35

17 1 0
                                    

Nathan

Cazzo! Cazzo! Cazzo!
Stavolta l'ho davvero fatta grossa, maledetta gelosia e maledetta impulsività. Chiamo lei ragazzina e poi sono io il primo a non saper accendere il cervello quando succede qualcosa. Cosa mi aspettavo? Che mi sorridesse e facesse finta di nulla? Che mi offrisse il caffè come ha fatto dopo la mia bravata a casa di Sandy?  Ovvio che non potesse andare così. L'ho capito nel momento stesso in cui ho visto il suo sorriso spegnersi e i suoi occhi riempirsi di lacrime trattenute. Ma non avrei mai creduto che decidesse di lasciare il lavoro pur di non vedermi più e non avere nulla a che fare con me. E tutto quello che ha detto poi...quella ragazza ha una forza immensa ed è onesta fino al midollo. Come ho fatto ad essere così cieco e non capire che era sempre stata sincera? Ma non ho certo intenzione di perderla così. Che io sia dannato se non farò di tutto per riconquistarmi la sua fiducia, partendo dall'andare a riprendermela. Dopotutto è ancora la mia assistente ed ho bisogno di lei nel mio studio. Quindi esco dalla porta e mi avvio verso lo studio di Dean ma dopo aver dato un'occhiata mi accorgo che non c'è. Merda. E se fosse già andata via? Faccio per andare a chiedere a Sam se l'ha vista uscire, quando sento bisbigliare dallo studio di Josh e ci metto un secondo netto a capire che sono loro due che parlottano sottovoce. Mi avvicino senza farmi sentire e li sbircio, la gelosia che mi logora.
"Forza chiedi, lo so che muori dalla voglia di farlo". Afferma Katherine, vuole essere spiritosa ma la sua voce è carica di tristezza.
"Che diavolo succede, bambolina? Perché hai deciso di andartene? Pensavo ti servisse questo lavoro".
Josh sembra seriamente interessato e spero per lui che il suo interesse si limiti alla semplice amicizia. Lo conosco da tutta la vita e mi fido ciecamente di lui, nessuna ragazza è mai riuscita a mettersi in mezzo. Però lei è speciale, è così buona che spinge chiunque a volerla proteggere.
"Mi serve il lavoro. Ma mi serve di più il cuore intero".
"Non capisco che vuoi dire. Seriamente, Katherine. Sei già a questo punto?" Aspetto la risposta a questa domanda come si aspetta l'acqua dopo un periodo di siccità.
"Si. Ma non è colpa sua. Lui è sempre stato chiaro. Io sono piccola e lui non ha intenzione di avere nulla a che fare con una ragazzina. E pensavo mi andasse bene, volevo essergli amica perché preferivo l'amicizia con lui pur di far parte della sua vita".
Ammazzatemi. Me lo merito.
"E che cazzo é cambiato in una notte?". Josh non era presente ieri sera, sa solo quello che sono certo Dean gli abbia raccontato.
"Ho semplicemente capito che non ci riesco. Non riesco a vederlo toccare ragazze diverse ogni sera. Fa male. E la colpa è solo mia".
No. La colpa è mia. É stata colpa mia dal momento stesso in cui non ho dato il giusto valore a questa ragazzina. Ma rimedierò, questo è certo.
"Ti sei innamorata di lui?".
Fermi tutti. Cosa?
"Sai già la risposta". Io no però. Io voglio sentirlo dalle tue labbra.
"Io lo so. Tu però sai dirlo?" La sfida Josh e la vedo sollevare il capo per guardarlo negli occhi.
"Si. Sono innamorata di lui. Ecco perché vado via".
Semplice. Diretta. Sicura. Ed io sono così felice da non respirare e poi mi rendo conto di quanto l'ho ferita con le mie stronzate.
"So che è il tuo migliore amico e noi ci conosciamo da poco, ma ti prego...non dirglielo. Lui non dovrà saperlo mai". Nella sua voce c'è una supplica sincera. Non l'avrei mai saputo e l'avrei persa senza conoscere i suoi sentimenti.
