Capitolo 21. Una pennichella sotto i fuochi d'artificio (★)

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Esco dal bagno che ho ritrovato un po' di equilibrio. Non mi sento ancora tanto bene e forse dovrei mangiare qualcosa, ma il solo pensiero di mettere un pezzo di cibo in bocca mi fa salire su un altro conato di vomito. Non vedo l'ora che questa serata finisca per buttarmi a letto.

Il banchetto è alla fine del corridoio, così avanzo lentamente con passo felpato sopra un lungo tappeto rosso. Una striscia di luce interrompe a metà la mia strada e dalla fessura di una porta si diffonde un forte odore di fumo.

Avverto risatine e schiamazzi provenire da una delle sale del palazzo e la curiosità mi spinge ad avvicinare l'occhio e l'orecchio. Intravedo subito la grossa mole di Ornella De Santis che tiene in mano una lunghissima e finissima sigaretta. Se la fa con un'altra invitata che ho visto prima, ma non sto ricordando il nome... era l'altra sorella di Claudio... ah, sì, Brigitta De Santis! Non riesco a vedere molto bene da qui, ma mi sembra che siano all'interno di una stanza molto piccola con balcone.

«...certo che stanno popo messi male per sta' co' sti qua...». È la voce di Ornella in pieno accento romano. «...che scesa... mettersi con quei plebei poi... Oh per Heylos, ma hai visto come se so' conciate quelle due?».

Scoppiano a ridere in modo fragoroso, piegandosi in due e tenendosi alla tappezzeria. Probabilmente si stanno riferendo alle zie Silvana e Martina. Come dare loro torto?

«Per non parla de sti Reietti... co' che coraggio so stati invitati qua?».

«O sai, sorella mia». Questa è l'altra, Brigitta De Santis. «Na vota che inizi a cade giù l'unico modo per fermarte è tocca' il fondo».

Quindi è davvero questo che pensa l'alta società magica di noi. Che siamo caduti davvero in basso solo perché ospitiamo un povero ragazzo orfano e sua madre vedova in casa nostra. E perché non rivolgono queste ingiurie contro i Valchiri? Eh, no! Loro non si toccano, fanno parte delle dodici nobili casate...

«Certo che almeno quella zoccola se salva», continua Ornella De Santis.

«Poro uomo, poro Umberto. Co' una senza-voce...».

La zoccola sarebbe mia sorella? Ma come si permettono? Sto quasi per entrare e farle saltare in aria, quando una voce fredda e distaccata si aggiunge al gracchiare delle loro bocche.

«Non è stata per volontà dei Valchiri questo matrimonio».

Mi chiedo chi abbia parlato, perciò cerco di sporgermi un altro po' senza farmi notare. Alla fine sono costretto a mettere l'occhio all'interno del buco nella toppa e intravedo una donna dai capelli rossi e spenti, vestita di nero. Sembra appoggiata alla ringhiera di un balconcino, anch'essa con una lunga sigaretta tra le dita.

«E pe' volontà di chi?», interviene Ornella De Santis tutta impettita.

«Per volontà della Corona», risponde quella. Sì... la riconosco, è Mariarosa De Santis, la vedova De Angelis.

«La Corona?», ripete Brigitta De Santis. «E perché la Corona vorrebbe che i Valchiri sposino una Pitrelli?».

Già, qual è il vero interesse dietro questo matrimonio?

Mariarosa De Santis prende un lungo tiro di sigaretta. «Lo sapete già. È quello che vogliono tutti...».

«Marco!». Mia madre mi richiama con voce stridula e quasi mi fa sobbalzare.

Mi allontano di corsa dalla porta, sperando che le signore al suo interno non abbiano notato la mia presenza, quindi raggiungo mia madre in fretta e furia.

Lei di contro mi accoglie con uno scappellotto in testa e una spinta in mezzo all'intero banchetto.

C'è silenzio, poiché l'attenzione di tutti è concentrata su Alessandro Valchiri, vicino al tavolo del buffet. Nonostante in mano abbia una coppa di sorbetto al limone e il resto dei commensali abbia finito di divorare persino il proprio piatto, c'è ancora cibo per altrettanti ospiti.

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