Nella Tela del Ragno

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La polvere riempie l'aria, già pesante dalla presenza di innumerevoli persone intente in atti poco legali.
Spostarsi nella massa è un'impresa difficile. La scarsa luce che filtra tra gli alti palazzi è deviata dai vetri delle finestre e dai vasi disposti sulle bancarelle ai lati della strada, prendendo direzioni che casualmente si concentrano sugli occhi dei passanti.
Ciò fornisce un'occasione ai ragazzini per avvicinarsi al bramato denaro e ritornare poi dalle madri, proprietarie delle bancarelle, chi vittorioso, chi con un braccio rotto e un occhio nero.

In questo teatro di sopravvivenza tra forti e furbi, una ragazza si avvia, facendosi strada a spallate e spinte, mai facendosi da parte, ma guardando sempre davanti a lei, verso la sua destinazione. I suoi biondi capelli, raccolti in malo modo in una piccola acconciatura disordinata, sono nascosti sotto il mantello, così come la sua faccia e la sua identità. Se venisse riconosciuta in questo luogo, probabilmente la morte sarebbe il destino migliore. Ma lei ha una missione da compiere e non ha intenzione di tornare a casa senza averla portata a termine.

Ormai sono passati alcuni giorni da quando la ragazza ha lasciato la sua camera da un'uscita brevettata da lei stessa qualche ora prima, la finestra, senza ovviamente avvertire nessuno. Si potrebbe quasi dire che è scappata di nascosto, ma quale motivo dovrebbe avere per rinunciare ad un tetto sopra la testa e avventurarsi nei quartieri dimenticati della Città, dove anche il diritto alla vita deve essere comprato o, per i più disperati, rubato? Semplice, la sua destinazione è la Tela del Ragno e finalmente è arrivata davanti all'ingresso.

Seppure non ci sia una porta o un cartello a segnare l'ingresso per la Tela, è ben chiaro dove esso sia, grazie al varco privo di persone e luce che divide quel vicolo laterale dalla massa informe di affamati che infesta la strada principale. Mentre la ragazza avanza verso quel confine invisibile sente su di sé gli occhi dei pochi che ancora conservano quel che rimane della loro dignità e si sentono in diritto di giudicare; sono occhiate pesanti, piene di curiosità e pietà, per la povera anima che sta andando a fare un patto col diavolo.

Arrivata alla fine del vicolo, ignorando l'odore di sangue e sporco che caratterizza ogni strada nascosta della Città, vede che sulla destra è appesa una tenda, macchiata da numerose sfumature di rosso, che con vanità ancora si regge appesa a coprire un'entrata. Oltre la tenda ad attenderla vi è il piccolo regno del ragno.

Nessuno sa davvero quando la Tela del Ragno sia nata. È relativamente recente come attività, ma, come sul suo fondatore, "Spider", non si sa di preciso nulla. L'unica certezza è che, se si ha abbastanza denaro e la capacità di reprimere il senso di colpa, Spider porterà a termine un qualsiasi compito per i suoi clienti. In ogni caso è conoscenza comune quanto, dopo il primo contatto, sia difficile liberarsi da una ragnatela, specialmente mentre si chiude appiccicosa attorno al collo dei debitori.

Questa conoscenza non sembra turbare la ragazza mentre si avvia decisa verso una piattaforma in metallo arrugginita, posta in orizzontale, simile ad una brutta copia di un bancone centrale.

"Vorrei parlare con Spider" dice al ragazzo seduto dall'altra parte, nascosto dall'oscurità. "Perché?" "Ho da offrirgli un incarico." Il ragazzo la guarda dall'alto al basso, lentamente. "Hai quanto serve?" Il sacchetto di monete che si presenta sul bancone con un rumoroso fruscio metallico sembra soddisfare quest'ultima domanda.

"Bene, dimmi il tuo nome e ti registro sulla lista d'attesa." Il sorrisetto del ragazzo non passa inosservato e in un attimo si ritrova con un pugnale appoggiato alla gola. "Non trattarmi da stupida, so che non serve nulla del genere in questi luoghi. Portami da Spider. Ora." Alzando le mani in segno di resa, il ragazzo risponde senza smettere di sorridere: "Ok, ok, mi hai beccato, scusa" e mentre si sposta la lama dalla gola continua "Prego, di qua."

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