Léa

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"Dai ci divertiremo" dice Chanel "Ti giuro che non lo incontreremo" afferma la ragazza mentendo spudoratamente.

Arthur mi aveva proposto di andare a vedere la gara dal box Ferrari e la mia migliore amica pensava che non avremmo incontrato Charles?

Mi pareva un assurdità. Ma mi sembrava ancora più paradossale il fatto che una parte di me voleva accettare istantaneamente.

Non avrei avuto troppo tempo per decidere, siccome era Domenica mattina.

La mia migliore amica era già pronta anche se la partenza da casa era prevista tra un'ora.

"Hervé..." inizio cercando una scusa per me stessa più che per il bambino.

"Gli procurerò delle cuffie, starà nel passeggino, se necessario baderò io a lui, mi ama, sono il suo zio preferito" dice Arthur con il bambino in braccio.

"Solo perché ancora non conosce Lorenzo" ridacchio.

"Eddai, è un sì?" insiste la mia amica.

Gli occhi di Charles mi avevano tormentato ed io volevo vederli ancora.

Mi sembrava di non averli fissati abbastanza intensamente.

Se fosse stata l'ultima volta che li avrei visti avrei voluto ricordarli più vividi, guardarli da più vicino e tenermeli stretti al cuore.

"Solo perché spero che Hervé prenda la strada del padre e non posso privarlo di vedere il Gran Premio dal vivo" ammetto pronunciando quelle parole con troppa sicurezza.

Non era mai successo.

Mai successo che definissi Charles come il padre di Hervé, per questo il silenzio si impossessò del salotto fino a quando Sebastian decise di interromperlo.

"Io non riesco a venire, ho promesso a mia madre che avremmo passato il pranzo assieme, magari però vi raggiungo dopo la gara" dice ricordandomi dell'impegno di cui mi aveva parlato pochi giorni prima.

"Non preoccuparti, non ti avevo invitato comunque" ribatte Arthur scontroso.

Non lo aveva invitato, ma gli aveva comunque portato un pass per il paddock. Era così confuso il ragazzo.

Seb sbuffa e mi lascia un bacio in fronte, poi si piega verso Hervé, ancora tra le braccia di suo zio, e gli lascia un bacio sulla guancia.

"Non potrò starti sempre antipatico" dice riferendosi al ragazzo della mia migliore amica, poi se ne va, uscendo da casa.

"Certo che potrà sempre starmi antipatico, lo odio in pratica" ribatte pulendo la guancia di Hervé con la manica della sua felpa.

Rido, perché mi ricorda terribilmente il fratello, poi mi congedo lasciando il piccolo tra le braccia dei suoi zii e correndo a darmi una sistemata.

Se quella sarebbe stata l'ultima volta che Charles mi avrebbe visto, volevo che mi ricordasse come una donna, fatta e finita.

-

Con le mani tremanti stringevo il passeggino mentre un miliardo di telecamere inquadravano il mio ingresso.

Gli occhiali da sole ben calati sul viso per evitare che i ricordi creassero delle lacrime troppo visibili ai social media, ma l'impatto emotivo di entrare nel paddock fu devastante.

Ma più impattante fu il mio ingresso all'interno del box Ferrari. Lasciai il passeggino all'ingresso, prendendo Hervé tra le braccia e lasciandolo poi a terra.

Aveva iniziato a compiere i primi passi, ma ancora preferiva gattonare, per questo motivo avevo optato per un jeans nero, che avrebbe faticato sporcare e poi una magliettina rossa della scuderia che Arthur gli aveva regalato e aveva insistito per fargliela indossare.

OCEAN EYES - Charles Leclerc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora