ℙ𝕣𝕠𝕝𝕠𝕘𝕠

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[Prologo]
La storia inizialmente sarà narrata dal protagonista menzionato nella descrizione, ma il punto di vista potrà variare man mano che la storia prosegue, in tal caso verrà segnalato all'inizio del capitolo.

Seduto sul tetto di quel furgone abbandonato in mezzo all'autostrada, mangiavo una scatoletta di pollo in scatola. Aveva un sapore strano, forse era andata a male, ma non avendo toccato cibo da giorni la cosa mi importava ben poco affinché mi mantenesse in vita. Stando chiuso in un furgone e uscendo a stento, la mia riserva di cibo iniziava a scarseggiare; sapevo benissimo che prima o poi sarei dovuto uscire a cercarne altro per sopravvivere, ma l'idea mi terrorizzava. Ero disarmato, minuto e solo. Non che prima dell'apocalisse non lo fossi, ma non lo ero così tanto.

Avevo il mio migliore amico, Ned. Siamo cresciuti insieme, lui c'era quando i miei mi privavano delle mie passioni (come l'arte, mi sequestravano i materiali come i pennelli e le tempere perché mi "distraevano dal mio futuro da dottore") o quando qualcuno mi prendeva in giro a scuola per i miei capelli (rigorosamente rosso fuoco, tinti. Normalmente sono castani. Soprattutto in questo periodo...), per la mia statura o per il mio fisico. Ho attualmente 22 anni, sono alto 1,80 perché sono cresciuto negli ultimi due anni, ma alle superiori non arrivavo nemmeno al metro e 70, il ché era una statura relativamente imbarazzante per quell'età...almeno per dei ragazzini in età pubertà-adolescenziale.
Ad ogni modo, Ned era l'unico che non mi facesse sentire completamente solo, ma proprio nei primi tempi dell'apocalisse lo persi. Era stato infettato a causa di un morso ed è stato portato via dai medici dedicati a questa "malattia" prima ancora che potessi dirgli addio. Non lo vedo da allora. Non so nemmeno se è vivo, a questo punto, e un tempo non avrei mai smesso di sperarci, ma la speranza è morta insieme a tre quarti di popolazione (o l'intera popolazione, da quanto ne so io.)

A seguirlo ci furono i miei genitori, loro si ammalarono poche settimane dopo la sua sparizione. Quando vieni infettato - ad esempio a causa di un graffio, o della semplice febbre - soffri ancora di più rispetto al morso vero e proprio. È una morte sicura e lenta, senza alcun rimedio come medicine o anestetici. Prima colpisce la tua pelle, diventa pallida man mano che l'infezione si espande per il corpo, poi gli occhi, questi prendono un colorito sempre più chiaro, fino a diventare bianco (la perdita della vista è inevitabile), inizi a perdere i capelli, inizi a tossire sangue e infine diventi sempre più debole, fino a non riuscire più ad alzarti dal letto.
I miei genitori sono morti pochi mesi fa, davanti ai miei occhi. Senza che io potessi farci qualcosa a riguardo. Ero inutile, ero impotente...

Ero solo.

//𝙰'𝚜𝙽//

Sono mesi che penso a questa storia, mi sono finalmente deciso a pubblicarla.

Innanzitutto voglio dire che alcune informazioni sugli "zombie" sono prese dalla serie "The walking dead" (alla fine sono informazioni globali, ma le conosco grazie a quella) che vi consiglio vivamente. Poi, i personaggi nella storia sono originali e fanno parte di un altro mio libro, molto più pensato e complesso, che ho intenzione di scrivere in futuro e che è condiviso con un mio caro amico ( -CrazyEil ) , difatti metà dei personaggi sono suoi. Ovviamente vi dirò chi mi appartiene e chi no, ad esempio Red l'ho creato io.

In questo prologo lo avete conosciuto, l'ho chiamato protagonista ma in realtà in futuro questo titolo lo perderà un pochino.

Sto parlando come se avessi effettivamente un pubblico...
Dai, vi giuro che sono simpatico.

[Frequenza degli aggiornamenti ancora da definire]
-Sky

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