Era una fresca mattina d'estate.
Era una domenica più precisamente, e faceva freschetto perché avevo l'abitudine di dormire con le finestre aperte e le persiane socchiuse.
Era luglio, uno dei mesi che ho sempre odiato, quest'anno nel mio calendario non era incluso come mese, ma com'è stato mentale.
Luglio: 31 giorni di scosse di assestamento nella testa per riordinare i pensieri nel cassetto della scuola, 31 giorni di pura merda in cinque parole.
Ero finalmente uscita dalle scuole superiori, con il mio non molto degno 71, numero che ho iniziato ad odiare, ricevendo anche dei complimenti dai professori come
"mi è piaciuta tantissima la tua presentazione,
71 è un buon voto!".
No, non era un buon voto.
La mia idea era da 80 almeno, però come sempre o mi autosaboto o lo fanno gli altri.
Mi serviva molto di più e mi serviva capire che università scegliere.
Non mi ero preparata per nessun test di ammissione nei mesi precedenti, perchè non sapevo cosa volevo fare esattamente.
Stavo dormendo nel mio comodissimo letto nella mia casa a Milano, ricoperta di miliardi di cuscini e coperte, l'unica cosa che mi faceva sentire al sicuro più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Dormivo ricoperta di cuscini perché mi andava, ero fatta così e avrei continuato a dormire con tutti quei cuscini, continuando a subirmi le lamentele di mia madre per il disordine.
I raggi di sole tiepidi filtravano a malapena dalle persiane grigie della mia camera, che venivano deviati sul pavimento che veniva rigato da fasci di luce, e si sentivano cinguettare gli uccelli ininterrottamente.
Continuavano, sembravano farlo apposta.
Non so perché solo oggi avevano attaccato a cinguettare così rumorosamente.
Dopo qualche minuto che passai a fissare il soffitto decisi di alzarmi dieci minuti prima che la sveglia iniziasse a suonare,odiavo tremendamente essere svegliata bruscamente.
Mi alzai, facendo cadere una marea di cuscini e le cuffie attaccate al cellulare, che quando cadde sul pavimento provocò un tonfo e sbuffai raccogliendo da terra tutto quel casino.
E stranamente non mi fiondai preoccupata a controllare se lo schermo era intatto perchè troppo assonnata e infastidita.
Mi infilai le calze nere che avevo buttato la sera prima sul pavimento vicino al letto e trascinai i piedi sul parquet verso la finestra,aprì leggermente le persiane facendo filtrare un po' più di luce, che mi colpì dritta in faccia facendomi chiudere gli occhi, chiusi la finestra e il cinguettio degli uccelli che sembrava provenire da degli amplificatori adesso era ovattato.
Poco dopo sbadigliai stropicciandomi gli occhi e mi sciolsi i capelli neri legati in una coda di cavallo, poi mi avviai verso le scale per andare a fare colazione, pensando che mia madre, Victoria, e mia sorella Cassandra, stessero ancora dormendo.
Non facevo mai colazione,quella sensazione di nausea prendeva possesso del mio stomaco e così automaticamente anche tutto il resto del corpo,ma oggi ero particolarmente felice e avevo fame.
Varcai la porta della cucina e trovai mia madre in pigiama con i capelli tutti spettinati, seduta vicino al frigo ricoperto di calamite colorate comprate durante tutti i nostri viaggi, con il telefono di casa in mano, che fissava un punto impreciso del pavimento.
La guardai e aveva il viso stanco, distrutto, come se la vecchia mamma fosse ritornata in una notte.
Aveva alcune ciocche di capelli scompigliati che le ricadevano sulla fronte'Vedrai che andrà tutto bene.
Larissa,ripetitelo.
Andrà tutto bene,tu stai bene.'Non capivo,e quella sensazione sotto pelle che tutto sarebbe iniziato ad andare a rotoli era persistente come il prurito che ti causava una puntura di zanzara.
Esitai un attimo ma decisi di chiederle che cosa ci faceva sveglia alle 6:45 del mattino seduta per terra a fissare il vuoto,sembrava così stanca forse non era riuscita a riposare
«Buongiorno mommy,come mai sei sveglia a quest'ora?»,
le chiesi sorridendo e poggiai una mano sul braccio,ma capivo che era successo qualcosa di grave da come non reagiva al mio tocco.
La alzai in piedi e continuò ad essere un fantasma.
Poco dopo mentre socchiusi le mie labbra per parlare di nuovo,puntò i suoi bellissimi occhi color cielo verso di me,con un'espressione indecifrabile e con un sussurro,come se qualcuno non dovesse sentirlo,mi disse
«Ho ricevuto una chiama da San Diego».
continuavo a non capire il suo comportamento,ma la voce era instabile
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LITTLE BACKPACK
ChickLitQuesta è la parte più importante,perché ti spinge ad aprire la storia e ad iniziare a leggerla. Non posso descrivere esattamente a grandi linee cosa succederà in questa storia,ma c'è tutta me stessa tra queste righe. Se dovessi parlare dei personagg...