"Te lo giuro" dice semplicemente il mio amico e sono felice di essere passato ad origliare, perché se Josh giura, Josh mantiene.
"Grazie. Ti devo un favore immenso. Adesso però devo andare a lavorare. Ho una sostituta-assistente da cercare". Detto questo sta per uscire ed io corro nella stanza a fianco. Socchiudo la porta per non fare rumore ed aspetto che lei passi prima di uscire. Quando sento la porta del mio studio chiudersi esco fuori e mi ritrovo davanti Josh a braccia conserte e pronto ad una bella ramanzina.
"Hai sentito tutto?" Chiede semplicemente.
"Non so di cosa parli". Faccio il vago
"Lo sai. Sei arrivato tre minuti dopo di lei ed hai ascoltato ogni parola". Non so cosa dire.
"Se lo sapevi perché non l'hai fermata?"
"Perché volevo che sentissi quello che a quanto pare ti ostini a non voler vedere. É una ragazza meravigliosa e tu amico mio sei un coglione. Spero che la bravata di ieri ne sia valsa la pena".
E senza darmi modo di rispondere ritorna nel suo studio. Fantastico. Adesso anche il mio migliore amico mi dà addosso, come se non mi sentissi già abbastanza in colpa. Torno al mio studio e mi fermo sulla porta. Lei è di spalle, intenta a sistemare i colori che mi serviranno per il primo cliente che deve venire a rifinire il tatuaggio iniziato ieri. É tesa, si vede che sta pensando a qualcosa che non va, eppure è scrupolosa nel suo lavoro, attenta a mettere tutto alla giusta distanza. La guardo e ripenso a quello che ho sentito nello studio di Josh: lei si è innamorata di me! Mi sembra assurdo che una ragazza così sia riuscita ad innamorarsi di me, soprattutto dal momento che sono stato uno grandissimo stronzo con lei. Ma a quanto pare è riuscita a vedere oltre alle mie stronzate ed io l'ho delusa. Immagino un'altra ragazza a suo posto, qualcun'altra che sistemi le mie cose e mi si rivolta lo stomaco. Non esiste. Devo trovare il modo di sistemare le cose. Entro senza far rumore, ma a quanto pare avverte la mia presenza perché irrigidisce ancora di più le spalle ma non si volta, continua a sistemare.
"Ho quasi finito, se non ti dispiace dovresti sistemare gli aghi, non ricordo ancora quali siano quelli da dettaglio". Cerca di essere pratica e professionale ma la sua voce è bassa e non mi guarda neanche una volta. Mi avvicino cauto e le sfioro la spalla con la mia.
"Guarda." E detto questo passo un braccio attorno alle sue spalle per prendere l'ago giusto e farle vedere quale sia.
"Questo sottile é quello da dettaglio. Ma non preoccuparti, diventerà automatico riconoscerli con il tempo".
Cerco di sembrare sereno ma il suo profumo mi sta dando alla testa.
"Tranquillo, non credo ci sarà bisogno. Non appena si saprà in giro che sei alla ricerca di un'assistente ci sarà la fila davanti alla porta". E dolcemente si allontana. Mi scansa. Esattamente come fa con qualsiasi ragazzo le si avvicini, ma non l'aveva mai fatto con me e la cosa mi fa sentire acido allo stomaco.
"Non mi serve un'assistente qualsiasi. Deve essere brava e sveglia." Le dico guardandola ma lei non alza mai lo sguardo, anzi si piazza dietro al computer.
"L'ultima volta non c'erano tutti questi requisiti, altrimenti non sarei qui". Ancora neanche uno sguardo, quindi decido di piazzarmi proprio di fronte a lei e mi abbasso all'altezza della sua visuale.
"In realtà adesso si sono abbassati e di tanto anche. Prima doveva essere brava, sveglia, cordiale e soprattutto bellissima". Finalmente alza gli occhi e li punta dritto dentro ai miei, solo che non sono felici come mi aspettavo dopo le mie parole, sono ancora più tristi.
"Allora era proprio destino che non lavorassi qui". Non ci arriva proprio e la colpa è solo mia perché l'ho fatta sentire piccola e inutile.
"Hai ragione, sei troppo per essere una semplice assistente. Puoi avere di meglio. Ma sono così egoista che spero tu non lo trovi. Non ho intenzione di rinunciare a te, ragazzina". Rimane senza parole e la capisco. Io per primo non riesco a credere di averlo detto, ma è la verità e non ho più intenzione di rischiare di mandare tutto a diavolo solo per orgoglio.
"Nathan, ne abbiamo già parlato. Sei davvero molto gentile e ti ringrazio per le belle parole, ma non c'è bisogno di lusinghe non sentite pur di farmi rimanere. Ti aiuterò a trovare qualcuno, nel frattempo sarò qui a fare il mio lavoro e quando avremo trovato la ragazza giusta ognuno andrà per la sua strada". Vuole fare credere di essere risoluta, ma in realtà anche lei non vorrebbe mai andarsene. O magari sono solo un illuso a credere di poter sistemare le cose. Magari non mi perdonerà. Ma che io sia dannato se non ci proverò fino alla fine a farle capire che è l'unica per me. Non appena formulo questo pensiero mi gelo. Quando é successo? Da quando è così importante? Che poi, ha davvero importanza sapere quando è successo? No. Credo proprio di no.
"Ok. Facciamo a modo tuo. Ma se entro una settimana non troviamo quella giusta, tu rimani." Senza accorgermene sono arrivato ad un soffio dal suo naso e lei sta trattenendo il respiro.
"Siamo d'accordo, ragazzina?". Annuisce e basta e non stacca un solo istante gli occhi dai miei. Le sorrido beffardo e mi sollevo, ma quando acquisiamo una certa distanza le sento dire sottovoce
"Ti ho detto di non chiamarmi ragazzina". Sorrido dandole le spalle e poi volto la testa per guardarla da sopra la mia spalla.
"Facci l'abitudine, perché lo sentirai ancora per tantissimo tempo, ragazzina". Non ci diciamo più niente, ognuno entra in modalità lavoro e da quando entra il primo cliente lei diventa super professionale, sorride, li aiuta a scegliere i loro tatuaggi, li indirizza nella scelta dei colori ed è cortese con tutti. Non si prende una sola pausa in più di tre ore, non chiede un istante per bere dell'acqua. Lavora al mio fianco senza invadere un solo spazio della mia postazione e mi passa tutto ciò di cui ho bisogno prima ancora che glielo chieda. Ha sempre fatto così? Si. É sempre stata così efficiente? Ancora si. Ma io avevo la testa dentro al culo e non vedevo nulla oltre al passato. Continuiamo con questo ritmo serrato fino all'ultimo cliente, dopodiché la vedo alzarsi ed andare immediatamente alla postazione per pulire e disinfettare tutto. Butta via gli aghi, sostituisce i colori finito che quelli nuovi e igienizza tutto il piano di appoggio. Le vado dietro come ho fatto altre volte, ma anche questa volta lei diventa rigida e con la scusa di buttare la carta nel cestino, sguscia via. Finge indifferenza, ma l'ho già vista in azione ed è il suo modus operandi quando non vuole essere toccata. Datemi un calcio nelle palle, sono certo che faccia meno male.
"Sarai sfinita, ed ancora ti aspetta il bar. Lascia a me. Faccio io". Le vado di nuovo dietro per prenderle le cose dalle mani e perché odio con ogni mia cellula il fatto che lei mi eviti.
"Grazie, se non ti dispiace allora vado". Ha fretta, vuole allontanarsi completamente da me ed io non posso dirle di rimanere perché deve andare al bar dei suoi, ma se pensa che mi scapperà si sbaglia di grosso.
"Certo, nessun problema. Vai pure, ragazzina". Le faccio l'occhiolino e lei diventa rossa come un peperone ed in tre secondi netti recupera le sue cose ed esce dallo studio. Sorrido soddisfatto. Magari non è tutto perduto. E ci rivedremo prima di quanto lei creda.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 25 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

ImpensabileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora