Le lacrime continuano a rigarmi le guance e la testa continua, ormai autonoma, a sbattere contro la porta alle mie spalle.
-Merda!- impreco sussurrando in modo che nessuno possa sentirmi.
È da più di un'ora che sono chiusa nel bagno della centrale di polizia e, come sempre, nessuno si è ancora accorto di me.
Meglio così perchè tanto non avrei niente da dire. Chissà di cosa staranno parlando? Spero non più di me perchè cazzo, non li sopporterei più. Mi sono dovuta chiudere in bagno apposta. Non ce la facevo più ad ascoltarli e sentire ancora parlare di quell'uomo mi ha fatto venire il vomito.
Finalmente riesco a farmi forza e, aiutandomi con le mani, mi alzo in piedi. Sento tutto formicolare per la posa in cui mi sono imbambolata per praticamente un'ora.
Appoggio le mani al lavabo e alzo la testa per vedere il mio riflesso. -Cazzo- avevo due grandi occhiaie, il mascara sbavato del giorno prima e i vestiti improvvisati sporchi di vomito.
Rido amaramente immaginandomi tutti gli occhi degli alunni della scuola o i professori, i ricchi signori che mi hanno conosciuta a importanti eventi e tutti quelli che mi hanno sempre vista impeccabile. Cosa direbbero adesso? Vorrei vedere le loro espressioni.
"Quinn Lily Rose come sei vestita?"
"Quinn ha il trucco sbavato, avete visto?"
"Ma secondo voi ha pianto?"
Tante voci frullano nella mia testa e un forte dolore alle tempie mi fa sbattere contro il muro di piastrelle arancioni dietro di me.
A stento mi riconosco. Vestiti presi chissà dove, vestiti che non metterei mai; due borse viola sotto gli occhi, il mascara del giorno prima... Chi se lo sarebbe mai aspettato?
Mi risveglio da quella specie di incubo ad occhi aperti ma guardare il mio riflesso non aiuta. Distolgo subito lo sguardo e lo punto alla porta chiusa. Quella in cui un'ora fa avevo sbattuto alle mie spalle in lacrime e con la rabbia che mi stava facendo implodere.
Piano piano mi avvicino e dopo aver preso un lungo respiro abbasso la maniglia ed esco dal piccolo bagno arancione.
Attraverso il corridoio e mi ritrovo davanti i miei genitori che discutono animatamente con i poliziotti. Mio padre sembra in preda ad una crisi di nervi, mia madre è bianca in viso seduta sulla sedia che le è stata offerta da uno dei poliziotti. Mia sorella è ancora in lacrime, esattamente come l'avevo lasciata poco fa. Povera, povera Lune. Tu sei l'unica a sapere tutto di me. Ti ho rovinata e ora guardati, soffri per qualcuno che non merita le tue lacrime.
Diane mi fa un sorriso confortante. Te sei la più forte di tutte, non è vero? Guardati tu sì che sei perfetta.Mia madre alza lo sguardo su di me e il suo viso prende di nuovo colore, non mi meriti nemmeno te mamma. -Quinn dove eri finita?- la domanda fa girare tutti verso di me. Madonna sono uno schifo potreste non guardarmi?
Mio padre mi guarda alterato, mia sorella sembra sollevata. No Lunette non sto bene è inutile che gioisci perchè sono ancora viva.
-Io credo di non stare molto bene- voce fredda e ferma che fa indietreggiare tutti.
Mi dispiace davvero tanto. Voi non c'entrate nulla è tutta colpa mia.
Mio padre apre bocca ma la richiude appena vede che mi sto già dirigendo verso l'uscita.
Appena esco comincio a correre. Me ne voglio andare, andare via e non tornare più. Quell'uomo, quell'uomo mi ha portato a questo e non da solo. Io non sono una brava persona ma lui se lo è meritato, non è vero?
Arrivo davanti alla grande residenza dei Lily Rose. I due cognomi sono scritti in acciaio colorato di un oro brillante e lucido che io ho infangato. Mi dispiace.
Entro in casa e corro di nuovo verso la mia suite. Il rosa confetto che ricopre tutta la mia stanza mi investe di ricordi.
Mi dirigo verso l'armadio e prendo molti dei vestiti che ci trovo. L'intimo nei cassettini bianchi e in bagno recupero il minimo indispensabile per lavarmi e profumarmi. Prendo i trucchi? Ma sì dai, con minimo indispensabile alla fine intendevo quasi tutto.
Recupero da sotto il letto le mie due valigie giganti. Mi fermo un attimo ad osservarle intanto che riprendo fiato. Ma che cazzata sto facendo? Forse non dovrei farlo.
-No ma che sto dicendo?- dico ad alta voce. Non ho alcun dubbio devo andarmene via.
Apro le valigie e dopo averci buttato dentro di tutto e di più le chiudo ed eco dalla suite. Per ucire di casa passo davanti alla stanza di mia sorella, Lunette, l'unica mia ragione di vita. L'unica persona con cui mi sento davvero vera, l'unica che mi toglie con gentilezza la maschera che mi costringo ad indossare. La mia bellissima sorellona.
Lascio le valigie e silenziosamente entro, ammiro la pulizia e l'ordine, l'idea di nobiltà che aleggia nella sua suite. È simile alla mia solo più grande, per il fatto che lei sia la sorella maggiore, e di colore lilla.
A punta di dita sfioro il morbido letto poi un foglio sulla sua scrivania attira la mia attenzione. Mi avvicino in punta di piedi come se avessi paura che qualcuno mi possa sorprendere con le mani nel sacco. Prendo in mano il foglio bianco e senza nemmeno pensarci afferro una sua biro sedendomi sulla sedia.
Una volta scritto quello che le volevo dire, piego il foglio e ci scrivo il mio nome.
Quinn Lily Rose.
Mi alzo e velocemente, esco dalla dalla grande villa.
Vi voglio bene ma ho paura per questo me ne vado. Niente uscite d'effetto, niente lacrime. Chiudo solo la porta. Il mio cuore, lo stringo più che posso e mi dico che niente, niente doveva più toccarmi in profondità da quel giorno in poi.
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𝐃𝐀𝐍𝐆𝐄𝐑𝐎𝐔𝐒 𝐍𝐈𝐆𝐇𝐓
General Fiction-Primo libro della saga When Night Comes- All' Upper East Side la vita delle persone o è perfetta o inutile. Quinn Lily Rose è sempre stata perfetta, impeccabile in tutto. A scuola, a casa, ai concorsi di bellezza... Ma infondo la perfezione non esi...