Capitolo 3-fretta e furia.

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I trucchi non sono il mio forte. L'unica cosa che si avvicina che fosse mia è sempre stato un burro cacao colorato. Quindi la mia difficoltà era alta per una festa.

Non sono riuscita ad fare granché, un po' di mascara mal messo e del colorito sulle guance in maniera lieve, ma prima che potessi accorgermene appare mia madre alla porta con un'espressione stupita o per lo meno felice.

"Dove vai?" Mi guarda incuriosita accasciandosi alla porta. Facendosi scappare un sorrisetto.

"Mhm..quello è un vestito speciale sai?" Fa un occhiolino. Si avvicina a me sedendosi dietro le mie spalle guardando nello specchiello in cui mi stavo truccando. Allora mi venne naturale chiederle.

"Ah- perché?" Credo di non averlo scelto con meticolosità. Fra quello ed una tuta da matrimonio c'era poca scelta.

Lei mi risponde con un sorriso a 32 denti.
"È il vestito con cui ho conosciuto Carl" disse con un filo lieve di nostalgia.

Non potrei dire che espressione ebbi in faccia in quel momento, ma mia madre mi strinse forte alla vista. Sono davvero felice che mamma abbia trovato una persona così buona come Carl dopo il divorzio con papà.

"Ti sta d'incanto"
Una composizione di parole che avrei usato solo per i giochi di scacchi più ardui.

"Grazie, lo apprezzo davvero ma, non è che.."
Quelle fossette che li comparvero sul viso mi dettero già la risposta.

Poco dopo mia madre portò una scatoletta. Posso dire raffinata, di un legno roseo. Cui dentro c'erano delle polveri.

"A cosa servono?" Domando ingenua.
"Questi sono i segreti delle donne adulte zuccherino" ho sempre odiato quel soprannome, ma mi compare un cenno in viso all'udito ogni volta.

Era una bella sensazione. Le setole dei pennelli mi svolazzavano sulle mie guance, ed io cerco mano ad mano di sbirciare il mio viso davanti allo specchio.
"Ho finito qui" mi rivolge prendendo una spazzola per pettinarmi.

"Chi ti ha invitata? Di solito rifiuti sempre gl'inviti" dice alzando le sopracciglia. Non di nuovo.

"Tray" aggiungo con voce secca.

"Tray? Quel tray?" Ma perché sono sempre così sorpresi quando lo dico?

"Uh..si?" Dico con un po' di vergogna.

"Scusa, mi sembrava solo strano. Non ho sentito di lui per un po' di anni dopo.." si ferma per qualche istante e ricomincia poco dopo "Dopo quell'incidente di sua madre" era una parte della storia che avevo dimenticato. Non volevo ricordare un'avvenimento tanto brutto.

"Già.." mi viene da mormorare. Ma poco dopo vedo mia madre guardare l'orologio di camera mia.
"Per che ora dovresti essere lì?" Uno scatto di brividi mi scuote tutta la schiena.

Merda
Ero in ritardo. Terribilmente in ritardo. Allora mi alzo dalla sedia e vado in cerca delle mie scarpe sportive.
"Oh, le tue convers sono ad lavare zuccherino"
DISPERAZIONE non posso provare altro a quelle parole.

"Ma io ora come faccio!??" Lei mi guarda con un viso calmo. Anche un po' troppo.

"Non penso ti avrei comunque lasciato metterle" le si guarda in torno e si abbassa all'altezza del mio letto. Perché lo stava facendo? Poco dopo tira fuori una scatola da sotto di esso.
"Ecco qui" e mi porge una scatola da scarpe.
"Un paio di tacchi non ti ammazzeranno" non credo potessero farlo, ma una me interna ebbe un po' di paura ad metterci la pianta dentro.

"Dai che sei già in ritardo. Sbrigati zuccherino" mi spinge da dietro con delicatezza.
"Come vai li?"
"In bici" le bacio la guancia e mi dirigo al giardino a prenderla.
"Ti voglio bene ma" mi allontano e vedo la sua faccia medio preoccupata.
"Fai attenzione"

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