capitolo 1

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Forse è solo un modo di scherzare,
forse non pensavano di essere così incisivi,
forse non pensavano di essere così cattivi, o forse non lo erano affatto,
ma allora perché se mi fermo a pensare razionalmente un po di colpa penso vada a loro?

Non sono mai stata una persona che pensa di essere superiore agli altri, anzi il contrario. La mia vita è stata un continuo altalenarsi di momenti difficili e momenti felici, questo mi ha permesso di affrontare nel migliore dei modi, a spalle larghe, quello che accade nella vita,  le persone che ho intorno direbbero che sono forte, ma non potrebbero sbagliare di più, questo è quello che mostro agli altri, quello che si vede all'esterno, ma dentro, dove nessuno può guardare...beh, lì sono a pezzi, e forse non riuscirò mai a metterli insieme.
Sono stata fortunata ad avere una mamma ed un papà amorevoli, non mi hanno mai fatto mancare niente, e li ho sempre amati tantissimo, sono cresciuta in una famiglia normale, dove si parlava di tutto, si andava in vacanza insieme agli zii e cugini, eravamo tutti molto uniti.
Se mai dovessi pensare al periodo che ha iniziato a segnare mia vita, sicuramente, senza ombra di dubbio penso che tutto inizi all'età di dodici anni.
Scuola nuova, compagni nuovi... inizio di un incubo. Primo giorno di scuola, primo appello, il mio cognome attira tutti gli sguardi, mai successo prima, ma il mio cognome diventa motivo di presa in giro, io cado dalle nuvole, mai avrei pensato che il cognome uguale a quello delle pompe funebri della città mi avesse portato tanti problemi.
Torno a casa e appena varco la porta inizio a piangere tutte le lacrime accumulate nelle cinque ore precedenti.
Negli occhi di mia madre vedo incredulità, ma lei sminuisce l'accaduto sicura che dopo qualche giorno sarebbe finito tutto.
A sua discolpa posso dire che venticinque anni fa non si parlava di bullismo, non si conosceva neanche questo argomento.

Ritorno a scuola e nei giorni a seguire la situazione non cambia, penso che fare più attenzione al mio modo di vestire possa aiutare, ma neanche questo aiuta.
Mia madre in totale buona fede continuava a dirmi di non pensare a degli stupidi bambini, che avrei dovuto reagire, altrimenti non l'avrebbero mai finita, ma io non ci riuscivo, ero bloccata, mi sentivo sola contro una classe intera.

Non ero mai stata una bambina introversa, anzi, mi piaceva ballare, andavo a scuola di ballo, con le mie cugine avevo un bellissimo rapporto, ma poi inizio a chiudermi, a non esternare più quello che provavo, come mi sentivo.

In tutta la classe, trovo solo un'amica vera, e altre due amiche-compagne. Il resto della classe mi parla a stento.

Ho ancora impressa ben chiara nella mia mente l'immagine che non dimenticherò mai:
La professoressa mi chiama alla lavagna, io mi alzo da uno degli ultimi banchi e man mano che avanzo nella classe, alla mia destra e sinistra i compagni di classe ai quali passo di fianco toccano il ferro del banco, perché io portavo sfortuna per il mio cognome e toccare ferro allontana la sfortuna...

Non ricordo come andò quella interrogazione, ma posso dire con assoluta certezza che avevo la testa come in un pallone, concentrazione zero.

Quando torno a casa non racconto niente, ormai è inutile mamma non capirebbe, mi direbbe di reagire ed io sono stanca, devo già sopportare tanto in classe, almeno a casa voglio sgomberare la mente.

Ed ogni giorno va avanti così,  sempre uguale o sempre peggio.

Ciao a tutte, questa volta racconto una storia un po' diversa dalle altre, ma questa è una storia vera. Quello che vorrei da questa storia è che magari possa aiutare altre persone che hanno subito o subiscono quello che sta raccontando la protagonista della nostra nuova storia. Che si sentano libere di parlare e sfogarsi con chiunque intorno a loro o anche con me se posso essere utile come alla nostra protagonista, perché una cosa è certa ed indiscutibile, nessuno merita di essere trattata/o in questo modo.
Vi lascio tantissimi baci, se vi va lasciatemi tante ⭐️⭐️⭐️buonanotte... a domani con il prossimo capitolo

diario segreto di una bullizzataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora