L'Ultimo Spettacolo

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Il teatro era vuoto. Ovvio, era passato molto tempo dall'incendio, ma nessuno si era preso la briga di riparare i danni. Cos'altro ci si poteva aspettare, in un mondo di crudeltà e insensatezza?

Nonostante questo, però, Aurelius si incamminò per sicurezza verso il palco.

Le fila di sedili erano annerite dalle ceneri, bruciati per più di metà. Sul pavimento, una volta ricoperto da un pavimento rosso sangue, c'era solo polvere e brandelli di stoffa bruciata. I vari palchi, che un tempo erano collocati come svariate finestre per tutte le pareti, erano irriconoscibili. Era un miracolo che il soffitto fosse ancora in piedi. Il ragazzo sperò di non aver usato il suo miracolo per quel motivo, perché di sicuro gli sarebbe servito a breve.

Una musica lenta, sottile, iniziò a diffondersi nell'aria, come una nebbia. Musica di violino.

Era abbastanza ovvio, visto che qualcuno ne stava suonando uno sul palco. Il ragazzo fece scivolare la mano fino alla pistola. Gli sarebbe servita, senza dubbio.

Il Violinista era vestito con abiti datati. Un lungo pastrano nero che Aurelius riconobbe come veneziano (bauta era il termine corretto, se non errava), un cappello del medesimo colore e una maschera bianca. Le mani guantate saettavano velocemente sulle corde dello strumento, creando una melodia a dir poco unica.

Di sicuro l'uomo lo aveva notato, ma continuò a suonare. Di sicuro era stato un musicista, nessuno sarebbe stato in grado di produrre una simile melodia.

Fu solo quando Aurelius arrivò a metà della sala che l'uomo concluse la sua sinfonia. Le dita smisero di pizzicare le corde e la musica si interruppe. Il violinista ripose il suo strumento in un fodero e rimase a fissare il vuoto davanti a sé con aria pensierosa.

-Magnus Zeno! - esclamò il ragazzo, puntando la pistola contro l'uomo -Sei in arresto per l'omicidio di tre persone, alzati lentamente e metti le mani in alto-

-Tre persone? - chiese Zeno, confuso -No, no, no... ne ho uccise molte di più...- il suo volto si diresse lentamente verso Aurelius e per un attimo il ragazzo riuscì a vedere gli occhi del violinista dietro la sua serafica maschera. Erano rossi, come il sangue.

-Tu non sei un poliziotto- dedusse Zeno -No, tu sei qui per un altro motivo. Non vuoi arrestarmi, vero? Sei qui per vendetta. Ma la vera domanda è: vuoi vendicare chi? –

-La mia famiglia! – urlò il ragazzo, tenendo l'arma puntata contro l'uomo.

-So chi sei- ammise Magnus -Ti ho già visto. Sei Aurelius Pyke. Mi ricordo della tua famiglia. Ah che spettacolo! Un'opera unica! Irripetibile! –

-Li hai uccisi tutti! – sbraitò Aurelius, tentando di ricacciare indietro le lacrime -Sei un assassino! -

Zeno fece un gesto vago con la mano -Sono un maestro. Un compositore. Uccidere è un'arte, ragazzo mio. Ogni pallottola è una sinfonia. Ogni colpo a segno un rullo di tamburi. Ogni grido un acuto di violini. Perché nessuno lo sente? Perché nessuno sente l'armonia di tutto questo? –

-Non è un'armonia! – strillò il ragazzo -Questo è caos! –

-Ma anche il caos in fondo è pianificato- replicò Zeno -E poi come fa a non sapere che l'estremo caos tende all'ordine? –

-E si ti uccidessi ora? – domandò Aurelius -Pensi che sentiresti una melodia? –

-Tutti dobbiamo morire, prima o poi- commentò il violinista -Io intendo meritarmelo-

-Ed è per questo che hai ucciso mio padre? E mia madre? E mia sorella? Solo per meritartelo? – ormai il ragazzo stentava a tenere a freno le lacrime. Avrebbe potuto finire tutto in quel momento. Premere il grilletto. Nessuno lo avrebbe mai saputo. Ma una parte di lui tentennava. Una parte di lui voleva prolungare quel momento all'infinito. Come se parlare con quel mostro lo avrebbe fatto sentire meglio. O forse sparava che quelle parole gli dessero la forza di sparare.

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