𝗶𝗳 𝗶𝘁'𝘀 𝗿𝗲𝗮𝗹, 𝘁𝗵𝗲𝗻 𝗶'𝗹𝗹 𝘀𝘁𝗮𝘆

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A Suguru piace disegnare le donne. Le piacciono i movimenti che compie la matita sul foglio, come il tratto scuro segue la linea fluida della sua mano e materializza la curva soffice dei fianchi, l'avvallamento del seno, l'arco della schiena.

Le piace disegnare vestiti appariscenti, con pizzo e volant, fiocchi di seta delicati che fioriscono come moonflowers al centro del petto, su quella linea di confine sottile tra ciò che è pudico e ciò che invece macchia l'anima.

Disegna calze trasparenti che risalgono sulle gambe fin quasi alla radice della coscia, che nella realtà si strapperebbero come carta velina e scivolerebbero costantemente verso il basso, ma che sul foglio si tengono su per magia. Disegna vestiti corti e shorts che forse non esistono nemmeno in commercio, troppo impratici per essere indossati, disegna acconciature vaporose e stravaganti, con codini, boccoli e fermagli luccicanti.

Disegna ragazze con bei volti da bambolina, con ciglia lunghe e labbra a forma di cuore, la loro pelle è perfetta come la porcellana, i loro occhi sono grandi e pieni di meraviglia, o di malizia. Hanno collo e polsi sottili, braccia magre e ventre piatto, non hanno smagliature sul seno pieno, le loro cosce sono spesse e morbide, non sembrano mai troppo grandi, mai grasse o ingombranti.

Ma è solo un disegno. Suguru abbassa lo sguardo sulle sue gambe, seduta sulla sedia di metallo davanti alla caffetteria mentre aspetta il suo ordine, guarda il modo in cui la carne sembra spiaccicata sulla plastica, come l'orlo dei suoi pantaloncini di jeans segna prepotentemente la pelle abbronzata. Si sistema meglio, alza i talloni, così le sue cosce sembrano più magre, prende un respiro profondo e torna al suo disegno costringendosi a non pensarci più.

Suguru vorrebbe essere una delle ragazze dei suoi disegni, o una di quelle modelle che vede su Instagram. Vuole guardarsi nel riflesso delle vetrine e non doversi ricordare di avere una postura migliore, vorrebbe farsi un selfie con il cellulare senza usare appariscenti filtri bellezza nei quali non si riconosce.

A Suguru piace la bellezza, ma non crede di farne parte.

C'è una ragazza seduta qualche tavolo più avanti, parla al telefono e sorseggia un frullato colorato. É bellissima nel suo vestito rosso e leggero, i suoi capelli sono perfettamente lisci, lucenti, la sua pelle è immacolata e il suo makeup risalta l'armonia dei tratti del suo viso. È magra, minuta, pallida, è il tipo di ragazza alla quale terresti la porta, alla quale porgeresti una mano per aiutarla a scendere le scale. Suguru è alta quasi un metro e ottanta, ha braccia forti, gambe atletiche, non sembra il tipo di ragazza alla quale vorresti prestare aiuto, o semplicemente con cui vorresti essere gentile.

Suguru la disegna, lo schizzo prende forma sul foglio bianco, anche se incompleto, cattura perfettamente l'attimo come in una fotografia: una caffetteria affollata, una ragazza bellissima ed eterea che attira l'attenzione senza nemmeno sforzarsi, una bellezza classica che ammirerebbe per ore.

«Che bello, Suguru sei davvero eccezionale.» Suguru sobbalza e la matita le cade dalla mano. La punta si rompe. Il suo braccio copre immediatamente il foglio, e si volta per guardare Satoru che torreggia alle sue spalle. «Mi hai spaventata da morire, Satoru. Non è carino sorprendere le persone alle spalle.»

Nel momento in cui Gojo Satoru entra nella caffetteria, tutti gli occhi sono puntati su di lei, e chi può biasimarli? Satoru é la ragazza più bella che vedrai in vita tua, se mai avrai l'occasione di incontrarla. È alta, persino più alta di Suguru, ha grandi occhi azzurri che fanno invidia al cielo, capelli bianchi e soffici come neve che le ricadono disordinati sulle spalle e le proporzioni del viso più regolari che Suguru abbia mai visto. Non riuscirebbe nemmeno a disegnare una persona più bella di Satoru.

Ha un bel gloss color ciliegia sulle labbra, occhiali da sole dalla forma stravagante e baggy jeans dalla vita ridicolmente bassa. Suguru pensa che non riuscirebbe mai a portare dei jeans del genere, Satoru si lamenta sempre di diventare gonfia dopo il pranzo, ma questo comunque non le impedisce di vestirsi come vuole. Suguru, al contrario, predilige sempre abiti larghi e coprenti, non ama affatto esporre così tanta pelle, la fa sentire osservata, inadeguata.

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