Remy poté sentire un leggero calore colpirgli in pieno il volto ancora assonnato e segnato dai resti di una notte turbolenta trascorsa tra incubi e tormenti.
Strinse gli occhi rigirandosi nel letto provando ad ignorare il fatto che fuori il sole già splendeva molto probabilmente da una o due ore e che era in grande ritardo per l'uscita con i suoi amici, non che fosse una novità, ormai tutti si erano messi l'anima in pace capendo gli strani, e improponibili, orari di Remy che scambiava la notte con il giorno e viceversa.
Camminò scalzo fino al bagno accanto alla sua camera, il pavimento di legno scricchiolava sotto ogni suo passo, si lavò con l'acqua più ghiacciata possibile per riprendersi dalla nottata.
La casa era terribilmente silenziosa, un piccolo straccio di biglietto era gettato sbrigativamente sul tavolo della cucina."Vado a lavoro.
Fatti una doccia che è meglio e fai colazione, ricordati è il pasto più importante!
-Mamma"
Il respiro affanoso del ragazzo accompagnava a ritmo l'orologio che solo adesso Remy sentiva ticchettarre; prese le chiavi di casa, dopo essersi preparato e proprio quando aprì la porta trovò difronte a se un ragazzo poco più basso di lui, un corpo snello e poco muscoloso. Aveva un look da ribelle e disinvolto, i suoi capelli, anch'essi molto ribelli, erano scuri e disordinati diversi ricci gli ricadevano su due occhi grandi e scuri che solo alla luce del sole si schiarivano leggermente facendo intravedere dei luccicchii di verde palude.
<<Ethan? C-che ci fai qui?>> chiese Remy fissandolo.
<<Io e Celestine ci siamo preoccupati che non stavi ancora arrivando, cioè, sappiamo che sei sempre in ritardo, ma almeno rispondi ai nostri messaggi, non puoi sparire senza farci sapere niente>> Ethan sbuffò scompigliando i capelli di Remy.
"Sparire senza far sapere niente a nessuno, non sarebbe una splendida idea?"
Non aveva torto, oggi, diverasamente delle altre volte non aveva acceso subito il telefono per avvertire i suoi amici che si era appena svegliato, quel giorno se ne era completamente dimenticato.
Si era dimenticato dei suoi amici?
<<Mi dispiace...mi è passato di mente...>> Remy gurdò per terra stringendo i piede, cosa che faceva frequentemente, come se lo facesse sentire protetto. Potè percepire che Ethan si lasciò a una risatina, scompigliando di nuovo i capelli del ragazzo di fronte a lui, <<Stai tranquillo, dai su, ora andiamo prima che Celestine si incazzI, sai com'è fatta...>> sorrise grattandosi il collo.
Si incamminarono verso la grossa e maestosa casa di Celestine, oggi dovevano ripassare per gli esami che avrebbero dovuto tenere a fine scuola e preparare anche una presentazione che legasse tutte le materie a un argomento a piacere da esporre ai professori.
Remy capì che erano quasi arrivati quando vide spiccare tra gli alberi un bianco un camino bianco in quel momento in funzione. Arrivarono al cancelletto della staccionata bianca e ben curata, come dal tronde tutta la casa, e come sempre, da tre anni, Remy si fermava a contemplare la grossa casa di Celestine: delle colonne altissime sostenevano il seondo piano che aveva circa quattro balconi, il tetto e grandissime finestre.
Celestine era seduta ad un tavolino di legno fuori, sul prato verde di fianco a un cespuglio di rose bianche, davanti allo studio del padre, in una più piccola casetta di fianco a quella principale, dove passava la maggior parte del tempo.
La ragazza aveva uno sguardo cupo e guardava i ragazzi ferocemente, i suoi capelli neri e lisci, ben sistemati in una piccola coda, la facevano sembrare molto più grande e più matura. I suoi occhi scuri come la brace, ardenti e pieni di vita, saettavano su i due ragazzi. I due adolescenti spaventati, salirono con cautela le piccole scalette di mattoni grigio ghiaro, e giunsero vicino a Celestine che li guardava infuriata e seria come se si stesse trattenendo dall'urlare e picchiare i suoi amici.
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LAST SUMMER - the story
Fiction générale"Aveva letto storie che finivano come la sua, prive di un vero finale, incompleto, senza un significato. Questa, forse, non è la storia che si aspettava. Questa, non era la vita che desiderava. Questo, forse, non è il finale che voleva..."