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Osservarti mentre dormi è la parte più bella della mia giornata.

Quella notte Sophie non dormì molto. Continuava a rigirarsi nel letto, con mille pensieri per la testa, e nessuno di questi era positivo. L'intera situazione le generava un'ansia talmente forte da farle torcere continuamente lo stomaco. Era incredula di come il tutto fosse degenerato così velocemente. Un gelo talmente pungente da penetrarle nella pelle avvolgeva la stanza. Si rese conto che quel gelo così doloroso non era freddo, ma paura.

Sophie si sentiva osservata. Riusciva ad avvertire un groppo in gola, il quale non se ne andava neanche quando deglutiva. Si sedette e schiacciò l'interruttore della luce di fianco al suo letto. Squadrò impaurita ogni angolo della sua cameretta, dalla tazza di tè ormai freddo sul suo comodino alla vecchia porta di legno chiusa a chiave.

 Non c'era nessuno nella sua stanza.

La sua mente le stava facendo brutti scherzi. Il suo stalker aveva ormai mandato il suo cervello in modalità panico e sapeva che non sarebbe riuscita a rilassarsi finché quella storia non fosse finita. 

Proprio nel momento in cui stava per spegnere la luce Sophie un rumore leggero raggiunse le sue orecchie. Un fruscio, quasi impercettibile, proveniente dalla cucina. La paura si insidiò nelle sue viscere e la paralizzò.

Pensò per alcuni secondi infiniti sul da farsi. Magari era stata solo la sua immaginazione a prendersi gioco di lei, oppure il suo stalker era davvero dentro casa sua.

Mentre il ticchettio dell'orologio segnava i secondi che passavano, Sophie prese il suo cellullare e senza pensare digitò il numero di Ezra. Stava per premere l'ultimo tasto e chiamarlo, quando scosse la testa.

Era un'idea stupida. Le sue erano solo paranoie, non poteva svegliare una persona alle quattro del mattino perché pensava di aver sentito un fruscio. Sapeva benissimo che il suo stalker era entrato più volte a casa sua, con i bigliettini che costituivano una prova schiacciante, ma aveva sempre ignorato la questione. Il fatto che lei fosse sempre addormentata quando lui si introduceva a casa sua, la aiutava a credere che il tutto non fosse reale. Non era una cosa psicologicamente sana, ne era a conoscenza, ma in qualche modo la sua mente cercava di farla evadere da quella prigione mentale che il suo stalker stava delicatamente tessendo. 

Rimase in attesa, con le orecchie tese, pronta a captare qualsiasi rumore che potesse darle l'indizio della presenza di un estraneo a casa sua, ma nulla, nessun'altro suono fu udibile.

Tirò un sospiro di sollievo, ma una forte inquietudine continuava a pesarle sul petto come un macigno.

Spense la luce e con enorme fatica tornò a dormire.

***

Quando si svegliò, Sophie si rese conto subito di non stare per nulla bene. Si alzò dal letto e le girò subito la testa. Aveva i brividi di freddo e il naso tappato. Si provò la febbre, ne sbuffò quando vide apparire 38.7 sul termometro. Quel giorno aveva in programma di andare all'università per seguire le lezioni, per poi fermarsi in biblioteca a studiare. A quanto pare, doveva rimandare.

Stanca si buttò sul letto, accucciandosi avvolta nelle coperte. Si stava per riaddormentare, avvolta dal calore delle coperte, quando avvertì il suono che ormai temeva di più. Lo riconosceva subito, gli aveva messo una suoneria personalizzata per capire quando era lui a scriverle e prepararsi subito psicologicamente.

Din din.

Cercò di ignorarlo e richiuse gli occhi provando ad addormentarsi, ma arrivò un'altra notifica.

Din din.

Sbuffò e, forse era a causa della febbre, ma si sentiva più irritata che impaurita al momento.

Prese il telefono e cliccò sulla notifica.

Non sei ancora uscita di casa, non vai all'università oggi?

Stai bene?

Assurdo, pensò Sophie, decisamente assurdo. Si comportava come se fosse un suo amico e la cosa la frustrava più di quanto avrebbe voluto ammettere.

Lasciò il visualizzato e si rigirò nel letto per tornare a dormire. Con gli occhi chiusi, provò a concentrarsi sul calore del suo piumone piuttosto che sul dolore alle ossa causato dalla febbre e, proprio mentre stava per assopirsi, il suo cellulare squillò di nuovo. Con i nervi a fior di pelle afferrò il telefono e rispose. Non aveva bisogno di guardare chi la stesse chiamando, lo sapeva benissimo. 

<<Ho la febbre, lasciami stare almeno per oggi, grazie>> disse in maniera secca. 

Il suo stalker rimase in silenzio. Sophie aspettò per qualche secondo, ma lui non le rispose, allora, scocciata, mise giù. Decise di mettere il telefono in modalità silenziosa e, troppo provata anche solo per pensare, si addormentò subito.

                                                                                                 ***

Ezra era nel suo ufficio. La pila di scartoffie continuava ad aumentare sulla sua scrivania, ma al momento aveva cose più importanti da fare. Dal suo computer riusciva a vedere ogni angolo della casa di Sophie. Lei era convinta di essere riuscita a liberarsi dal suo sguardo intrusivo rompendo il portatile, ma non sapeva quanto quel suo pensiero fosse lontano dalla realtà.

La telecamera puntata verso il suo letto la ritraeva mentre dormiva. Il suo viso angelico era appoggiato lateralmente sul cuscino, mentre i suoi morbidi capelli castani andavano in tutte le direzioni possibili. 

Ezra adorava osservarla nei momenti più vulnerabili. Era una cosa malata e ne era perfettamente consapevole, ma al tempo stesso non riusciva a fermarsi. 

Non aveva mai provato per nessun'altra ciò che provava per Sophie. La sua era un'ossessione mista con adorazione, talmente forte da farlo sentire come un drogato.

Osservarla, in qualche maniera inspiegabile, lo mandava in uno stato di euforia al quale era difficile rinunciare. Sapeva bene che lei, però iniziava ad essere stanca di quella situazione. Diventava sempre più coraggiosa nei suoi confronti, arrivando anche a sfidarlo e se da una parte quel suo atteggiamento lo divertiva, dall'altro lato stava diventando un ostacolo per i suoi piani.

Pensò a come lei gli aveva risposto prima quando l'aveva chiamata, e una forte rabbia si insinuò in lui. Lui era solo preoccupato per lei, perché non riusciva a capirlo? Lui voleva solo amarla, ma lei sembrava fare di tutto per rendergli quel semplice compito impossibile.

Posò una mano sullo schermo dove appariva il suo viso, come se così riuscisse ad accarezzarla. 

Avrebbe esaudito la sua richiesta, per quel giorno l'avrebbe lasciata stare. Non stava bene ed aveva bisogno di riposarsi. Sophie non se ne rendeva conto, ma era una persona estremamente abitudinaria. Quando quella mattina non l'aveva vista uscire di casa alle otto spaccate come ogni mercoledì, si era preoccupato. 

Spense il computer e osservando la busta con dentro i numerosi bigliettini che Sophie gli aveva dato come prove dell'esistenza del suo stalker, si rese conto che il momento tanto atteso stava per arrivare. Doveva agire al più presto, non ci sarebbe voluto molto tempo affinché lei avesse capito che in realtà il famigerato stalker era lui, Ezra Madden.

Mancava poco e l'avrebbe fatta sua.

Ciao a tutti!

Scusate il ritardo con l'aggiornamento, ma sono stata parecchio impegnata!

Fatemi sapere cosa ne pensate della storia lasciando un commento e una stellina se vi va!

Al prossimo capitolo!

Black Widow D

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 25 ⏰

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