Capitolo 6

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Quando ci accomodiamo tutti nella Sala, non posso fare a meno di notare come tutti i miei compagni Pacifici siano sempre allegri e sorridenti, soprattutto in questa situazione. Come ci riescono? Come possono non essere agitati? E' possibile che io sia l'unica Divergente con gli abiti gialli, rossi e arancioni? Probabilmente avrò anche l'onore di essere l'unica ad abbandonarli, questi vestiti fin troppo colorati. Non ho mai sentito parlare di nessun Pacifico che ha abbandonato la propria fazione per un'altra, ma deve esserci una prima volta per tutto, no?
Comincio a guardarmi intorno, cercando di distrarmi dalle risate divertite della mia fazione e dal mio stomaco che pulsa d'ansia.
La stanza è divisa in cerchi concentrici; il più esterno, dove sono seduta anch'io, è assegnato a tutti i sedicenni che non appartengono ancora completamente ad una fazione. Quando avremo scelto, e il nostro sangue sarà scivolato dalla nostra mano a uno degli elementi contenuti nelle grandi coppe di metallo rappresentanti le fazioni al centro della sala, ci andremo a sedere dietro ai membri effettivi e ce ne andremo via con loro. Non ho neanche pensato di fare un'ultima passeggiata nelle campagne dei Pacifici; sono quasi sicura che non le vedrò più.
Ogni anno è il rappresentante di una fazione diversa a tenere il discorso di apertura; oggi tocca a Marcus Eaton, Abnegante. So che gli Eruditi hanno pubblicato degli articoli non proprio positivi nei suoi confronti, ma non ho avuto l'occasione di leggerli.
Poco distanti da me, i miei genitori si guardano a malapena. Mio padre sta chiacchierando con qualcuno che non riesco ad intravedere, mentre mia madre ha lo sguardo fisso su di me. Sembra che stia per scoppiare a piangere; deve aver capito, nonostante non gliel'abbia mai esplicitamente detto, cos'ho intenzione di fare, glielo leggo nei suoi occhi azzurri e lucidi. Cerco di sviare lo sguardo; un secondo di più e sarei scoppiata a piangere anch'io. Ma non posso rimanere lì, con lei, ed essere infelice ogni giorno per il resto della mia vita. Devo fare quello che mi sento di fare, come mi dice sempre mio padre. Devo scegliere la fazione giusta per me, quella a cui desidero di più appartenere.
Continuo ad analizzare la situazione, cercando di non tornare con lo sguardo sui Pacifici; ci sono i Candidi vestiti in bianco e nero, gli Eruditi con i loro impeccabili abiti blu, gli Abneganti in grigio e gli Intrepidi in nero. Il mio sguardo si ferma su di loro, su un volto familiare che lo ricambia nervosamente. E' il ragazzo del Test Attitudinale; cosa ci fa qui? Probabilmente ha accompagnato un familiare. Mentre alzo la mano per fargli un cenno di saluto, mi tornano in mente le sue parole.
"Almeno tu, sii saggia nella tua scelta."
Quella frase continua a rimbalzare nella mia mente per tutto il tempo, durante il lungo discorso di Marcus e mentre lui stesso chiama uno per uno i futuri iniziati. Solo quando pronuncia il mio nome, quella bolla di pensieri in cui mi ero rinchiusa scoppia; devo alzarmi e dirigermi, con gli occhi di non so quante persone puntati su di me, al centro della sala. Devo scegliere, il momento è arrivato.
Vedo con la coda dell'occhio i miei genitori cercare di incrociare il mio sguardo, mentre io evito palesemente i loro; cerco invece tra gli Intrepidi il ragazzo di cui ancora non so il nome, ma questa volta è lui ad ignorare me. Sicuramente pensa che se farò la scelta sbagliata, anche lui rischierà la vita.
E' possibile che il cuore possa arrivare a battere così forte da uscire dal petto? Perché è così che mi sento.
Le cinque coppe metalliche attirano, fortunatamente, la mia completa attenzione; carboni ardenti per gli Intrepidi, pietre grigie per gli Abneganti, vetro per i Candidi, acqua cristallina per gli Eruditi e terra per i Pacifici. Acqua e terra, due elementi così opposti; è tra questi due che devo, che voglio, scegliere. Le altre tre fazioni non mi interessano assolutamente. Non mi sento coraggiosa, altruista o sincera. Mi sembra solo di essere ad un bivio, dove a sinistra c'è la strada per la conoscenza, e il rischio di essere scoperta, e a destra quella per la gentilezza, e la più intrigante salvezza insieme ai miei genitori.
Con le mani tremolanti prendo il coltello -due volte in due giorni, divertente- e mi incido un piccolo taglio sul palmo della mano sinistra. Il sangue rosso e denso comincia ad uscire lentamente e, mentre il mio cuore batte all'impazzata, lo stomaco si contorce e a me sembra di essere sul punto di svenire, avvicino la mano sopra la quarta coppa. Una goccia scarlatta cade nell'acqua.
«Eruditi!» dice Marcus con convinzione, e sento intorno a me un coro di sorpresa. Non se lo aspettava nessuno, nemmeno io a dire il vero. Pensavo avrei ceduto al desiderio dei miei genitori di rimanere con loro e all'idea di non rischiare la vita tra gli Eruditi e la loro caccia ai Divergenti.
Forse, dopotutto, un po' coraggiosa lo sono.

A Divergent Story: Erudite - The Intelligent (Italiano)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora