L'addio

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Capitolo 3
*** L'ADDIO ***

L'ADDIO

Oscar stava giocando con il suo pallone e ripensava alle parole del padre.. Già aveva origliato alla sua porta ed ora sapeva tutta la verità...
Ma per quale motivo stava facendo tutto questo?

"Oscar deve giocare a tutti i costi", gli occhi di suo padre erano nero carbone. Davanti a lui c'era il vicepresidente, Gerand Polignac.
"Concordo con te De Jarjayes, ma lo sai come la sta pensando la Federazione Francese, tra poco ci saranno i mondiali in Italia e tutti sono proiettati lì, a chi vuoi che interessi il calcio femminile?"
"A me non interessa, mio figlio deve diventare un grande calciatore, corromperò i vertici della federazione se sarà necessario."
A quelle parole, Oscar si appoggiò al muro. Ora aveva capito tutto. Suo padre avrebbe voluto un figlio maschio ed invece era nata lei, dopo le sue sorelle. Ed ora stava facendo di tutto per portarla ai vertici mondiali.
Oscar strinse il pugno, non lo avrebbe deluso mai.

A ripensarci ora ad Oscar venne da piangere, perchè il destino si era accanito contro di lei? Era una promessa del calcio ed era relegata a giocare con ragazzine che non sapevano tenere il pallone per terra? Doveva vincere a tutti i costi e giocare per far felice suo padre. Tirò il pallone fortissimo contro il muro, se avesse potuto lo avrebbe spaccato.
"Ehi Oscar che ti prende? Vuoi rompere qualcosa?"
Era Andrè. Lei si voltò e sorrise, gli occhi verdi del suo amico la distendevano, come sempre.
"Vuoi che ti sfidi Andrè?"
"Ma per carità Oscar. Domani ho un incontro importante, contro l'Olimpique Marsiglia e non voglio infortunarmi per giocare con te. Sai essere dannatamente fallosa, quando sei nervosa.."
"Si vede verò Andrè?"
Andrè sorrise, conosceva Oscar meglio di lei stessa. E non poteva fare a meno di lei, purtroppo.
"Andrè che ne dici di accompagnarmi?"
"E dove madamigella?"
"Non scherazare come al solito ti prego.."
"E va bene la smetto..", Andrè si toccò la testa per stemperare la tensione. Quando Oscar lo guardava così, si sentiva mancare.
"Voglio fare un giro con i cavalli di mio padre, voglio arrivare alla grande tenuta, dietro la collina."
"Ma Oscar è da tanto che non andiamo a cavallo."
"Non mi dirai che il grande attaccante Grandier ha paura di un misero pony della tenuta De Jarjayes.."
"Questo mai e poi mai, madamigella, l'accompagnerò ovunque lei vuole."
"Seguimi, dico a Pierre di prepararli."
Era proprio vero, Andrè avrebbe seguito Oscar ovunque, ma le parole di suo zio lo avevano messo in subbuglio. Quella storia del trasferimento non gli andava proprio giù.
Fu un pomeriggio magnifico, cavalcarano fino alla tenuta del vecchio De Jarjayes, il nonno di Oscar. Spossati si sedettero all'ombra di un grande salice.
"Sai Andrè, ho deciso."
"Cosa Oscar? Certe volte mi fai paura quando inizi i discorsi così."
"Diventerà il calciatore più forte del mondo e sfiderò i maschi."
"Oscar ma tu sei già forte. Hai battuto anche il capitano dei maschi, Girodelle."
"Tu non capisci Andrè. Io lo devo fare per mio padre."
"Già, tuo padre. Ma perchè cerchi di compiacerlo in tutto e per tutto?"
"Perchè ogni volta che mi guarda è triste. Lui voleva un maschio e io lo renderò felice."
"Ma tu sei una ragazza e potresti vivere.."
"Non dirlo neanche per scherzo Andrè. Io voglio giocare a calcio e vincere tutto. Fino alla coppa del mondo.."
"Questa si che è bella..."
"Perchè ridi?"
"perchè non esiste per le donne.."
"Invece esisterà, perchè mio padre lo vuole far creare.."
"Già, quando De Jarjayes si mette in testa una cosa non lo ferma nessuno, mi ricorda tanto qualcuno.."
"Allora Andrè rientriamo o damani i tuoi muscoli saranno troppo stanchi per affrontare l'Olympique Marsiglia.."
"Non lo dire neanche per scherzo Oscar.."
"Grandier prima o poi giocheremo insieme.."
"Forse un giorno Oscar.."
Quanto vorrei che quel giorno venisse Oscar...

