Parte 1: L'ODORE DELLA PIOGGIA

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"Aveva letto storie che finivano come la sua, prive di un vero finale, incompleto, senza un significato.

Questa, forse, non è la storia che si aspettava.

Questa, non era la vita che desiderava.

Questo, forse, non è il finale che voleva..."


Plic, plac, plic, plac...

La pioggia sembrava non voler cedere come se stesse facendo una sfida con il cielo. Essa finiva il suo viaggio atterrando sulla finestra cominciandone uno nuovo, rincorrendosi con altre gocce unendosi e poi separandosi finché non avrebbero raggiunto la fine della finestra.

I lampi nel cielo illuminavano la stanza buia di un appartamento in periferia; seduto per terra, con le gambe incrociate e la schiena appoggiata al letto, un ragazzo dai capelli castani con i riflessi rossi leggermente scomposti, sfogliava un libro mentre mangiava silenziosamente dei "Twix" e dei "Mars", si perdeva nelle mille lettere stampate sul vecchio romanzo che aveva fregato dalla libreria del nonno il giorno prima.

Qualcuno bussò dolcemente alla porta della camera da letto, il ragazzo sussultò chiudendo, automaticamente, il romanzo, lasciando la mano tra le pagine un poco rovinate per non perdere il segno della storia.

Una donna snella e alta da lunghi capelli castani legati in un piccolo chignon abbastanza scomposto si affacciò alla porta sorridendo leggermente al giovane ragazzo, <<Remy...sei ancora sveglio...?>> la donna entrò lentamente sedendosi a fianco a Remy che la guardava con uno sguardo vuoto <<Perdonami mamma, stavo per andarci...volevo solo finire il capitolo che avevo iniziato, sai come sono fatto...>> rispose sforzandosi di fare un sorriso, <<Oh Remy, sei così giovane, dovresti goderti la vita con i tuoi coetanei, non con i libri!>> rispose la donna scherzosamente mentre scompigliava amorevolmente i capelli folti del ragazzo, <<Ma sono così felice di avere un ragazzo dolce, gentile e intelligente come te, sono orgogliosa di quello che sei...>> continuò alzandosi avviandosi verso l'uscita.
<<Capisco che domani non c'è scuola, ma ancora non è finita, perciò è meglio se vai a riposarti...>> sorrise di nuovo per poi chiudere la porta con attenzione per non fare troppo rumore.

Remy fissò per qualche secondo la porta bianca che aveva decorato con qualche poster dei Queen e di David Bowie, poi si alzò afferando un segnalibro che aveva creato qualche anno prima, e lo mise alla pagina a cui era arrivato prima dell'intrusione della madre.

Si rannicchiò nel letto coprendosi fino al collo con le coperte fissando la finestra, amava vedere le gocce danzare come ballerine sul vetro a fianco al suo letto, contemplando silenziosamente il meraviglioso cielo oscurato.

"A chi non piace la pioggia?" si chiedeva spesso mentre disegnava tranquillamente alla sua scrivania con la musica sparata nelle orecchie.

Molte notti, mentre dormiva, ripercorreva momenti che hanno composto la sua vita, di cui però lui non si ricordava.

Sognava molte volte una donna giovane e bella con un dolce sorriso sul volto che gli si avvicinò dolcemente appoggiando una mano sulla sua testa, facendola scivolare fino alla sua guancia.
Non si ricordava di aver ricevuto delle carezze in tutto il tempo che stava in quel luogo morto e abbandonato. I bambini lì dentro, crescendo, venivamo sempre meno considerati dalla società, soprannominati "feccia" e obbligati a trovarsi un lavoro per guadagnare dei soldi e per incominciare a diventare autonomi, come se per il corso della loro vita non hanno dovuto contare solo su loro stessi. La verità è che dove Remy aveva vissuto i suoi primi anni di vita, un orfanotrofio perso nelle campagne, non potevi fare affidamento suoi bambini e ragazzi che vivevano lì, tanto meno gli adulti che trovavano ogni momento buono per sbarazzarsi di loro.

LAST SUMMER - the storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora