ℂ𝕙𝕒𝕡𝕥𝕖𝕣 𝟙

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[Chapter 1]

Finito il pollo in scatola, lo riposi nella borsa che portavo sempre con me e tornai a guardare il paesaggio che mi si presentava davanti: come avevo già detto in precedenza mi trovavo nel mezzo di un'autostrada, in giro c'erano delle macchine abbandonate, alcune quasi intatte ed altre rigate, sporche di sangue e coi vetri rotti. Il posto era lontano dalla città di qualche chilometro, quindi non era nemmeno tanto affollato. I vaganti che a volte si facevano vedere nemmeno mi notavano dato che rimanevo all'interno del mio veicolo per la maggior parte del tempo; i momenti più tranquilli erano dalle prime ore del mattino fino a tardo pomeriggio, insomma, fino al calare del sole. La notte invece era più movimentata, dall'interno del furgone potevo sentire i versi degli zombie: sono forti, sembrano quasi lamentele sofferenti, come se ci fosse ancora una piccola parte umana in loro che implora la fine di quel tormento. Non li biasimerei, i vaganti non se la passano bene, tutto in base alla loro morte: molti hanno delle parti di corpo mancanti, altri sono totalmente divorati ed altri invece sono semplicemente putrefatti e zoppicanti; non era insolito che per strada si trovassero organi o interi arti che i morti perdevano mentre camminano senza una meta. 

Mentre stavo analizzando quel paesaggio ormai ritenuto un po' casa mia, sentii alle mie spalle i versi di non uno ma più zombie, cosa che mi fece sobbalzare e girare all'istante; ne contai tre, uno di loro un bambino. I più alti li indentificai come genitori: non avevano alcun morso visibile lungo il corpo, i vestiti erano sporchi di fango e sangue putrefatto, i capelli sporchi e pochi, zoppicavano e avanzavano verso la mia posizione. Con loro, come avevo detto, c'era un bambino a cui non avrei dato più di cinque anni: a differenza dei genitori il piccolo sembrava esser stato divorato da loro stessi, il suo stomaco era completamente scavato fino all'osso, aveva inoltre un grande morso sulla parte destra della testa e uno sulla spalla, dato così a fondo da farglielo penzolare lungo il fianco, legato al corpo soltanto dall'osso (anch'esso sull'orlo di abbandonarlo). Sentì una fitta al cuore a quella vista... Le ipotesi erano molte, la prima che mi balenò in testa fu che i genitori, malati del virus, fossero morti prima ancora di poter mettere il figlio al sicuro, e questo, ancora troppo ingenuo per capire quello che stesse accadendo nel mondo, fosse andato incontro a loro preoccupato, andando quindi incontro anche alla sua morte. Dovetti scacciare quel brutto sentimento di tristezza, poiché i morti si stavano avvicinando troppo; saltai giù dal furgone e mi precipitai sul retro, dove c'era la porta per entrare. La tirai sù a fatica - il veicolo è vecchio, quasi cade a pezzi - ,mi intrufolai dentro prima che mi potessero raggiungere e proprio quando il bambino stava allungando la mano verso di me chiusi nuovamente la porta, sentendo un botto che collegai ai vaganti che sbattevano contro il metallo. Mi alzai e mi misi in punta di piedi per poter vedere dalla finestra - ovviamente protetta da delle sbarre - del furgone, e diedi uno sguardo alla famiglia. I genitori stavano sbattendo contro le porte con forza, mentre il bambino sembrava disperso. Con un occhio più attento lo vidi, schiacciato contro il metallo dai propri genitori, ormai nemmeno si muoveva più. 
Sentii di nuovo quella fitta e mi girai velocemente verso l'interno della mia "casa", provando anche a cacciare indietro le lacrime senza successo; mi passai la manica della maglietta sotto gli occhi e mi asciugai il viso, poi mi andai a sedere sul letto e accesi una candela che ormai, a forza di usarla, stava perdendo completamente la sua forma iniziale. Il retro del furgone era estremamente piccolo, avevo posizionato una coperta sul pavimento per renderlo più confortevole e igienico, l'avevo presa insieme ad un'altra che usavo per l'inverno da casa mia, ormai abbandonata dalla morte dei miei genitori. Avevo fatto un muretto con le scatole di cibo in un angolo, ormai divenuto davvero piccolo, e dall'altra parte c'era il mio zaino, contenente qualche capo di abbigliamento e i medicinali, in questo periodo ammalarsi equivaleva alla morte certa. Con me avevo delle bottiglie d'acqua che riempivo ad un laghetto nei dintorni ogni tot di giorni, proprio quando ero sull'orlo di morire dissetato. Ero terrorizzato dallo stare troppo all'aperto, esposto a qualsiasi possibile morte, ma a volte era necessario in situazioni come, per l'appunto, l'acqua o lavarmi (dovete prendere quest'ultimo con le pinze, non potendo lavare i vestiti e dovendomi lavare in acque sporche senza nemmeno un asciugamano pulito i miei bagni non duravano più di 5 minuti e comprendevano un risciacquo del viso e delle mani). 

Mi stesi nel "letto" e mi portai le mani alle orecchie nell'intento di coprire il suono dei versi e dei colpi dei vaganti al di fuori del mio rifugio, pensai addirittura di dormire per dimenticare la situazione in cui ero io e il resto del mondo, ma non riuscii nemmeno a tenere gli occhi chiusi per più di dieci secondi. Mentre guardavo il muro, iniziai a sentire altri versi che si avvicinavano e raggiungevano gli zombie alla mia porta, e a quel punto mi accorsi che forse, quel posto, non era del tutto sicuro come credevo. 

//𝙰'𝚜𝙽//

Finalmente il primo capitolo mi verrebbe da dire...
Oggi approfondiamo più il mondo durante l'apocalisse e l'aspetto dei vaganti! Si, lo so, le mie descrizioni non sono come quelle di Manzoni, ma ehy. Accontentiamoci, no?

Il povero Red è tutto solo e si è trovato in una situazione decisamente sgradevole, ma nonostante questo il suo buon animo non sparisce. 
Vedremo come gestirà la situazione...

(Le immagini non ritraggono la situazione vera e propria dove il protagonista si trova purtroppo, nonostante le mie continue ricerche non ho trovato nulla che si attenesse precisamente alla mia immaginazione. Ci accontentiamo di immagini che si avvicinino vagamente...)

-Sky

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 16 ⏰

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