Antea
La campanella suona, mi alzo ed esco dall'aula in tutta fretta.
Mi dirigo verso la fermata dell'autobus dove si stanno radunando anche altri studenti.
Mi siedo su una panchina e mi infilo le cuffie facendo partire la musica.
Inizio a guardarmi in giro, spostando lo sguardo da persona a persona studiando i comportamenti di alcuni alunni.
Sò che magari può sembrare strano, ma passo il tempo così.Non avendo nessuno con cui stare guardo gli altri gruppi di amici, mi diverto così, ascolto quello che dicono e ciò che gli fa' ridere e a volte penso che sembrano davvero immaturi a fare certe battute, altre invece mi trattengo dal ridere.
Diciamo che vivo attraverso di loro, gli ascolto e rido come se fossi lì, oppure semplicemente ascolto i loro gossip e scopro qualcosa su persone che conosco e non conosco.
Poi scorgo due ragazze, una biondo cenere e una castana, quella castana è al telefono e sta masticando quella che probabilmente sarà una gomma.
La ragazza biondo cenere invece sta parlando con un ragazzo un po' più alto, dai capelli castano scuro e scompigliati. indossa una felpa bianca e dei jeans neri.
Da questa distanza però non riesco a capire il colore degli occhi, specialmente perché ha lo sguardo abbassato sulla ragazza che gli sta parlando, e sembra anche parecchio interessato.
Poi, scoppia a ridere, la ragazza alza gli occhi al cielo e gli dà un pugno al braccio che non sembra fargli niente.
Il primo autobus si ferma alla fermata, la ragazza castana spegne il telefono, si gira nella loro direzione salutando bruscamente il ragazzo e trascina via la sua amica sparendo dentro il bus.
Guardo il ragazzo che ha appena tirato fuori il cellulare, solo poco dopo sembra accorgersi del mio sguardo insistente, perché alza il viso e i suoi occhi incrociano i miei.
Sento le guance accalcarsi e imbarazzata distolgo lo sguardo facendo finta di fare qualcosa al telefono.
Che figura.
Pochi minuti dopo arriva anche il mio bus, raccolgo lo zaino e mi fiondo dentro sperando di trovare un posto libero, e per mia fortuna ne trovo due.
Mi siedo sul lato del finestrino e appoggio lo zaino nel posto accanto, sperando che nessuno mi chieda di sedersi lì.
Perché è una cosa che mi manda nel panico.La fortuna non credo sia mai stata tanto dalla mia parte però.
Una figura maschile si ferma accanto a me, e sento il suo sguardo bruciarmi sulla testa.
Alzo il viso alla mia destra, e noto che la figura maschile appartiene al ragazzo con la felpa bianca della fermata.
Fa un sorriso cordiale e mi guarda con un luccichio negli occhi.
Tolgo le cuffie.
«Posso?» chiede.
Se potessi gli risponderei con un No sincero.
Ma non voglio sembrare stronza, perché non lo sono.Così gli faccio un debole sorriso imbarazzato e annuisco, spostando lo zaino sulle mie gambe.
Lui si siede accanto a me sussurrando un: «Grazie» e rinfilo le cuffie, sperando che la musica riesca a calmarmi.
Guardo fuori dal finestrino immergendomi in ciò che mi circonda: un grande prato verde con margherite sparse qua e là, e le nuvole con tante forme diverse che mi mettono sempre di buon umore.

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ChickLitAntea Kennedy, 18 enne, è all'ultimo anno di superiori, e in questi ultimi cinque anni è sempre stata considerata diversa per il suo carattere parecchio chiuso. Ma ha imparato a vivere solo con se stessa. La vita di Antea è un continuo loop infinito...