Capitolo 1: calma apparente

25 2 0
                                    

Ho ancora vivido il ricordo delle atrocità avvenute ad Harukaze quella calda settimana di maggio, ma partiamo con ordine. Al tempo avevo solamente 21 anni, ed ero nel mio peggior periodo a livello professionale.

Dopo la pubblicazione de "le rose cremisi" e "il burattinaio di cadaveri", due romanzi scritti da me e pubblicati con notevole successo all'età di 16 anni, mi ritrovai in una incessante spirale negativa, senza idee originali che potessero competere con i due scritti oramai pubblici da 5 anni.

Così, in cerca di quell'ispirazione che potesse ribaltare la mia disperata situazione, decisi, sotto consiglio di un caro amico, di intraprendere un viaggio in un piccolo villaggio rurale in Giappone, Harukaze. 

L'idea era quella di isolarsi completamente da distrazioni e pressioni di ogni genere e di uscire dalla mia confort zone. Parto quindi il 10 Maggio da Londra, destinazione Harukaze, armata del necessario, penne, taccuini, e il mio portatile. 

Arrivo in tarda serata sull'isola sperduta dove il villaggio è situato. La prima cosa che mi ha colpito è stata il paesaggio, all'apparenza un tranquillo villaggio tradizionale di campagna, stracolmo di templi, con case tradizionali e dall'aria antica.

La natura che circondava il villaggio rendeva tutto ancor più unico, la luna illuminava le piccole vie del paese e il cielo stellato le case degli abitanti.  Mentre mi dirigevo all'abitazione che avevo preso in affitto potevo udire i canti delle cicale nel silenzio assordante della notte.

Arrivo quindi alla casa accompagnata da un senso di calma e tranquillità apparente. Messo piede nell'abitazione mi sento come accolta a braccia aperte da queste mura antiche che per chissà quanti secoli avevano protetto chiunque abitasse qui prima di me.

Mi sono seduta al tavolo di legno consumato, illuminata da una candela tremolante. Ho aperto il mio taccuino e, con la penna stretta tra le dita, ho fissato per un lungo istante la pagina bianca. Niente, vuoto totale. Le parole non arrivavano, la mente era completamente sgombra.

"Merda!" ho esclamato, sbattendo la penna sul tavolo con un gesto di frustrazione. 

Come potevo essere così bloccata, così incapace di mettere insieme anche una semplice frase? La pressione di dover scrivere qualcosa di significativo, di dover superare il mio blocco creativo, era schiacciante.

Il silenzio della notte era interrotto solo dal suono delle cicale e dal fruscio leggero del vento tra le foglie degli alberi. Mi sentivo come in trappola, prigioniera della mia stessa incapacità. Le pareti della casa sembravano chiudersi su di me, un'oppressione crescente che minava la mia fiducia e la mia determinazione.

Guardando fuori dalla finestra, ho visto la luna alta nel cielo, circondata da un alone argentato. Le stelle brillavano come diamanti nel buio, ma la mia mente era buia e vuota. La frustrazione mi avvolgeva come un mantello, stringendomi il cuore con una presa sempre più forte.

E così, immersa in quell'atmosfera magica e avvolta dalla disperazione, ho continuato a fissare la pagina bianca, incapace di trovare le parole giuste, di trovare la via d'uscita da quel labirinto di pensieri confusi. Era come se la mia stessa anima fosse bloccata, intrappolata in un limbo senza fine.

La notte passa, ma io non riesco a dormire. La frustrazione di non riuscire, anche davanti a un paesaggio così mozzafiato, a non scrivere nemmeno le frasi più semplici mi riempie il cuore, facendo rimbombare nella mia mente tutto quello che in questi ultimi anni mi veniva detto da chiunque.

"Ormai lascia perdere" "Rassegnati" "La fortuna finisce"

Parole taglienti che sminuivano i miei lavori, parole che volevo far zittire ad ogni costo, eppure, nonostante le ore passate, la pagina era ancora completamente bianca, ed ormai era possibile scorgere il sole sorgere tra le montagne. 

Col sole che era prossimo a sorgere, decido di alzarmi da quel tavolino, prendere la mia giacca, e uscire a fare compere per quella che sarà la mia settimana di permanenza su questa isola.  Mentre percorro le strette viuzze del villaggio non posso non notare svariati templi e talismani di una divinità che non conosco, con sembianze umana, ma molto alto e snello, e completamente sprovvisto di un volto.

Continuando a camminare arrivo all'unico mercato del paese, non proprio un mercato, quanto più un insieme di bancarelle che vendevano i prodotti del posto. Mi avvicino quindi ad una di queste bancarelle, dove esposto c'era un vasto agglomerato di frutta e verdura.

"Buongiorno" dico all'anziano signore che gestisce la bancarella. 

Vedendomi rimane per svariati secondi zitto, osservandomi con sguardo enigmatico. L'uomo aveva il viso scavato per il passare degli anni, indossava un abito tradizionale, ed la sua presenza emanava come un'aura di labile saggezza.

"H-ho qualcosa in faccia?" chiedo abbastanza confusa. 

All'udire della mia domanda l'anziano sorride e con fare amichevole inizia a parlarmi.

"oh, mi scusi signorina, è che è molto raro vedere turisti, soprattutto giovani ragazze straniere come lei" 

La sua voce rauca esprimeva calma e spensieratezza, facendomi sorridere quasi per istinto alla sua risposta. L'anziano signore mi indica con gesto gentile i prodotti freschi della sua bancarella. Mentre osservo le varie verdure e frutta esposte, la sua voce calda riempie l'aria tranquilla del mattino.

"Starà qui per molto tempo, signorina?" mi chiede con curiosità negl'occhi.

"Sì, ho intenzione di rimanere una settimana, sa, volevo dello spazio per me", rispondo con un sorriso timido.

L'anziano annuisce saggiamente, come se comprendesse la mia situazione senza bisogno di molte parole. Poi, con voce pacata, comincia a raccontarmi storie del villaggio di , delle tradizioni antiche e delle leggende che lo circondano.

Man mano che parla, i colori del mercato sembrano più vividi, i suoni più nitidi. Mi sento rapita dalle sue parole, come se un velo si stesse sollevando dalla mia mente offuscata. Forse, in quel mercato tra frutta e verdura, stava nascendo qualcosa di nuovo, una scintilla di creatività che avevo tanto desiderato.

Dopo aver scambiato qualche altra parola con l'anziano signore, mi congedo con un ringraziamento e una promessa di ritorno. Mentre mi allontano tra le bancarelle del mercato, sento un leggero tepore nel petto, una sensazione di speranza che inizia a germogliare.

Torno alla mia casa temporanea con un carico di prodotti freschi e la mente più leggera. Forse, finalmente, la mia ispirazione stava bussando alla porta, pronta a farmi scoprire nuovi mondi dietro ogni parola scritta, o almeno, questo è quello che in quel momento pensavo.

Harukaze ChroniclesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora