Al parco

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Tornata a casa mio padre non c'era, quindi meglio così.
Mangiai al volo qualcosina e corsi di sopra per mettermi una felpa e truccarmi.
Quando ebbi finito scesi giù, afferrai il telefono, chiavi e il mio pacco di sigarette ed uscì fuori di casa.
Come ogni pomeriggio andai al parco nel mio solito posto.
Arrivata alla collinetta mi sdraiai per terra e chiusi gli occhi. Mi rilassai al massimo e quando presi il mio telefono mi accorsi che era già passata un'ora e mezza da quando stavo al parco.
Mi misi seduta appoggiata all'albero e presi dalla tasca della felpa le sigarette e l'accendino.
Iniziai a fumare e qualcuno spuntò vicino a me facendomi prendere un infarto, quel qualcuno era proprio Zayn.
Zayn: ehm, scusa non volevo spaventarti.
Io: oh non ti preoccupare, sono io che ero assorta nei pensieri.
Zayn: come mai stai qui?
Io: ogni giorno vengo qua, diciamo che questo è il mio nascondiglio, nessuno sa che io sto sempre qua, apparte te adesso.
Lui mi guardò un attimo e si accese una sigaretta.
Io: e tu invece? Come mai in questo lato solitario del parco? Continuai io.
Zayn: anche io da piccolo, quando venivo da nonna, mi rifugiavo sempre qui da tutto e da tutti. Disse con uno sguardo malinconico e nostalgico.
Io: ah
Continuammo a fumare in silenzio per un bel po'.
Io: e quindi domani vi dovete esibire a scuola davanti a tutti gli studenti...
Zayn: sì in palestra.
Annuì in silenzio e guardai l'ora sul telefono. Erano già le 17:00, questo significava che mio padre sicuramente stava già a casa, ma io come ogni giorno mi sarei ritirata tardi per non vederlo.
Zayn: vabbe, scusa ma è ora di andare per me, ci vediamo domani a scuola. Disse alzandosi e ripulendosi dell'erba.
Io: non ti preoccupare, a domani. Lo salutai con la mano e sorrisi mente lui mi faceva un occhiolino.
Se ne andò e io rimasi ancora un po' lì, giusto il tempo di fumarmi un'altra sigaretta e me ne andai al mio solito bar.
***
Verso mezzanotte tornai a casa.
Tutte le luci erano spente quindi pensai che mio padre stesse già dormendo.
Appena entrai però mi aspettava una sorpresa.
Mio padre mi guardava e mi minacciava con lo sguardo.
Papà: dove sei stata?
Mi prese violentemente per i capelli e mi buttò per terra
Papà: rispondi bastarda!
Mi diede un pugno nello stomaco ed estrasse un coltellino dalla tasca dei suoi jeans. Si avvicinò pericolosamente a me e mi tagliò il polso ancora più di quanto già lo era.
Piansi in silenzio senza proferire parola mentre lui mi picchiava e maltrattava.
Ancora non sapevo il motivo di questo suo cambiamento dopo la morte di mia madre. Mamma.
Lei era il mio tutto, le volevo così tanto bene. È morta di cancro due anni fa. Così io incominciai a fumare, a tagliarmi. Non avevo tante amiche ma solo Charlotte e Kate. Loro sapevano tutto della mia vita. Loro sono state le uniche a venirmi a trovare quando è morta mia madre. Loro mi salvavano prima che perdevo tanto sangue.
Dopo che il mostro si chiuse in camera sua, io andai in bagno a disinfettarmi le ferite e a mettere tre chili di fondotinta in faccia.
Andai in camera mia mi cambiai velocemente, mettendomi un'altra felpa pesante, dato che eravamo già a metà novembre.
Presi lo zaino con i libri che mi sarebbero serviti il giorno dopo a scuola.
Presi tutti i soldi che avevo conservato per due anni, lavorando sempre in qualunque bar o locale.
Questa volta non sarei rimasta lì dentro. Tanto a mio padre non avrebbe fatto ne freddo ne caldo, non si accorgerà neanche della mia assenza.
Presi una valigetta da viaggio e ci misi dentro il computer, l' ipod e poi infilai qualche felpa, jeans, leggins e qualche vestito serale se vado in qualche locale. Presi la mia borsa e ci infilai i trucchi, il caricabatterie del cellulare, i soldi, gli auricolari e la mia seconda scheda di telefono che ho cambiato, quel numero lo conoscono solo Charlie e Kate.
Uscì piano di casa e mi avviai più lontano da quella maledetta casa.
Maledetta non solo perché c'è lo stregone, cioè mio "padre", ma anche perché io ho sempre sentito la presenza di uno spirito e sono sicura che c'è.
Presi il mio cellulare e scambiai la sim. Chiamai Charlie.
Charlie: pronto, dimmi tutto Alison.
La preoccupazione nella sua voce era evidente.
Io: eh scusami tanto se ti chiamo alle quattro di mattina ma mi serve un favore.
Charlie: dimmi.

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