let it once be me

802 68 25
                                    

A tutte quelle persone che cercano l'amore e ancora non l'hanno trovato.





Quando anche l'ultimo nella sua cerchia di amici aveva finalmente trovato la sua dolce metà, Simone pensò seriamente che ci fosse qualcosa di sbagliato in lui.

Ché in 23 anni di vita, lui, non era mai riuscito a farsi amare e a condividere quei dolci momenti con qualcuno.

Inizialmente pensava avesse a che fare con la scoperta della sua omosessualità, che aveva bloccato parte della spensieratezza che si ha in adolescenza e che lo aveva fatto cadere in un limbo oscuro di pensieri e di insicurezze. Non l'essere gay in sé, che lui lo aveva accettato in, relativamente, poco tempo, ma la paura di essere considerato diverso o malato dai suoi compagni di classe, che spesso si facevano sfuggire quei tipi di commenti durante le lezioni.

Quindi passarono due anni prima che Simone potesse sentirsi abbastanza protetto in quell'ambiente per poter fare coming out. Ed effettivamente andò bene con quasi tutti, i suoi amici lo supportarono e, nonostante la notizia si diffuse velocemente in tutta la scuola, per la prima volta Simone si sentì libero.

Libero di poter essere quella persona che stava internamente reprimendo da quando aveva capito che no, lui non era il problema.
Pensava di non essere capace ad amare, di averlo ereditato dai geni da traditore patologico di suo padre, di non poter provare quelle sensazioni che provano i suoi coetanei, con le farfalle allo stomaco e la voglia matta di buttarsi addosso a quella ragazza a cui non si riesce a smettere di pensare. Ma poi, finalmente, capì che il motivo per cui non provava quelle sensazioni con Laura, la sua prima fidanzata, era proprio il fatto che a lui non piacevano le ragazze. E, per quanto sconvolgente fu quella realizzazione, non pensò di essersi mai sentito così leggero.

Così fragile ma infrangibile.

Frantumato ma integro.

Semplicemente, sé stesso.

Quando il suo cuore finalmente iniziò a battere davvero per qualcuno, lasciando che le farfalle si impossessassero del suo stomaco e lo riducessero a una poltiglia di ansie, paure e paranoie, si sentì per la prima volta davvero vivo.

Vivo di godere di quel brivido che gli percorreva la schiena ogni volta che incrociava gli occhi di quel ragazzo, Filippo, nei corridoi del Da Vinci.

Vivo purtroppo però di sentire quelle parole urlatogli addosso quando venne rifiutato in malo modo dal ragazzo.

Quei davvero pensavi fossi come te? Davvero credevi che io volessi mai avere a che fare con un deviato come te? che lo spezzarono e lo fecero diventare semplicemente un corpo senza più un'essenza.

Sembrava quasi che il vero Simone fosse stato sostituito da una versione robotica di sé stesso. La luce negli occhi che lo contraddistingueva era ormai estinta, si alzava la mattina solo perché era obbligato a farlo, usciva solo perché doveva e in ogni occasione possibile si rinchiudeva in camera sua e non parlava più con nessuno.

La sua famiglia, inconsciamente, gli diceva di smetterla di comportarsi come un bambino e di fare i capricci.

Ma quello che non sapevano è che lui in realtà si sentiva proprio come l'ultima goccia di inchiostro di una penna.

Senza speranza.

Perché avrebbe dovuto impegnarsi se tanto nessuno avrebbe mai potuto amarlo?

Perché sforzarsi invano?

Ché tanto era scritto da qualche parte, in una profezia, che lui non era amabile.

the prophecyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora