2. Suonando Taylor Swift

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"But I knew you
Playing hide-and-seek and
Giving me your weekends
I knew you."
Cardigan, Taylor  Swift -

- Leni io esco.

Chuuya aveva già la mano sulla maniglia, pronto ad uscire di casa, quando la voce della sua ragazza lo richiamò.
- Dove vai?
Leni si affacciò dal salotto e si appoggiò allo stipite della porta con le braccia incrociate, un'espressione leggermente contrariata.

- A suonare.
Chuuya indicò la chitarra che aveva in spalle con un tono seccato. Non era forse ovvio dove stava andando?

- Lo vedo. Dove?

- In piazza.
Rispose Chuuya subito, consapevole che non sarebbe andato in piazza a suonare.

- Peccato, se andavi al parco ti chiedevo di portare Riffel con te.

- Già un peccato.
Borbottò Chuuya per nulla dispiaciuto. Stava per uscire dalla porta quando Leni lo richiamò di nuovo.

- Ah Chuuya.

Chuuya si fermò di nuovo e con un sospiro si giró verso di lei.
- Dimmi.

- Vedi di non fare cazzate. Più di una persona si è lamentata di te giù al locale.

- Per l'ennesima volta, Leni, non mi fotterò un quarantenne sposato solo perché ha le tasche piene di soldi.

Leni scosse la testa, parendo quasi ferita dalle parole di Chuuya.
- Hai ragione scusa, in effetti hai troppo da perdere.

Chuuya uscì sbattendo con forza la porta.

***

- Fanculo.

Borbottò Chuuya calciando una lattina lungo il marciapiede. "In effetti hai troppo da perdere", le parole di Leni non volevano andarsene dalla sua testa. Era da mezz'ora che senza volerlo continuava a ritrovarsele nelle orecchie. Era insopportabile. Chuuya sapeva che Leni aveva ragione. Lui non aveva niente da perdere. Eppure cazzo, aveva ancora un briciolo di dignità e rispetto per sé stesso.

"Ah davvero?" Mormorò una vocina nella sua testa che assomigliava terribilmente a quella di Leni.

- Fanculo.

Ripeté di nuovo Chuuya tra sé e sé e proseguì a camminare a passo spedito verso l'area pedonale di Yokohama.
Prima avrebbe cominciato a suonare, prima quelle parole lo avrebbero lasciato in pace.

Chuuya raggiunse presto una piccola piazzetta nell'aria pedonale, qua e là erano sparsi alberi e panchine e poco distante c'era un negozio di dolci che attirava ogni giorno numerosi clienti.

Il ragazzo si tolse dalle spalle la tracolla della chitarra, la appoggiò per terra, sistemò la piccola cassa e il microfono che aveva con sé e prese la chitarra. Pizzicò le corde, era accordata.

Cominciò dopo un istante a suonare e cantare Eleanor Rigby. Aveva quella canzone in testa da più di una settimana e gli piaceva suonarla quando ne aveva l'occasione.
Suonarla con la chitarra acustica in quella piazzetta ombreggiata, piuttosto che con la chitarra elettrico nell'affollato bar di Leni eri tutt'altra cosa.

Like real people do - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora