VERSI DI INGANNO

Prologo

Jacques si guardò nello specchio del bagno, i suoi occhi azzurri riflessi nella luce fioca. L'appartamento era piccolo, e non rifletteva la struttura del suo ego smisurato. Restava comunque il suo rifugio, il luogo dove poteva essere sé stesso, lontano dalla monotonia dell'ufficio e di clienti insopportabili.

L'orologio ticchettava sul lavandino, un suono che sembrava scandire il ritmo della sua vita. Jacques era un impiegato bancario, un uomo di routine. Ma dentro di lui bruciava una passione incontenibile: la poesia. Aveva sempre sognato di essere un grande poeta, di scrivere versi che avrebbero toccato l'anima delle persone, specialmente delle ragazze.

Prese un vecchio libro di poesie dallo scaffale accanto allo specchio, le pagine ingiallite e i caratteri chiari. Aprì il libro e iniziò a leggere ad alta voce una poesia di Baudelaire. Adorava la propria voce quando leggeva. Le parole danzavano davanti al suo riflesso, evocando immagini di notti parigine, di amori proibiti e di desideri inconfessabili, che si riflettevano con lui nello specchio.

Silenzio. Poi sfogliando le pagine in modo compulsivo trovò una delle sue poesie preferite.

"La ribellione.." mormorò Jacques, assaporando ogni sillaba. La sua mente si perdeva tra le strofe, e per un istante, dimenticò l'ufficio, le scartoffie e le telefonate insistenti.

Ma il ticchettio dell'orologio lo riportò alla realtà. Doveva andare al lavoro, indossare la sua maschera da impiegato, nascondere la sua anima di poeta. Si strinse la cravatta e si guardò ancora una volta nello specchio. "Un altro giorno in cui la mia bellezza affoga nella mediocrità." I suoi occhi azzurri sembravano tristi, come se volessero gridare al mondo la sua vera essenza.

Jacques chiuse il libro con un sospiro e uscì dal bagno. L'ufficio lo attendeva, ma dentro di lui, la poesia continuava a bruciare, come una fiamma che non si spegne mai, perché la vita ardeva dentro di lui, a volte fino a consumarlo.