𝑭𝒐𝒓𝒆𝒗𝒆𝒓 𝑾𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓
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«Conosco [Y/n] da quando sono piccolo, abbiamo passato tutta l'infanzia insieme. Lei era sempre stata una ragazza allegra, che non perdeva mai il sorriso. Ma ora so che tutti quei sorrisi che mi riservava erano finti. Ora mi ritrovo qui, a parlare al suo funerale, e non avrei mai pensato di farlo, perché credevo non se ne sarebbe mai andata. Per me era una costante, qualcosa che davo per scontato.
Noi ci siamo lasciati qualche tempo fa, ma continuo a volerle bene, anche se non nel modo in cui avrebbe voluto lei. E avvolte mi chiedo se in piccola parte sia anche colpa mia, averla lasciata in un periodo in cui aveva bisogno del mio supporto era stata la decisione più stupida che abbia mai fatto.
Oggi siamo tutti qui per ricordare quella ragazza che ci ha lasciati troppo presto, che era troppo giovane per sapere che sarebbe andata meglio. Io...»Marcel si coprì gli occhi, la voce tremante. Si voltò, nascondendosi dagli occhi di tutte le persone di quella piccola città, che erano venute a salutare una ragazza che nemmeno avevano mai conosciuto.
C'era pure il telegiornale a registrare tutto.
Era tutto ridicolo.Quel vestito nero gli stava stretto, si sentiva soffocare dentro la camicia.
Voleva andarsene, lasciare tutti lì a compiacere il loro egocentrismo, e rintanarsi in un angolo e piangere.Non aveva mai pensato che sarebbe finita così.
Pensava che sarebbe riuscita a superarla, a trovare qualcuno che l'avrebbe fatta sentire apprezzata e amata nel modo che meritava.Marcel cercò di darsi un contegno, volendo finire il suo discorso.
Non si sarebbe fatto vedere così davanti ad una folla simile.
Diede uno sguardo alla foto della ragazza, stampata sulla grande tela che lo affiancava.«Io la ringrazio, perché mi ha sempre reso felice e non mi ha mai fatto sentire sbagliato in alcun modo. Che riposi in pace, dopo tutto quello che ha passato se lo merita.»
Marcel venne invaso dal flash delle telecamere, e abbagliato dalla luce sgattaiolò via dal palco.
Si allontanò dalla folla, passando in mezzo alle tombe, che sembravano guardarlo. Voltò un angolo, nascondendosi dietro ad un muro.
Controllò di non essere stato seguito, e quando non vide nessuno si lasciò cadere a terra.Appoggiato contro il muro di pietra, Marcel guardò il cielo con gli occhi spalancati. Strinse i pugni, serrando tra le dita i ciuffi d'erba, strappandoli senza sforzo.
Chiuse gli occhi, tirando la testa indietro, venendo a contatto con il muro ruvido.«Vattene, c'ero prima io.»
Marcel si voltò, scorgendo la figura di suo fratello poco lontano da lui, nascosto nell'ombra. Era vestito di nero, con una bottiglia di birra in mano. Aveva i capelli stranamente scompigliati, e gli occhi cerchiati dalle occhiaie, rossi dal pianto.
«Dove l'hai presa quella? Non puoi bere.» disse Marcel, lanciandogli un'occhiata severa.
Era pur sempre suo fratello, si sentiva in dovere di non fargli fare delle cavolate.«Papà ne ha alcune in frigo, le usa quando abbiamo ospiti. Non noterà se ne manca una.»
Porco guardava davanti a sé con un'espressione vuota, cercando di sembrare il meno distrutto possibile.
Marcel si avvicinò di più a lui, sedendosi al suo fianco, spalla contro spalla.«Pensavo che la odiassi.»
«Quando tu l'hai lasciata sono stato io quello che l'ha aiutata a rimettersi in piedi. Anche se non credo di aver fatto un buon lavoro.»
Si alzò il silenzio, troppo doloroso per essere spezzato.
Entrambi avevano paura di dire la cosa sbagliata, di dire qualcosa di cui se ne sarebbe pentiti in futuro.
Non volevano lasciarsi guidare dalle emozioni solo per allontanarsi.«Io non dovevo lasciarla sola...» confessò Marcel, stringendo le mani in due pugni.
«Ma l'hai fatto.»
Il castano lanciò un'occhiataccia al fratello, trovandolo con le braccia appoggiate sulle ginocchia, la birra a metà. «Ero confuso, avevo scambiato il bene che provavo per lei come amore.»
«L'hai fatto per due anni? Mi sembra un periodo abbastanza lungo.»
Marcel strinse i denti, sapendo esattamente di essere colpevole. Non poteva negare, era davvero colpa sua.
«Ma non volevo la sua morte.»
«Non mettermi parole in bocca che non ho detto. Credo semplicemente che avresti potuto aspettare a lasciarla, da vero amico. Anche se ormai è troppo tardi, i rimorsi non la riporteranno indietro.»
Porco abbassò lo sguardo, prendendo poi un'altro sorso della sua birra, finendola tutta d'un fiato.
Il fratello rimase a guardarlo con uno sguardo deluso e preoccupato.«Non diventare come suo padre, non voglio perdere anche te.»
«Ma che idiozie dici? Non sono come quel verme, e non lo sarò mai.»
Porco si alzò, tenendo le spalle rigide. Il peso di essere in vita sembrava più grande di quello che pensasse.
Lei doveva essere qui, lui avrebbe barattato la sua anima se fosse necessario a farla tornare.«Non sprecherò la mia vita.»
Perché lui era fortunato ad averla ancora.
Non riusciva a togliersi le brutte sensazioni di dosso, la rabbia e il dolore sarebbero rimaste per sempre, ma lui aveva intenzione di vivere anche per lei.
Avrebbe continuato a scriverle e non l'avrebbe dimenticata.Marcel si alzò dal terreno, tenendo lo sguardo puntato verso quello del fratello, poi fece una cosa che non faceva da tempo.
Lo abbracciò.
Lo strinse a se più forte che poteva, aggrappandosi ai suoi vestiti in una presa disperata.«Ti voglio bene.»
Porco rimase sorpreso in un primo secondo, poi, ascoltando le parole del fratello, strinse le labbra.
Alzò le braccia, ricambiando quell'abbraccio che serviva a tenerli in piedi.
Il biondo poggiò la testa sulla sua spalla, bagnando di lacrime amare la sua giacca.«Mi manca.»
«Anche a me.»
Ci fu un attimo di silenzio, dove i fratelli riuscirono solo a sentire i battiti dei loro cuori contro i loro petti.
Erano così stanchi.La consapevolezza che la vita era qualcosa di effimero, così facile da spezzare, aveva colpito entrambi nel modo peggiore possibile.
«Ti voglio bene anche io.»
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𝓢𝓮𝓬𝓻𝓮𝓽 𝓓𝓲𝓪𝓻𝔂 | 𝑃𝑜𝑟𝑐𝑜 𝐺𝑎𝑙𝑙𝑖𝑎𝑟𝑑
Fanfiction𝑈𝑛𝑎 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑎 𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎 𝑛𝑎𝑡𝑎 𝑑𝑎 𝑢𝑛𝑎 𝑜𝑛𝑒 𝑠ℎ𝑜𝑡 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑜 𝑠𝑐𝑟𝑖𝑡𝑡𝑜 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑓𝑎. 𝑁𝑜𝑛 𝑐'𝑒́ 𝑛𝑖𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑝𝑖𝑢 𝑑𝑜𝑙𝑜𝑟𝑜𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐𝑢𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑟𝑜. 𝑃𝑜𝑟𝑐𝑜 𝑥 𝐹𝑒𝑚...