Passarono giorni, settimane, forse addirittura mesi.
La mia percezione del tempo era cambiata, contavo solo le ore di luce che passavo in solitaria, esplorando la magione, e le ore di buio che trascorrevo in compagnia del Vampiro di cui ero divenuta il Giocattolo. E non solo.
Ero sua Madre, quando Kanato cercava avidamente il mio seno o le mie braccia per curare i suoi malumori. O quando si addormentava con la testa sulle mie gambe e si rigirava una ciocca dei miei capelli tra le dita, come una sorta di piccolo rituale prima di prendere sonno.
Ero sua Amica, quando ascoltavo le sue confidenze e gli insegnavo qualcosa su come vivevano gli umani. Un'esistenza che lui non poteva più avere. E nemmeno io, che ormai vivevo più di notte che di giorno.
E infine, ero anche la sua Amante, quando l'istinto dell'uomo prevaleva sulle insicurezze e fragilità del ragazzo che si mostrava ai miei occhi. Quando arrivava a pretendere tutto da me senza darmi mai niente in cambio, se non qualche fugace dolcezza. Glielo leggevo negli occhi, quando il desiderio egoistico di lussuria s'impossessava di lui e l'urgenza di violare il mio corpo per riempirlo col suo seme da Vampiro diventava impossibile da ignorare. Il suo passatempo preferito.
Ma, alla fine, anche il più resistente e devoto dei giocattoli soccombe all'usura del tempo o alla negligenza del proprio padroncino.
I miei seni si erano riempiti di cicatrici di denti appuntiti, che ripetutamente venivano a tormentarli. I miei capelli cominciarono a cadere a ciocche, il colorito della mia pelle a mutare e il sangue nelle mie vene a scarseggiare. Stavo perdendo la capacità di sostenere quella relazione. Mi stavo spegnendo.
Ma il colpo di grazia arrivò quando vidi Kanato rientrare una sera in compagnia di una nuova ragazza. Una nuova Me.
Lei era più bella, più alta, più in salute, e piena di quella vitalità che un tempo era appartenuta anche a me. E mentre assistevo impotente a uno squallido teatrino, mi resi conto della somiglianza incredibile tra la nuova preda del Vampiro e un ritratto appeso all'ingresso della magione. Ha i capelli e il viso identici a quelli di sua Madre.
La quantità di alcool che quella ragazza aveva in circolo era talmente alta da farla barcollare a ogni passo, e questo facilitò tutto quello che avvenne di lì a poco. Il Vampiro cominciò a baciarla sulle labbra, con una passione che aumentava sempre più a ogni schiocco di lingua. Poi iniziò a toglierle i vestiti, e lei fece lo stesso con lui. E come due animali durante la stagione degli amori, iniziarono a rotolare nudi sul tappeto al centro della sua casa delle bambole, gemendo e ansimando ogni qualvolta Kanato si faceva strada nella cavità profonda del corpo di lei.
Non riesco a respirare.
Io ero seduta a terra, accovacciata dietro lo specchio a guardare quella scena. Le gambe scheletriche strette contro il petto, all'altezza del cuore, per cercare di tamponare un po' il dolore lancinante che sentivo proprio lì. Il Vampiro la violava carnalmente sia spingendosi dentro di lei, sia affondando le zanne nella sua pelle. Perché fa così male? Non sarà per caso che io, in fondo...
Non avevo la forza per alzarmi e andarmene, ma non avevo neanche la forza di smettere di guardare. Rimasi lì per tutto il tempo, diventando sempre più simile alle bambole che tappezzavano le pareti di quella stanza. Sempre più vuota, triste, senz'anima. Ma non sarà perché io, in fondo...
E quando nell'apice dell'amplesso Kanato staccò le zanne dal collo di lei e puntò i suoi occhi su di me, sentii una lacrima fredda rigarmi le guance. L'ultimo barlume di umanità che lasciava il mio corpo. Mi sento morire, l'ho pensato tante volte ma forse stavolta succederà davvero.
Come potevo sperare di competere con lei? Come potevo sperare di avere di nuovo le attenzioni di lui, se ora in scena era entrata lei? Così maledettamente perfetta per lui, e per la sua morbosa e incestuosa ossessione per la madre.
Il Demone della Gelosia s'impossessò di me da quel giorno, e da quel giorno confessai a me stessa una lampante ma terrificante verità. Ma non sarà che io, in fondo... lo amo?
Non sapevo quanto ancora mi restava da vivere, perché ogni istante successivo all'arrivo di Lei lo percepivo come la più crudele delle torture verso me stessa. Ero prigioniera in un Inferno divenuto ancor più insopportabile ora, e la cosa peggiore era stata sperare di poterne essere la Regina ancora per un po'. Ogni notte in cui Kanato riemergeva dalla sua piccola bara di mogano e sgattaiolava in casa alla ricerca di lei, e non più di me, mi rendevo sempre più conto di come quel desiderio e i miei sentimenti fossero inutili, patetici e disgustosi. Proprio come me.
Ero ridotta a un mucchietto d'ossa, e anche se lo specchio rifletteva un colorito di pelle migliore e un'apparente ma lenta ripresa del mio corpo, dentro mi sentivo privata di tutto ciò che serve per vivere, per respirare. Per amare.
Era questo che di sbagliato c'era in me, credere che quello fosse Amore. Credere che tutto ciò che Kanato aveva detto e fatto con me e su di me fosse Amore. Ero consapevole che non ci poteva essere nulla di più lontano da quel sentimento, ma io avrei potuto continuare ad amarlo per sempre. Ero ossessionata dal mistero che quel Vampiro era. Ossessione, o forse pazzia.
Una cosa da fare c'era, e avevo deciso di provarci. Prima che il mio fisico soccombesse al peso di quei giorni cupi. Prima che la mia ragione si perdesse del tutto. Quello che mi era capitato e stavo vivendo era troppo incredibile per concludersi con quello squallido finale, e finché mi restava ancora un briciolo di forza e coraggio avevo deciso di oppormi a quel destino. Con tutta me stessa.
𝓣𝓸 𝓫𝓮 𝓬𝓸𝓷𝓽𝓲𝓷𝓾𝓮𝓭...
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La Bambola preferita di Kanato.
Про вампиров𝓟𝓻𝓮𝓵𝓾𝓭𝓲𝓸 Non avrei dovuto fidarmi di quegli occhioni da bimbo sperduto. Dietro quegli occhi c'era il Diavolo. Non avrei dovuto lasciarmi prendere per mano e condurre nel bosco, lontano dalle luci della strada. Ma il boccale di birra che...