Marco era sempre stato il più riflessivo dei due: prima di prendere una qualsiasi decisione era solito prendersi il tempo necessario per considerare le possibili conseguenze delle sue azioni, anche le più piccole. Andrea, al contrario, era più impulsivo e talmente sicuro delle proprie capacità da non permettere a nessuno di metterle in dubbio. Chiunque, osservandoli giocare al bocciofilo quella sera, avrebbe potuto affermare lo stesso: Marco aveva una strategia ben calcolata, prima di ogni lancio si concedeva il tempo per studiare il campo da gioco nel dettaglio, osservando ogni minima irregolarità del terreno e considerando tutte le possibili traiettorie; Andrea, invece, si abbandonava a lanci rapidi e potenti, di certo non ponderati, convinto che la sua sola intuizione fosse sufficiente a garantirgli la vittoria.Terminata la partita avevano deciso di approfittare del fatto che il giorno dopo non ci sarebbe stata scuola per bere un chinotto e scambiare due chiacchiere, cosa che non avveniva da tempo. Quella settimana di novembre inoltrato due dei cinque lampioni situati davanti alla facciata del bocciofilo non emettevano luce, permettendo a Marco di potersi nascondere nell'ombra del piccolo parcheggio a lato della struttura per fumare qualche tiro della sigaretta appena accesa dal fratello senza il timore di essere scoperto dalla madre che, di lì a poco, sarebbe passata a prenderli per riportarli a casa. Andrea non aveva ancora ripreso la patente della moto e per Marco guidare di notte aveva sempre rappresentato un grande limite, motivo per cui quella sera dovettero accontentarsi di ricevere un passaggio dai genitori - l'altra opzione sarebbe stata Daniele, quindi meglio così.
Ormai in casa era sdoganato il fatto che Andrea fumasse, troppo ingenuo ai tempi delle medie per premurarsi di nascondere l'accendino e cospargersi le giacche di profumo; nonostante la situazione fosse sotto gli occhi di tutti, non appena vedeva sua madre mentre fumava, per istinto buttava la sigaretta, anche se appena accesa. Un gesto apparente semplice, quello di Andrea, che rivelava invece una parte di lui ancora legata al desiderio di compiacere i genitori.
Marco, a differenza del fratello, fumava saltuariamente a causa del nuoto: sapeva di non potersi permettere di gettare all'aria anni di sacrifici per concedersi qualche breve momento di spensieratezza. Aveva sempre agito con prudenza Marco, cercando di evitare situazioni che potessere far vacillare l'equilibrio precario sul quale la sua famiglia si reggeva. Sentiva il peso della responsabilità nei confronti di Andrea, consapevole che spesso il fratello non rifletteva sulle conseguenze della sue azioni con la stessa attenzione."Ti ricordi la prima volta che siamo venuti qui?" interruppe il silenzio Andrea.
Marco sorrise nostalgico "Ci aveva portati papà da piccoli, io avevo paura di lanciare troppo forte e tu non riuscivi a fermarti".
"Alla fine avevi vinto tu perché io non avevo la pazienza di aspettare"
"Mi era mancato venire qui"
"Ma se sono a malapena due mesi che non ci veniamo" rispose Andrea sorridendo verso il fratello "anche se sembra passata una vita", continuò.
"Anche se sembra passata una vita" ripeté Marco a pappagallo mantenendo lo sguardo fisso sulle sue scarpe da ginnastica che di partite a bocce ne avevano viste parecchie.
"Con Carola tutto bene?"
Marco sospirò alzando lo sguardo al cielo "non posso dire che vada male, anzi, ma ho sempre paura di non essere io la persona che vuole davvero".
Andrea annuì invitando il fratello a continuare; d'altronde sapeva che qualunque cosa avesse provato a dire in quella situazione avrebbe rischiato di sfociare nell'ennesima discussione.
"L'altro giorno dopo scuola mi ha invitato a pranzo e c'era anche sua madre"
"Embè positivo no?" sorrise istintivamente il fratello "se non volesse costruì qualcosa di serio mica ti farebbe conoscere la madre".
"Lo so, lo so" ammise Marco passandosi una mano tra i capelli "ma c'è sempre una voce nella mia testa che mi impedisce di lasciarmi andare".
Andrea rivolse al fratello un sorriso malinconico, eloquente come pochi, che sembrava comunicare tutta la sua comprensione: d'altronde lui, seppur per motivi diversi, con quella paura ci conviveva da diciassette anni.
"Con Daniele invece?"
All'udire quelle tre parole Andrea si irrigidì totalmente: per lui era già inimmaginabile pensare che Marco avesse deciso di non ostacolare il rapporto fra i due, figuriamoci mostrare interesse. Eppure sembrava stesse succedendo e Andrea non sapeva cosa aspettarsi dalla piega che stava per assumere la conversazione.
"Ci siamo messi insieme" confessò abbassando lo sguardo mentre un sorriso imbarazzato si fece largo sul suo viso.
Marco in risposta, con un cenno della mano, chiese al fratello di passargli la sigaretta "Mi stai dicendo che Daniele Tramet è il tuo fidanzato?"
"Scusa forse non dovevo dirtelo così"
"Andre per me questa cosa non è un problema" rispose Marco accennando a una risata.
"Ma allora che te ridi a' stronzo?"
"Certo che ci siamo infilati in una situazione assurda con 'sti due"
Andrea riprese la sigaretta ceduta poco prima al gemello per aspirare un ultimo tiro e abbassarsi per spegnerla al suolo "Pure tu c'hai ragione Ma'".
Rimasero in silenzio per un po', entrambi persi nei propri pensieri. La quiete della sera li avvolgeva, interrotta solo dal lontano rumore del traffico e da esultanze di anziani vittoriosi dentro al bocciofilo.
"Ti tratta bene almeno?" chiese Marco improvvisamente.
Il telefono di Andrea emise due brevi vibrazioni e un rapido lampeggiare dello schermo a cui non badò, non prima di aver risposto sincero alla domanda del fratello con un "si, mi tratta meglio di chiunque altro".
"Allora mi sta bene e sono felice per voi".
Andrea sorrise, gli occhi lucidi, e raccolse il telefono posato sulle sue gambe.Dani
domani verso sera ti va di venire con me in un posto?
e mettiti il vestito della vetreriaMarco sorrise di riflesso alla vista il gemello "Parli del diavolo"
"E spuntano le corna" completò il detto quest'ultimo, intento a digitare in tutta fretta una risposta affermativa.
"Speriamo che almeno a te non le faccia spuntare" commentó ironico Marco raccogliendo la borsa da nuoto poggiata a terra per raggiungere la macchina della madre che aveva appena parcheggiato davanti a loro.-
Era una giornata grigia e uggiosa, le nuvole coprivano il sole e sembravano promettere pioggia da un momento all'altro. Daniele camminava con passo lento e incerto lungo il viale alberato e Andrea, al suo fianco, rispettava la sua andatura.
Indossava il vestito a fiori, quello delle ultime foto e della vetreria, sulle spalle una giacca in jeans. Il tessuto leggero e colorato dell'indumento creava un contrasto evidente con il grigiore circostante e ad ogni sguardo Daniele avrebbe solo voluto stringerne forte un lembo, appigliarsi al solo spiraglio di luce che sembrava intravedere in quel luogo.
Rivolto verso una lapide spoglia in marmo bianco che riportava un solo nome seguito da due date separate da un trattino, Daniele si limitó a sussurrare "Mamma ti presento Andrea, il ragazzo mio".Non aveva mai visitato quel luogo in compagnia di nessuno, neppure di Ilo e Vitto. A volte aveva l'impressione di essere l'unico a farle visita e impreziosire la lapide con dei girasoli, i fiori preferiti di entrambi. Ciò che Daniele non sapeva è che i due amici periodicamente si recavano sul posto, a volte soli altre insieme, e raccontavano alla donna di tutte le situazioni, spesso comiche, in cui si infilava il figlio. Il pomeriggio in cui avevano litigato con Daniele e lui era fuggito da casa di Vittorio, entrambi i ragazzi erano andati a far visita al sepolcro della donna, con soltanto mezz'ora di distanza l'uno dall'altro. Le avevano chiesto consiglio su come aiutare il figlio, quel ragazzo che nell'ultimo periodo sembrava essere totalmente distante dalla figura solare e carismatica che apparentemente non si era mai lasciata abbattere da nulla e non aveva mai mostrato alcun segno di fragilità, neppure durante la degenza e a seguito della sua morte.
Di fronte a quella frase Andrea non rispose, si sedette al suolo senza esitazione e prese ad ammucchiare alcuni dei sassi più grandi che il ciottolato offriva. Daniele lo osservava in silenzio cercando di capire il senso di quel gesto apparentemente casuale.
"Che stai a fa' Andre?"
Questo, con un movimento del braccio e del capo, fece segno al suo ragazzo di abbassarsi e sedersi al suo fianco. Daniele lo seguí titubante e poté osservare per una manciata di minuti non quantificabile Andrea attento a posizionare i sassi appena raccolti intorno al perimetro della tomba. Appariva totalmente assorto nel suo compito, una sicurezza e determinazione che raramente Daniele aveva visto prima.
"Lo facevamo sempre io e Marco da piccoli quando andavamo al cimitero a trovare nonna" spiegò mentre completava il lavoro "lo facevamo per proteggerla da tutto: vento, pioggia, neve".
La stessa pioggia a cui Andrea aveva appena accennato aveva iniziato a cadere poco prima ma a nessuno dei due sembrava importare. Daniele, al contrario, era sollevato al pensiero che le sue lacrime potessero fondersi alle gocce di pioggia cadute sul suo viso ed essere meno evidenti agli occhi del ragazzo.
"I sassi più piccoli spesso venivano spostati dal vento o dalla gente che passava, ma quelli più grandi sono ancora lì, non appassiscono come i fiori" continuò Andrea "noi siamo ancora lì con lei". Mentre pronunciava queste parole il suo sguardo si posò sulla lapide, come se stesse parlando direttamente con la donna.
"Sei il primo a dirmi che non sarà per sempre con me, anche quando non la vedo" rispose Daniele mimando le virgolette dell'ultima frase, lo sguardo fisso negli occhi della madre ritratta sorridente in foto. La retorica del 'sarà sempre al tuo fianco, devi vivere per lei' lo aveva sempre nauseato: a lui non interessava vivere per lei, lui voleva vivere con lei, svegliarsi la mattina e trovarla seduta al tavolo della cucina mentre faceva colazione con il solito pacchetto di pavesini e gli scompigliava i capelli non appena lui si avvicinava.
"Dani io non posso prometterti che sarà sempre con te, anche se confido sia così, ma so che tu puoi continuare ad esse' al suo fianco"
Le poche lacrime solitarie che bagnavano il viso di Daniele si trasformarono presto in singhiozzi accompagnati da un sorriso "hai visto ma', ti ho portato 'n filosofo, mica roba da poco". Sentiva un calore invadergli il petto, una combinazione fra dolore e conforto mai provata prima.
Andrea allungò il braccio a cingere le spalle del suo ragazzo e fece sì che questo poggiasse il capo sulla sua spalla "Non posso prometterle che proteggerò suo figlio se prima non faccio lo stesso con lei".
STAI LEGGENDO
Next to me // Andrea x Daniele
FanficChiusero entrambi gli occhi e soffiarono delicatamente sui soffioni esprimendo un unico desiderio. Una volta riaperti notarono intorno a loro i semi bianchi di cui erano composti i fiori danzare trasportati dalla leggera brezza che accarezzava anche...