****

Giugno 1990

Oscar aveva vinto il campionato femminile con il Paris Saint Germain, vincitore anche del titolo giovanile maschile, capitanato da Girodelle. Andrè si era dovuto accontentare del terzo posto. Erano iniziati i mondiali di Calcio in Italia e i due giovani non si perdevano una partita. Avevano posizionato un televisore a 32 pollici nella vecchia tenuta del nonno con un video registratore per guardarsi le partite. C'era l'Argentina di Maradona, la Germania di Voeller e Matthaus. Purtroppo la Francia non si era classificata e suo padre era furioso. Lui che aveva portato con Platini la nazionale ad alti livelli ora si ritrovava a guardare una competizione dove i loro colori non erano rappresentati.
"Andrè, forza c'è la prima gara.."
"Arrivo Oscar, ma c'è tempo.."
"Invece non ce ne è. Andiamo!"
"Sei sempre la solita precisina Oscar."
"Dai che inizia Argentina Camerun..."
"Eccomi arrivo."
Arrivarono mezz'ora prima dell'inizio della gara, che si disputava al Meazza.
"Mi piace l'Italia sai Oscar?"
"Davvero?"
"Si, anche perchè presto io e mio zio ci trasferiremo lì.."
"In che senso?"
"Mio zio avrà un lavoro, a Piacenza."
"E Parigi?"
"Tornerò Oscar perchè anch'io voglio diventare un grande calciatore."
Ad Oscar il pensiero di perdere Andrè le fece male, ma non lo diede a vedere. In fondo come le aveva detto suo padre i sentimenti vanno celati e non si devono far vedere.
Fu un'estate bellissima a sognare di saper giocare come Schillaci, Maradona e poi la Germania si era conquistata un titolo ambitissimo.
"Anch'io un giorno alzerò una coppa come quella Oscar.."
"Lo so Andrè, un giorno vinceremo."
"Vieni con me Oscar."
Oscar lo seguì ed uscirono dal vecchio studio del nonno, dove ora regnava solo la polvere, per andare al vecchio salice di fronte la tenuta.
Andrè con un coltellino fece due segni sul muro. Una A e una O.
"Se un giorno vinceremo Oscar, torneremo qui insieme e porteremo le nostre coppe, per ricordarci di quest'estate magica dei Mondiali. Anche se non starò più a Parigi, tu ed io seguiremo il nostro sogno Oscar, devi promettermelo."
"Ci sto Andrè."
Entrambi si strinsero la mano. La loro amicizia si rafforzò. Oscar sentì una leggera malinconia, ma non ci pensò.
Andrè partì per Piacenza e lei rimase sola ad allenarsi....

1991

L'anno dopo furono istituiti i campionati del mondo femminili, con la vittoria degli Stati Uniti sulla Norvegia. Fu un evento magnifico con la cornice della Cina ed Oscar sognò di esserci. Aveva solo 12 anni, ma ci avrebbe messo tutta se stessa. Ogni mese Andrè le scriveva e le diceva che in Italia poi non si stava così male. Aveva un compagno che si allenava sempre con lui, un certo Simone Inzaghi di due anni più grande di lui e secondo Andrè di strada ne poteva fare tanta. Andrè le comunicava che l'anno prossimo avrebbe giocato nel Parma, era il primo calciatore straniero che veniva tesserato in una giovanile ed era orgoglioso. Un giorno sarebbe tornato in Francia ed avrebbe giocato nella nazionale..
Oscar sorrise, il bello di Andrè era che vedeva sempre il lato positivo delle cose, mentre lei era la più razionale e non si lasciava mai coinvolgere. Si mise la tuta e sorrise, doveva allenarsi con Girodelle, ormai era diventato lui il sostituto di Andrè, anche se non era proprio la stessa cosa.

****

Giugno 1994

Oscar faceva parte della squadra under 15, mentre Andrè era nel campionato primavera con il suo Parma.
Era l'anno del nuovo mondiale ed Oscar come al solito non si sarebbe persa una partita. Anche questa volta la Francia non si era qualficata. Era davvero deprimente. I mondiali era qualcosa che ti restava dentro. vedere tutte quelle persone tifare nazionali così diverse. E poi il Brasile, la Germania, l'Argentina, la Spagna, l'Italia..
Già, l'Italia fu quella che seguì di più in assoluto: Roberto Baggio era davvero un fenomeno. Un grande calciatore. Decise che un giorno lo avrebbe incontrato. Anche suo padre che non faceva mai commenti sui calciatori a parte Platini, Van Basten e Pelè, disse che Baggio era davvero forte. E non aveva tutti i torti.
La finale fu magica, ma quei rigori sbagliati proprio da Baggio e Baresi, consegnarono la coppa in mano al Brasile...
Se avesse sbagliato lei il rigore decisivo per una finale mondiale, non avrebbe dormito la notte, chissà come stava Roberto Baggio...
Ad agosto rivide Andrè, era tornato per una visita fugace. Erano passati tre anni, ma rivederlo sembrava ieri. Era più alto e muscoloso, così come Oscar era più slanciata. Ad Andrè veniva voglia solo di abbracciarla, ma Oscar era così contenuta nei rapporti con gli altri che si strinsero solo la mano.
"Come stai Andrè?"
Quante volte avrebbe voluto sentire la sua voce...
"Bene Oscar e tu?"
"Bene Andrè.."
Rimasero in silenzio a guardarsi. Il sole stava tramontando, l'autunno sarebbe arrivato presto e loro si sarebbero divisi di nuovo.
"Oscar tornerò lo sai."
"Ti aspetto Andrè e torna da campione."
"E' la mia promessa che ti faccio Oscar."
Si lasciarono così, ma gli anni non avrebbero cancellato la loro amicizia...k

Oscar il numero dieciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora