C'era una volta, una coppia felice. Avevano tutto, quindi dovevano essere felici. Possedevano il denaro, la bellezza, il potere, la più alta posizione nella società ed erano addirittura sempre perfetti in tutto quello che facevano. Cosa si poteva volere di più?

Nel regno virvi di Powperpop erano loro i sovrani. E come tutte le cose difficili da ottenere, anche loro avevano faticato e perseverato molto per raggiungere questo traguardo. Fin dall'infanzia, infatti, avevano entrambi studiato, imparato, letto, scritto, ma anche socializzato, fatto sport, trovato degli amici e acquisito tutto quello che poteva servire a diventare un'impeccabile guida del popolo.

Così, finalmente, il giorno tanto atteso giunse.

L'affascinante Perfettino "King♦" Diamante prese in sposa la splendente Perfettina "Queen♦" Diamante; concentrando, per la prima volta nella storia, tutto il potere ottenibile dall'uomo nelle mani di due sole persone.

Gli anni passarono e tutto sembrò andare per il meglio. Perfettino e Perfettina iniziarono le loro riforme. Scacciarono senza problemi il male dal loro regno, ripulirono le strade dai rifiuti e, infine, organizzarono un sistema infallibile per rendere giustizia a tutto. Avevano realizzato l'utopia-sognata-dai-letterati, attraversato il mare-senza-confine e raggiunto l'isola-che-era-sempre-un-po'-più-in-là.

O almeno, questo era quello che credevano.

I due sovrani, fieri del loro operato, decisero di rendere la loro impresa pubblica in tutto il reame.

"Noi abbiamo ottenuto Tutto", questo avevano scritto.

I pixie-popxies vennero spediti in tutte le quattro direzioni a diffondere la notizia. Le strade vennero colorate di scie gialle e arancio (tracce tipiche lasciate dal loro passaggio) e i volantini vennero spiaccicati ovunque: sui muri, sui tavoli, sui carri e persino in faccia alla gente; giusto per essere sicuri che ne fossero al corrente.

La notizia divenne subito pubblica a ogni powperpopuano di dovere e i Diamante ne furono davvero soddisfatti, finché...

«Vostre altezze altezzosissime», esordì l'eunuco di corte, con tono annoiato. «Abbiamo catturato questo sporco ragazzo, sorpreso nell'atto di vandalismo. Ci sono numerosi testimoni oculari che possono confermare di aver visto costui strappare i volantini che vossignorie avete ordinato di distribuire».

Finito di pronunciare l'ultima sillaba, l'eunuco fece un passo indietro, sospirò e chiuse gli occhi, mentre da un angolo remoto della stanza giungeva, minaccioso, il pixie-popxie di turno che gli spiaccicò sulla fronte uno dei tanti volantini, per fargli capire che era stato congedato.

Dall'alto del suo trono, affiancato dalla moglie, re Perfettino si schiarì la voce e domandò:

«Perché ha compiuto un crimine tanto orribile, signor...»

«Arn», intervenne il ragazzo.

«... signor Arn. Perché ha cercato di togliere quei volantini? Non le piaceva il colore? Oppure era la punta della penna a non essere appropriata?», chiese, con sincero interesse. Nemmeno lui era convinto che una punta tanto sottile potesse rendere giustizia una così grande impresa.

«No, vostra maestà. Il problema non è la penna, siete voi», spiegò il vandalo. Tutte le teste nella sala scattarono nella sua direzione e il rumore degli elmi risuonò echeggiando tra le pareti della stanza.

"No, no", pensavano le guardie reali. "Com'era possibile che il re e la regina fossero il problema? Loro erano perfetti; e "perfetti" voleva dire che non erano un problema per nessuno. Sarebbe come dire che gli elefanti avessero il naso corto o che le rocce avessero delle belle gambe. E questo sarebbe assurdo!"

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