuel lungo i fianchi, non appena pronunciò quel nome
«vabbè, lui. Cerca di placarti e non fare scenate»
«ma scenate de che'? So' contento pe' loro se se' stanno a rivede'»
«seh, contento. 'nnamo che se fa' tardi»

***

Il luogo della festa era poco distante da Villa Balestra: una specie di capannone addobbato personalmente da Jacopo, Matteo e Chicca per l'occasione. In realtà, proprio un'occasione particolare non c'era: solo avevano preso quest'abitudine malsana di organizzare a giro una festa una volta ogni due settimane. A tutti, ovviamente, stava bene.
C'erano alcool, giochi da tavolo, cibo, persino un angolo relax con divanetti, televisione e una libreria.

Appena scesi dalla moto, Manuel notò la figura di Simone con una sigaretta accesa e il fumo che gli sporcava la visuale di quegli occhi che - se potesse - bacerebbe da mattina a sera.

«Simo'»
«ciao Manu»
«ah, te sei cambiato... 'n t'ho visto a casa però»
«n-no, non sono passato da casa infatti» terminò la frase con la mano di Sergio che gli stringeva una spalla, regalando a Manuel un falso sorriso soddisfatto
«ciao, Manuel. Ci rivediamo»
«seh, ciao. Io entro» superò entrambi e lanciò un'occhiata cupa a Simone.

***

«Daje rega' tutti 'n cerchio, famo 'r gioco d'a bottiglia»
«a Chì, ma che c'avemo du' anni?»
«'n te preoccupa', cambiamo 'n po' 'e regole»

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