Capitolo 10. L'annuncio (★)

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Questa mattina siamo tutti seduti alla tavola di casa nostra per fare colazione. Mamma vuole annunciarci qualcosa, ma dopo quello che è successo nell'ultima settimana c'è davvero poco che potrebbe sorprendermi.

Mio cugino Matteo è a capotavola, nel posto che una volta spettava a nonno Antonello e gioca al telefono mentre sgranocchia un toast. Lo vedo più ingrassato rispetto al solito e, considerando che è alto più di un metro e ottanta, fa una certa impressione. Alla sua destra, sua madre Silvana, che stamattina indossa una camicetta a fiori, e alla sua sinistra, suo padre Giuseppe, che oltre a essere il primo cugino del mio sembra un suo fratellastro. A volte fa impressione quanto si assomiglino, tranne quando parlano. Zio Giuseppe non spiccica più di tre parole in italiano, rendendo il dialetto la sua unica vera lingua. Matteo ha preso certamente da lui, ma con il fatto che parla poco non si nota abbastanza.

Il naso a gobba di zia Martina svetta sopra la capocchia lucida di zio Orazio, a mio avviso il membro più simpatico della famiglia. Non so come entrambi siano finiti insieme, ma probabilmente sarà stato l'ennesimo matrimonio organizzato. Orazio è troppo buono e silenzioso per avere qualcosa in comune con zia Martina. La sua passione sono i fiori e la coltiva lavorando in una serra a tempo pieno. È sempre disponibile in casa e non si tira mai indietro se si tratta di svolgere qualche lavoretto. A volte, zia Martina lo tratta male, perché è poco presente agli "affari di famiglia", ma per me fa benissimo a tenersi alla larga da certe questioni. Credo che mia cugina Maria abbia preso da lui in tutto e per tutto. È sempre stata timida, anche da piccola. Matteo e io cercavamo sempre di coinvolgerla nei nostri giochi, ma era più probabile trovarla con un libro in mano.

La tavola è bandita come se dovessimo avere degli ospiti a colazione. Zia Teresina ha dato il meglio di sé con l'impiattamento, creando torri di tramezzini al prosciutto, piramidi di melone, barche di ananas e facce sorridenti di uova e bacon. Davanti a me, però, c'è la mia classica tazza di latte tiepido macchiata con caffè e la mia torre di biscotti al cioccolato da inzuppare fino allo spappolamento.

«Buongiorno».

Lorenzo è l'ultimo membro di questa nuova realtà a sedersi a tavola, proprio di fronte a me, e sono stupito del sorriso che mi rivolge. Sembra un'altra persona, come se il pianto di ieri sera avesse fatto cadere giù la maschera di tristezza che gli si era calcificata addosso. Ne sono ancora più certo guardando i suoi occhi, solitamente scuri come chicchi di cacao, oggi chiari come noci di miele.

«Che succede?», mi domanda sottovoce, estraniato quanto me dalla presenza di tutta la famiglia al completo.

«Non lo so».

«Unne u me toast?», prorompe Matteo alzando lo sguardo dal display del suo smartphone.

Maria lo sta finendo di divorare. «Era messo sul piatto al centro».

«Era mio!», si imbroncia lui. «Mamma! Maria mi ha rubato il toast!».

«Suvvia, smettetela», incalza zia Silvana con i pugni ai fianchi.

Allora interviene zia Teresina per risolvere la questione: «Te ne preparo un altro, tranquillo».

Mia madre si alza in piedi, nascosta dalla mole di zio Orazio, e si limita a ruotare gli occhi al cielo. Stamattina sembra riposata, si è truccata e indossa un blazer verde alquanto formale.

«Buongiorno a tutti. Vi starete chiedendo perché questa colazione così abbondante».

I miei occhi corrono all'altro capo della tavola, dove mio padre, in giacca e camicia, sorseggia la sua tazzina di caffè.

«La prossima settimana ci sarà la cena a casa dei Valchiri e dato che sarà un evento formale, abbiamo deciso di andare a Mezzogiorno per trovare qualcosa di carino da metterci».

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