Capitolo 2

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•Snowy Hashford•

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•Snowy Hashford•

Assottigliai lo sguardo, cercando di guardare la luce del mattino attraverso quei piccoli spiragli lasciati aperti delle vecchie veneziane che decoravano la finestra della piccola camera dove dormivo,

Quella mattina il cielo era cupo e la luce fioca rifletteva dei piccoli pallini ondulati sul muro della camera.

Vivevo a Fogsville da meno di tre settimane e già volevo scappare via da quella cittadina tenebrosa a gambe levate, l'unico problema che mi impediva di farlo era che non avevo nessun posto in cui andare.

Ero sola, completamente sola e abbandonata a me stessa e l'unica persona che si era presa cura di me era mio nonno, ma era morto un anno prima.

Ero abituata alla mia solitudine, orfana di entrambi i genitori avevo vissuto solo ed esclusivamente con nonno Ronald, lui mi aveva fatto da padre e sapere che ora non avevo nessuno con cui passare il mio tempo mi distruggeva nel profondo del cuore e pensai che le ragazzine della mia età come unico problema avevano quello di cosa indossare per andare ad una festa, mentre io, di problemi, ne avevo molti di più e di mole decisamente superiore ad un vestito.

Quando mio nonno morì non avevo nulla, la casa nella quale vivevo con lui era stata messa all'asta e ricordavo che mentre stavo riempiendo gli scatoloni con le poche cose che avevo deciso di conservare trovai una lettera.

Quella lettera fu la mia salvezza e la mia condanna più grande, perché per colpa sua ora mi ritrovavo chiusa in un errore che non avevo scelto neppure io di compiere.

Mio nonno aveva scritto quella lettera mesi prima di morire, probabilmente aveva capito che non gli rimaneva molto tempo per vivere e voleva assicurarsi che io avessi un tetto sulla testa e del cibo sulla tavola, senza sapere che in realtà mi stava chiedendo una sorta di suicidio.

Nella lettera nonno Ronald aveva scritto che nel momento in cui lui non sarebbe riuscito più a prendersi cura di me, dovevo bussare alla porta dello zio Adolf, un uomo con la quale avevo parlato pochissime volte e che non mi ispirava chissà quanta fiducia, ma ahimè non potevo ritrovarmi sotto un ponte e fui costretta a chiedere aiuto a lui.

Zio Adolf era divorziato ed era il fratello maggiore di mio padre e, a detta di mio nonno, era molto ma molto diverso da lui.

Non avevo mai capito che tipo di lavoro svolgesse, l'unica cosa che sapevo era che era rinchiuso h24 nello studio che aveva addobbato in casa, una strana villa antica, tenebrosa e poco invitante.

E come se la vita volesse giocarmi qualche brutto scherzo, dovetti convivere per un anno intero non solo insieme ad uno zio squilibrato da far paura, ma anche assieme a suo figlio, Chan e fu proprio lui la mia rovina.

Chan aveva due anni in più a me e svolgeva una vita fuori dal normale, tra canne, droga e serate tornava sempre a casa di notte e soprattutto ubriaco da far schifo ed io ero costretta a chiudermi a chiave nella mia stanza perché più di una volta mi ero ritrovata qualche suo amico in camera.

Different with kindred soulsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora