Scarlatto era il sangue che colava sul pavimento e che stava riempiendo la stanza come un fiume che sorgeva nel capo di una giovane donna, Lily, appena attaccata dall'essere, non definibile uomo, più temuto nell'intero Mondo Magico, Lord Voldemort. Era stato tutto veloce, troppo veloce, ed Harry non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi per vedere il momento esatto in cui sua madre sarebbe stata uccisa. Sentiva soltanto le urla e i pianti disperati di un bambino che fu privato dell'amore di una madre troppo presto, persino prima di poter raggiungere l'età necessaria per poterlo ricordare. Quello che guardava era se stesso, sedici anni più giovane, ed era perfettamente certo di trovarsi in un sogno, ma comunque non riusciva a svegliarsi.
Il volto dell'uomo che entrò nella stanza era sconosciuto al neonato, ma era ben noto all'Harry adolescente, se pur più giovane. Anche in quegli anni Piton portava i capelli lunghi ed i suoi occhi mostravano una stanchezza che contrastava con la giovane età dell'allora ragazzo. Visibilmente impanicato, il futuro professore di pozioni ignorò totalmente il piccolo e si diresse verso il corpo ormai senza vita della donna, raccogliendolo da terra e abbracciandolo, accarezzando i capelli di quella che era stata la donna amata. Harry poteva sentire soltanto un fortissimo mal di testa ed un senso di nausea. Voleva avvicinarsi a sua madre, voleva far cedere le ginocchia tremanti e cadere a terra, ma era impedito di compiere qualsiasi movimento.Con un urlo, Harry riuscì a tornare in veglia e Ron accorse subito a controllare come stesse, sedendosi sul suo letto. Il dormitorio maschile del sesto anno era completamente silenzioso, l'unico rumore udibile era la pioggia che proveniva dall'esterno, i respiri mozzati di Harry e le parole preoccupate dell'amico. Per quanto breve e scontato, quel ricordo seppellito nel suo inconscio lo tormentava ogni notte, e lui era lì ad assistere da esterno, incapace di muoversi per poter cambiare qualcosa, per poter migliorare qualcosa. Era straziante vedere sua madre cadere sul pavimento e iniziare a sanguinare, senza che lui potesse aiutarla, o almeno accarezzarla per poter sentire la sua pelle sotto le sue dita per l'unica volta nella sua vita. Quei sogni erano sempre così reali, e per quanto leggesse e si informasse costantemente sull'argomento, non riusciva a comprendere cosa provocava l'infinita ripetitività di quelle scene.
"Harry, sicuro di stare bene? Vuoi un bicchiere d'acqua? O magari una cioccorana? Amico, sei pallido come il lenzuolo." Ron chiese.
"V-va tutto bene, Ron, non ti preoccupare." Rispose Harry mentre il labbro inferiore gli tremava. Forse avrebbe dovuto veramente accettare la cioccorana, magari per riprendere un po' di zuccheri.
Nonostante le parole rassicuranti di Harry, Ron rimase seduto sul suo letto a scrutarlo per cercare nei suoi occhi la prova che qualcosa non andava per il verso giusto. Harry non aveva detto ai suoi migliori amici dei sogni che lo tormentavano, perché pensava che lo avrebbe reso infantile, come un bambino che corre tra le lenzuola di mamma e papà dopo aver avuto un incubo. Inoltre, sapeva bene che sarebbero stati in apprensione per ciò, soprattutto Hermione.
"Ron, ti assicuro che va tutto bene, è stato solo un brutto sogno; capita a tutti, no?" Ron annuì incerto quando Harry provò nuovamente a tranquillizzarlo, sicuro che ci fosse qualcosa di più che soltanto un "brutto sogno", come lo definì Harry. Decise, però di tornare nel proprio letto per riaddormentarsi.
"Se hai bisogno di me svegliami."
Harry acconsentì alle parole del rosso, consapevole che non lo avrebbe fatto comunque. Ma almeno l'amico avrebbe potuto dormire in pace, senza preoccuparsi eccessivamente per Harry. Ron si riappisolò pochi minuti dopo, il che non era una stranezza. Ogni sera si assopiva subito dopo essersi messo sotto le coperte, ed Hermione e Harry lo avevano sorpreso molte volte mentre sonnecchiava persino a lezione.
Il corvino, dal suo canto, dovette aspettare molto prima di riprendere sonno. Ogni volta che chiudeva gli occhi udiva gli urli della madre alla vista di Voldemort. Era terrificante. Capì che avrebbe passato quella notte in bianco, quindi decise di alzarsi e fare un giretto. Prese la mappa del malandrino per individuare Gazza o altri professori che avrebbero potuto punirlo per non essere a letto, e anche il mantello dell'invisibilità.
Harry amava la notte, non per ammirare le stelle o altre cazzate, ma perché tutto il mondo dormiva, perché era l'unico momento in cui poteva essere veramente sé stesso, lontano da tutti. Il castello di notte si presentava come il luogo più silenzioso ma inquietante in cui lui avesse mai messo piede. I ritratti si lamentavano della luce emessa dalla sua torcia e, sgarbati, lo invitavano a tornare nel suo dormitorio. Harry, ovviamente, li ignorò, continuando per la sua strada. Decise di entrare in biblioteca, dove nelle ore diurne non entrava mai, semplicemente perché era impossibile dire una singola parola lì senza essere rimproverati da Madama Pince e anche perché gli studenti ansiosi che studiavano in vista degli esami gli mettevano pressione.
Cercò tra i libri qualcosa di interessante per una lettura veloce, solo per far passare il tempo. Trovò l'ideale in un libro proveniente dalla sezione babbana della biblioteca, "Le notti bianche" di Fëdor Dostoevskij. Hermione lo aveva letto e glielo aveva consigliato più volte, ritenendolo un libro accattivante e da leggere tutto d'un fiato. Si sedette in una panca della biblioteca e iniziò la lettura. La storia lo prese sin da subito e consumò buona parte del libro in poco tempo. Fu interrotto però, da un suono di passi. Scattò subito in piedi, istintivamente, senza rendersi conto di aver gettato il libro in terra, generando rumore e attirando l'attenzione dello sconosciuto su di lui. Tutto ciò che Harry poteva vedere era la luce di una bacchetta che si ingrandiva con il passare dei secondi, segno che il proprietario si avvicinava. Un forte profumo maschile al bergamotto e noce moscata invase le narici di Harry, portandolo addirittura a grattarsi il naso per il fastidio, prima ancora che potesse vedere chi fosse il nuovo arrivato.
"Potter?" No, non poteva essere lui. Harry era fottuto. "Sei consapevole del fatto che sono un Prefetto, vero, Potter? Potrei denunciarti seduta stante alla McGrannit, o peggio a Piton." Affermò l'intruso con la solita presunzione che lo caratterizzava.
"La ronda notturna è finita da più di due ore, Malfoy. Forse hai dimenticato che anche Ron è un Prefetto?" Replicò Harry, zittendo Draco Malfoy. Il biondo boccheggiò per qualche secondo come un pesce fuor d'acqua, cercando qualcosa che potesse dire.
"Cosa stai facendo a quest'ora della notte in biblioteca, Potter? Leggi libri porno o della sezione proibita?" Chiese infine, strappando il libro via dalle mani di Harry. "Oh, Dostoevskij, eh? L'unico autore babbano che merita un minimo di fama. Non pensavo che fossi un intellettuale, Potter, non ti si addice. Sarà forse l'influenza della tua amica sanguemarcio?"
"Non chiamarla così, Malfoy." Reagì Harry. "E perché ti interessi di quel che faccio? Avevo solo voglia di fare un giro e sono finito qui a leggere. Tu piuttosto, ne stai combinando una delle tue?"
"Blaise sta scopando e il dormitorio è chiuso. Stavo solo cercando qualcosa da fare nell'attesa."
"Zabini vi ha chiuso tutti fuori?" Harry scoppiò a ridere. "Dannazione, questo sì che sarebbe stato divertente da vedere. Draco Malfoy allontanato dal suo dormitorio."
"Oh, sta zitto!" Draco diede a Harry uno spintone che accidentalmente lo fece cadere. Harry si alzò infuriato e si gettò su Draco, facendolo cadere e mettendosi a cavalcioni su di lui prima di iniziare a prenderlo a pugni. Finiva sempre così tra di loro, non riuscivano a rimanere nella stessa stanza per più di cinque minuti senza uscirne con un sopracciglio tagliato o un occhio nero.
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Notti Bianche | Drarry
أدب الهواةLa vita diurna li ha sempre allontanati, ma ad avvicinarli saranno degli incubi ed una lettura. Harry ha sempre sentito la mancanza dei suoi genitori, ma a partire dal suo sesto anno ad Hogwarts iniziarono a perseguitarlo degli incubi ricorrenti sul...