6. Pranzo in comune

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Rachel

(Song: Thumbs - Sabrina Carpenter)

Credo siano passati almeno un paio di minuti, in cui la sveglia ha continuato a suonare, ma da parte di Jules neanche un segno di vita.

Mi chiedo davvero come riesca a non svegliarsi con un rumore del genere.

Mi alzo controvoglia, salterei molto volentieri le lezioni di oggi, ma la legge morale dentro di me non me lo permette.

Spengo la sveglia, rimanendo in piedi qualche secondo per riprendermi dall'alzata brusca che ho fatto, grazie ferro basso.

Appena scompare il nero e torno a vedere il mondo, afferro le coperte di Jules e le tiro via, iniziando a battere le mani davanti al suo viso.

«Sveglia!» le urlo.

Qualcosa dovrà pur riuscire a farle aprire gli occhi insomma.

«Ma che cazzo fai?!» sussulta, con gli occhi sgranati che si guardano intorno per poi fissarli su di me.

Di sicuro adesso è sveglia.

«Il tuo telefono stava suonando, l'ha sentito tutto il campus, tranne te» le lancio le coperte addosso e me ne torno seduta sul letto, dove sistemo sul materasso i trucchi che uso di base tutte le mattine.

«Che palle... devo sbrigarmi!» non ho idea del motivo di questa sua realizzazione, ma la fa alzare dal letto senza i suoi soliti dieci minuti di riflessione sul significato dell'esistenza, in cui guarda il vuoto.

«Che devi fare?» le chiedo mentre mi preparo, tanto il bagno lo sta occupando lei, mi sarebbe impossibile entrare.

«Stamattina ho lezione, poi subito laboratorio fino al pomeriggio. Infatti, non ci sono a pranzo» questa è decisamente una brutta, pessima, notizia per me.

Amo la pausa pranzo solo perché mi permette di stare con lei e ricaricare un po' la mia batteria sociale, che a quanto pare fino a stasera dovrà andare in risparmio energetico o non sopravvivo.

O forse non ci faccio arrivare qualcun altro vivo, perché lo ammazzo prima. No, meglio evitare di andare in prigione per omicidio al momento, non mi sembra il caso. Devo prima iniziare la mia carriera da sceneggiatrice.

«Mi abbandoni così, devo chiedere alle altre mie amiche di pranzare insieme e sperare che dicano di sì» sbuffo, smettendo di parlare per poter mettere il mascara senza diventare cieca.

«Ti assicuro che non lo faccio per mia volontà» fa un rapido capolino dal bagno, mostrando una faccia dispiaciuta.

«Lo so, tranquilla. Visto che oggi ti rapiscono, hai bisogno di qualcosa che non faresti in tempo a prendere o fare? Oggi dovrei terminare abbastanza presto» finisco di truccarmi e mi vesto.

«No, ma grazie. Piuttosto, ieri sera non mi ricordo di averti sentita rientrare, che ora hai fatto?»

«Tardi, sono tornata qui che era ormai mezzanotte e mezza, più o meno. Sono dovuta rimanere a casa, mio padre è rientrato in casa tardi, non sapevo se si fosse portato dietro le chiavi, quindi l'ho aspettato, per evitare qualunque tipo di problema» sospiro.

Lei ormai sa tutto, a grandi linee. Non gliene parlo sempre, e non le racconto fino in fondo ogni cosa. Non ce la faccio a far uscire le parole dalla bocca. È un problema che devo risolvere da sola, non voglio pesarle sempre.

«Che palle tuo padre, io continuo a dire che se Daniel ogni tanto vuole stare qui, fallo venire senza problemi» ed ecco anche perché non rivelo tutto quanto, lei già lo odia così. Cerca di consigliarmi, ma è pur sempre mio padre... giusto?

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