L'arte dell'amore.

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Simone aveva sempre pensato che una volta che Manuel avrebbe accettato la sua bisessualità, per loro due, sarebbe stato tutto più facile. Immaginava che i primi periodi per il maggiore sarebbe stato ancora un po' complicato farsi vedere in giro con lui come se niente fosse ma era certo che insieme avrebbero superato tutto, lui gli sarebbe stato accanto e la loro relazione sarebbe stata perfetta. In parte aveva ragione, da quando Manuel aveva accettato – con non poche difficoltà – che gli piacessero anche gli uomini era stato meno frenato nei rapporti con Simone, la consapevolezza riguardo la sua sessualità era arrivata di pari passo con quella riguardo ai sentimenti che provava per il minore e non aveva voluto perdere ulteriore tempo prima di poter stare con lui. Nonostante i forti sentimenti provati da entrambi, di comune accordo decisero di andare con calma e prendersi il loro tempo per abituarsi a quel rapporto che non sarebbe più stato solo d'amicizia, non volevano affrettare e rovinare le cose, dopo aver atteso tanto per stare insieme erano certi che prendersi ancora un po' di tempo – stando insieme però, di stare separati non ne volevano più sapere – non poteva che fare loro del bene. Dopo qualche mese di quella loro nuova realtà, fatta di appuntamenti, giornate intere passate insieme e una quantità spropositata di baci e carezze, entrambi furono d'accordo nel definirsi ufficialmente fidanzati, agli occhi degli altri lo erano già da tempo quindi era una mera formalità che, però, riscaldava il cuore di entrambi.
Se quei mesi sotto un certo punto di vista erano stati idilliaci, tutto ciò che i due avrebbero mai potuto desiderare, dall'altro erano serviti a Simone per capire che la parte più difficile della loro relazione non era affatto passata ma anzi era appena iniziata. Manuel era finalmente in pace con se stesso e con i sentimenti che provava per Simone, non aveva paura di farsi vedere in pubblico con lui e poco gli importava delle possibili critiche e Simone ne era felice, aveva sperato per tanto tempo di vederlo sereno e in pace con se stesso ma aveva anche capito la situazione non fosse affatto tutta rose e fiori.
In quei mesi Simone aveva scoperto nuovi lati di Manuel, fino a quel momento aveva conosciuto Manuel come l'amico forte e cocciuto, lo spavaldo e irriverente Manuel che gli aveva rubato il cuore e aveva riempito gli ultimi due anni della sua vita con le sue chiacchiere e le sue battute raramente divertenti. Simone aveva sempre saputo che il maggiore non fosse solo quello, aveva avuto modo di conoscere il suo lato più vulnerabile con la questione del padre, l'aveva visto spaventato per la questione di Sbarra e l'aveva visto innumerevoli volte preoccuparsi per sua madre, non immaginava però che come fidanzato avrebbe conosciuto una persona del tutto nuova. Quel Manuel che stava conoscendo ricordava solo vagamento il suo testardo e sicuro amico, il più delle volte non sapeva cosa fare o dire quando gli argomenti discostavano da quelli che trattavano anche prima, sembrava spesso incerto e più volte chiedeva a Simone se avesse sbagliato qualcosa. Manuel amava Simone e quest'ultimo non osava metterlo in dubbio, sapeva il maggiore fosse sincero ma si era anche reso conto che non l'altro non aveva la minima idea di cosa significasse avere una relazione. Una vera relazione dove a farla da padrone erano esclusivamente l'amore e il rispetto. Simone aveva vissuto tre diverse relazioni di Manuel e non ci aveva messo molto a capire che nessuna delle tre fosse esattamente una relazione sana, più volte l'aveva detto anche al più basso ma questo aveva sempre minimizzato dicendo fosse tutto normale, adesso però che stavano insieme Simone si rendeva conto che non era affatto normale e che tutto ciò aveva segnato il modo del ragazzo di approcciarsi a lui. Dopo quei mesi insieme Simone si era reso conto che Manuel non aveva la minima idea di cosa significasse essere amato e lui aveva tutte le intenzioni di insegnarglielo.

Nonostante fosse ancora inverno – era appena l'inizio di febbraio – quel giorno Roma era illuminata dai raggi dorati del sole, gli ultimi però per quel giorno dato che erano quasi le cinque di pomeriggio e il sole stava ormai tramontando, inondando di arancione la città eterna e rendendola ancora più magica del solito. Simone si aggirava tra quelle strade familiari con un piccolo sorriso stampato sulle labbra e gli occhi incantati davanti alla bellezza della natura che incontrava la sua amata città. Il suo obiettivo però era raggiungere qualcuno che, ai suoi occhi, superava di gran lunga qualsiasi tramonto e che da quattro mesi a quella parte lo rendeva infinitamente felice, tanto da fargli desiderare di passare con lui ogni singolo istante ed era stato proprio quel desiderio a spingerlo – a solo tre ore e mezza di distanza dalla fine della giornata scolastica – a dirigersi a casa sua. Manuel e Anita, infatti, erano andati via dalla villa da un po' di mesi, sia a causa della fine della relazione di Anita con Dante – anche se quei due continuavano a vedersi e loro avevano capito che fare domande non sarebbe servito a niente – sia perché Nicola aveva insistito per prendere loro una casa e così era stato, aveva anche sorpreso il figlio con un nuovo garage tutto per lui e i suoi lavoretti ed era lì che Simone si stava dirigendo.
