Ehi! Sono Natalia. Oggi è stato il mio primo giorno di scuola, ed è stato un inferno.
Appena arrivata in classe l'insegnante mi indicò un banco dove potermi sedere. Mi avviai verso quest'ultimo e mi sedetti. La mia nuova compagna di banco non era ancora arrivata, quindi iniziai a parlare con la ragazza seduta dietro.
"Ehi, ciao! Natalia, piacere" le dissi
"Oddio, ciao! Sei la ragazza nuova?" mi chiese lei entusiasta
"Si, hahaha." risposi sorridendo
"Oh, scusa." disse posando il telefono sotto il banco "Io mi chiamo Nadia!" aggiunse poi, stringendomi la mano.
"Allora... che mi racconti?" mi chiese lei, ponendo tutta l'attenzione su di me.
"Ah, allora; mi chiamo Natalia, ho 17 anni e vengo dalla Svezia" dissi semplicemente
"ODDIO CHE BELLO!" lo disse urlando, ma non troppo.
"Come mai sei qui in Italia allora?" chiese la ragazza, curiosa
"Mio padre è svedese quindi abitavamo in Svezia. Mia madre, però, è italiana quindi hanno deciso di tornare qui. Il giorno in cui mi trasferì avevo appena compiuto 8 anni." risposi allegra.Stavamo chiacchierando quando sentì la sedia di fianco fare un rumore abbastanza fastidioso, poiché strisciata sul pavimento. Mi giraì e vidi la mia nuova compagna di banco.
È molto bella: ha i capelli corvini, gli occhi color ghiaccio e delle lentiggini sparse sul naso e sulle guancie.
Mi voltai completamente verso di lei è le porsi la mano.
"Natalia, piacere!" mi presentai sorridendo.
Vidi la ragazza scrutarmi per qualche secondo per poi stringermi la mano.
"Martina, ma chiamami Ina, odio quel nome" disse lei, ridendo leggermente
"Okay, Ina" le dissi sarcastica.Finalmente suonò la campanella, presumo della ricreazione. Dopo due ore di italiano è perfetto, un pò d'aria fresca.
Quando uscii volevo andare a pranzare con Nadia e Ina, ma un gruppo di ragazze si avvicinò e mi portò con loro ad un tavolino di legno.
Non le vedevo bene ma una di loro mi parve molto familiare.
Quando ci sedemmo la vidi ed era l'ultima persona che desideravo incontrare quel giorno e in quel luogo. Era una mia vecchia compagna di classe: mi aveva da sempre bullizzata e derisa, così cambiai scuola."Allora, Nat, ci rincontriamo finalmente!" disse con ghigno beffardo.
"Laura, lasciami in pace" la supplicai, ma niente da fare.
"Senti,puttana, stai zitta. Vuoi per caso che dica a tutta la scuola che ti piaceva quella troia della tua amichetta Francesca? Lesbica di merda" disse, masticando una gomma; cosa ancora più fastidiosa di quello che aveva detto.
"Cosa vuoi questa volta?" le chiesi allora, sapendo che, sicuramente, voleva qualcosa da me.
"Cosa voglio?" inziò, ridendo con amarezza "Devi andare da quella tua nuova amichetta, quella, insomma, come si chiamava!" aggiunse, frustrata.
"Ina?" chiesi allora.
"Chi? Ah, Martina, ecco. Devi semplicemente andare da lei e dirle che odi le lesbiche come lei. Poi n inventati qualcosa per il continuo" mi obbligò.
"Altrimenti?" dissi con aria minacciosa.
"Altrimenti la tua testa fa boom!" disse, mimando con le mani un'esplosione "Insieme a tutta la tua famiglia." aggiunse, infine, ridendo.
"Stai facendo di nuovo la stupida. Quanto ti odio! Ti stancherai mai?" urlai, ormai esausta.
"Sarei io la stupida? Sei tu quella che sta per morire per non aver voluto mandare a fanculo una lesbica di merda!" mi minacciò lei urlando.
Decisi di alzarmi e dirigermi verso la classe.Mi sedetti al mio posto, osservando la sedia di Ina. Insomma, non potevo farlo! Insultandola l'avrei uccisa, pugnalando alle spalle anche me stessa. Mentre riflettevo sul come non fare questa cosa, udii la porta verde dell'aula aprirsi lentamente; ad entrare fu proprio la ragazza in questione. La vidi e subito le parlai.
"Ehi, anche tu qui?" dissi con tono velato.
Annuì con forza e prese posto.
Sembrava essere persa nei suoi pensieri, così decisi di non disturbarla e di giocare un pò con il cellulare.
"Vuoi?" sentii ad una certa, mi voltai e la vidi con un pacchetto di gomme da masticare in mano.
"Oh, si, grazie" dissi sorridendo e prendendo una gomma.Era tutto molto tranquillo, quando, sfortunatamente, suonò la campanella. Entrarono tutti i miei compagni e iniziò la lezione: avevamo scienze. Eravamo tutti concentrati a svolgere degli esercizi sui nostri quaderni quando il silenzio venne interrotto dalla voce stridula dell'insegnante.
"Mancini, venga alla lavagna perfavore" disse, riferendosi a Ina.
Sentì la ragazza accanto a me sbuffare. Dopo poco si alzò e si diresse alla lavagna. Non prestai attenzione a cosa stesse accadendo alla cattedra, continuando a svolgere i miei compiti. Udii Ina tornare a posto.

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Giugno
Romance(girlxgirl) "Ina, oggi è giugno" dissi, rivolgendomi alla ragazza dagli occhi di ghiaccio. "Quindi?" rispose, come suo solito, anche se questa volta sembrava abbastanza disinteressata. "Come? Non ricordi?" le chiesi, mentre gli occhi iniziavano a...