Quando si fermò davanti alla familiare porta in alluminio con lo sticker di una motocicletta attaccato sopra per lui fu naturale sorridere, dietro quella porta si trovava l'amore della sua vita e ogni istante passato lontano da lui gli pesava come un macigno sulle spalle. Il ragazzo si tolse il casco, si diede una veloce sistemata ai capelli per poi recuperare il sacchetto viola che aveva riposto sotto alla sella del motorino e dirigersi verso l'ingresso del garage consapevole di non aver bisogno di bussare. La porta si aprì con un leggero cigolio che bastò per attirare l'attenzione dell'unico presente nel capannone e spingerlo a voltarsi verso l'ingresso.
- "Simo'." Lo chiamò, palesemente sorpreso di vederlo lì ma altrettanto felice, mentre stringeva un cacciavite in una mano e diverse macchie di grasso gli sporcavano le mani, il volto e la tuta grigia che Simone amava. "Che ci fai qua?"
Simone però ignorò la sua domanda, si limitò a coprire lo spazio che li separava, a circondargli la vita con un braccio – mentre con l'altra mano continuava a reggere il sacchetto – per attirarlo a lui e baciarlo.
- "Ciao piccolo." Lo salutò e gli diede un altro bacio a stampo. "Mi mancavi e ho deciso di passare, tutto qua." Spiegò brevemente e scrollò le spalle.
- "Se me chiamavi venivo io da te." Rispose il maggiore e poggiò il cacciavite sul suo tavolo da lavoro. "Senza che te facevi tutta 'sta strada pe' niente."
- "Avresti comunque dovuto fartela tu." Replicò Simone. "E poi tu non sei niente, io me girerei pure tutto il mondo pur di vederti anche solo un minuto." Aggiunse sincero.
Le guance di Manuel si tinsero di una leggera sfumatura di rosso e prese a mordicchiarsi il labbro inferiore, in quel momento notò la busta tra le mani del fidanzato e aggrottò la fronte confuso.
- "Cos'è?" Chiese curioso.
Simone sembrò ricordarsi solo in quel momento del sacchetto che aveva portato con lui, sorrise felice e allungò la busta verso il fidanzato.
- "Stamattina mi hai detto che avevi parecchio da fare co' le moto, conoscendoti di sicuro non hai pranzato ed eccomi qui per rimediare." Spiegò mentre guardava il ragazzo aprire la busta e tirare fuori il vassoio della rosticceria. "È qui che fanno le tue pizze al taglio preferite, no?" Chiese retorico sorridendo, sapeva benissimo fosse quello il posto e sapeva benissimo anche quali fossero le sue pizze preferite ed erano tutte presenti sul vassoio.
Sul volto di Manuel era presente un'espressione a dir poco sorpresa, guardava quel vassoio come se fosse oro e subito dopo guardò Simone come se fosse la cosa più preziosa del mondo e, in fondo, per lui lo era.
- "Ma non dovevi disturbarti tanto." Sussurrò Manuel. "Sei già venuto fino a qua, nun dovevi prima anna pure 'n rosticceria."
Simone sospirò pesantemente e fece qualche passo in direzione del fidanzato.
- "Manu." Lo chiamò dolcemente. "Per me non è mai un disturbo fare qualcosa per te." Gli disse e allungò una mano sulla guancia del fidanzato per accarezzarla. "Io farei di tutto per te." Aggiunse. "E smettila di credere di non meritartelo perché non è così." Continuò. "Tu meriti il mondo, piccolo."
Manuel era colpito dalle parole del ragazzo, l'ombra di un sorriso era evidente sul suo viso ma sembrava non essere certo della veridicità di quanto aveva appena sentito. Sapeva Simone fosse davvero disposto a dargli tutto ciò che voleva ma lui lo meritava?
- "Dovrei esse' io però a darti tutto quello che ti meriti."
- "E perché dovresti essere tu?"
- "Perché ti amo."
- "E io invece non ti amo?" Simone inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto.
- "No." Rispose Manuel. "Cioè sì, cioè nun è quello che intendevo." Si affrettò a correggersi il ragazzo. "Cioè certo che mi ami, nun c'ho dubbi su questo." Disse. "Però tu hai già fatto tanto pe' me, so' io quello che t'ha fatto pena' pe' sta' 'nsieme, t'ho fatto soffrire tantissime volte ed è giusto adesso sia io a fa' de tutto pe' te per renderti felice." Concluse e abbassò lo sguardo sulle sue scarpe nere che usava solo per stare in garage.
Simone sentì una stretta al cuore nel sentirlo parlare in quel modo, non riusciva nemmeno a immaginare quanto si sentisse colpevole per arrivare a pensare qualcosa di simile e cosa avesse vissuto prima per credere di dover essere il solo a dare tutto in una relazione senza mai ricevere niente in cambio. Ai suoi occhi Manuel era la persona più preziosa del mondo e meritava di ricevere tutto l'amore possibile e anche di più. Il ragazzo prese il vassoio dalle mani del fidanzato, lo spostò sul tavolo dietro di loro e circondò la vita del ragazzo con entrambe braccia per attirarlo a lui.
- "Manuel." Lo chiamò ma non ottenne risposta. "Piccolo, guardami per favore." A quel punto, seppur un po' riluttante, il maggiore alzò lo sguardo su di lui. "Tutto ciò di cui parli appartiene al passato, non mi hai mai fatto soffrire perché questo era il tuo scopo ma perché avevi paura, stavi solo trovando il modo di conoscere te stesso e va bene così, ognuno ha i suoi tempi, non dovevo pressarti come ho fatto in più occasioni." Disse. "Però se oggi siamo qui è perché ci siamo lasciati tutto alle spalle, io voglio stare con te e tu con me, no? – Manuel annuì debolmente – Non devi sentirti in colpa, non ne hai motivo, e soprattutto non hai motivo di credere che non meriti niente di tutto questo. Tu meriti tutto l'amore del mondo, piccolo, e io voglio dartelo." Continuò. "Non so chi ti ha convinto di essere l'unico a dover dare tutto in una relazione ma è totalmente falso, in una relazione entrambe le persone devono dare ed avere allo stesso modo e io voglio tu abbia tutto. A me piace prendermi cura di te e continuerò a farlo quindi sarà meglio che ti abitui, mh?"
- "Ma-"
- "Niente ma." Lo zittì Simone mentre, lentamente, disegnava cerchi invisibili sui fianchi del fidanzato con le dita. "Meriti il mondo, piccolo, e chiunque ti abbia convinto del contrario si sbagliava di grosso. Se c'è qualcuno a questo mondo che merita amore sei tu." Disse. "E voglio essere io a dartelo."
Simone giurò di aver visto gli occhi di Manuel diventare lucidi ma il ragazzo subito scosse la testa e chiuse gli occhi per ricacciare indietro le lacrime. Manuel, però, si alzò leggermente sulle punte e allacciò le braccia al collo del fidanzato.
- "Io nun so davvero che ho fatto pe' meritarmi te nella vita mia." Disse il maggiore felice. "Quanno me guardi me fai sentire importante, me sembra de vale' qualcosa."
- "Tu vali tantissimo, Manu." Replicò prontamente il più alto. "E, ti prego, smettila di pensare il contrario." Sussurrò. "E se proprio non riesci a pensare il contrario parlane con me, ci penso io a dirti quanto vali." Aggiunse. "Vorrei riuscissi a vederti come ti vedo io per farti capire quanto sei speciale."
Manuel gli diede un leggero bacio a stampo e sorrise.
- "Sì, so' proprio fortunato ad averti." Disse, felice come non lo era mai stato prima in vita sua. "Però devi capi' che tutto questo pe' me è nuovo, fino ad ora solo mi' madre s'è presa cura di me mentre tutti gli altri m'hanno convinto che nun valesse 'a pena fa' qualcosa de carino pe' me. È sempre stato più facile esse' io quello che se prende cura degli altri, adesso mi sembra strano avere qualcuno che si interessa a me, che pensa a me e si prende cura de me." Aggiunse. "È tutto nuovo per me, è pure un po' strano, nun so nemmeno se faccio bene a sentirmi bene, Ho paura de abituarmi perché se poi te dovessi perde' non saprei più che cosa fare." Confessò il ragazzo.
Simone, notando che l'altro iniziava a stancarsi a stare alzato sulle punte, lo prese di peso e lo fece sedere sul tavolo alle loro spalle, stando però ben attento a non schiacciare il vassoio con il cibo e a non farlo sedere sui suoi attrezzi per non fargli del male.
- "Tu non mi perderai." Disse convinto. "E non devi aver paura di abituarti alle cose belle, te le meriti Manu e non mi stancherò mai di ripetertelo." Aggiunse.
Manuel, dopo essersi sistemato meglio sul tavolo e fatto spazio al fidanzato tra le proprie gambe, allacciò nuovamente le braccia al collo del minore e gli baciò la punta del naso.
- "Grazie." Disse soltanto. "Per tutto." Aggiunse. "Ti amo."
In quei mesi si erano più volte detti di amarsi eppure ogni volta che Manuel pronunciava quelle parole Simone sentiva il cuore battere all'impazzata e lo stomaco accartocciarsi su se stesso per l'emozione. Aveva atteso per così tanto tempo di sentirsi dire quelle parole che quasi stentava a credere fossero ormai realtà. Manuel lo amava e non aveva più paura di dirglielo.
- "Ti amo anch'io." Rispose Simone e lo attirò contro il suo petto. "E ti prometto che mi prenderò per sempre cura di te."

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