Il sole sta tramontando, gli ultimi raggi strisciano sull'erba e sull'acqua come serpenti di sangue.
Poggio i piedi nudi sul prato con calma, uno dopo l'altro, in direzione di questo grande bacino scintillante. Non so perchè, ma la sua presenza mi attira, ogni sera lo vedo alla finestra e gli getto uno sguardo fugace.
Chi sono io per non seguire un istinto?
Ho bisogno di pensare: qualsiasi significato avesse la scena dell'altro giorno in mensa non mi è piaciuto per niente. Non so cosa voglia da me quel gruppo di montati e non so cosa aspettarmi. Credo che il tizio in questione si chiami Porter, l'unica cosa che posso dire di lui è che ha un bell'aspetto, nulla da eccepire in merito.
Ma io ho smesso con queste stronzate. Voglio solo concentrarmi su me stessa e studiare.
Arrivo a un passo dal lago e mi siedo sulla riva, avvolgendo le ginocchia con le braccia. L'acqua mi fa paura da sempre, ma il suo sinistro richiamo in qualche modo mi calma.
«Nadia.»
Che cazzo ci fa qui?
Non è possibile. Non mi sono neanche voltata, ma questa voce la riconoscerei tra mille. Mi giro: Oliver è a pochi passi da me, una sagoma fin troppo familiare stagliata contro una fitta schiera di abeti.
Come ci è arrivato alla Blackthorn? Mi ha seguita?
Si è rimesso con Claire, cosa vuole ancora? Sono tornati insieme in men che non si dica, gli è bastato dare l'intera colpa a me. Quella scena ce l'ho ancora piantata in testa: lei che mi urla che sono una puttana, lui che tiene gli occhi bassi e la insegue. Che sia venuto di nascosto? Che bastardo, si aspetta forse che ci caschi ancora?
Non riesco a dire una parola, avverto la lingua pesante e immobile, attaccata al palato.
Lui si avvicina senza scollarmi gli occhi di dosso, è bello come lo ricordavo: i ricci scomposti e mossi dal vento e quei due occhi scuri che mi hanno già dato fin troppi problemi.
Ormai è a un passo da me, lo vedo chinarsi e me lo ritrovo con la faccia piantata a un centimetro dalla mia.
«Nadia, mi sei mancata.»
È talmente vicino che posso sentire il suo fiato farsi strada verso la mia bocca e cercare un varco. Non mi accorgo nemmeno di averla aperta appena, in un attimo lo sento infilarvisi con irruenza, la lingua pronta a tastare ogni angolo che trova. Perché non faccio resistenza? Lo odio, tutto questo mi ha già dato fin troppe grane, eppure perdersi con lui è una sensazione che mi dà fin troppa euforia.
Si stacca e lo vedo abbassarsi velocemente, tirare su con decisione la gonna che mi copre le gambe, sfilarmi gli slip e sparire con la testa laggiù. Non c'è niente di delicato o di amorevole nel suo tocco bagnato, è proprio come lo ricordavo. Ho un vago pensiero di dove mi trovo e di poter dare spettacolo, ma lo ricaccio indietro con fin troppa facilità... Quando avevo deciso che non gli avrei più dato retta? Tutto questo è sbagliato e disperatamente eccitante.
Anche l'urlo che vorrei cacciare rimane strozzato, non riesco a esalare niente, solo un gemito vuoto e soffocato.
Qualcosa è dietro di me, d'un tratto: una carezza fredda e umida, come di due grandi mani che iniziano a indulgere sulla mia schiena, prima di scivolare sotto la camicia per cingermi la pancia e risalire verso i seni. Guardo in basso: queste mani le conosco, le ho intraviste solo ieri... il ragazzo della mensa. Come diavolo ci è finito, qui?
La parte più irrazionale di me non replica niente e mi convince a lasciarmi andare: lui si avvicina ancora, lo avverto cingermi e strizzare sempre di più, prendermi le gambe da sotto e sistemarmi in braccio a lui. Le sue dita vanno verso il mio sesso e iniziano a penetrarlo, in una lentezza esasperante, la lingua di Oliver che non ha mai smesso di darmi piacere.
Mi ritraggo con uno spasmo, vedo la testa di Oliver allontanarsi appena per scrutarmi dritto negli occhi e rimango di sasso: Porter? Come ho fatto a scambiarlo per lui?
«Nadi...»
Mi volto di scatto: poco più in là due occhi azzurri sono posati su di me, un'espressione che conosco a memoria attorniata da una luce che gli non ho mai visto addosso. Stefan? Cosa cazzo starà pensando di me e di questa scena senza senso?
Gli altri ragazzi sono spariti ma non ho il tempo e la facoltà di rendermene conto a pieno, ho lo sguardo puntato su di lui che si avvicina e si china.
«Nadi, ti va di finire con me?»
Un sussurro fatto di una bramosia che ho immaginato tante volte, chiedendomi se la volessi davvero, e che ora mi risuona impregnata di un desiderio reciproco che fa paura.
Non riesco a parlare, nemmeno con lui. Socchiudo le labbra per accoglierlo, le mani che si muovono da sole prendendo tutto quello che riesco ad afferrare: le sue spalle, i suoi capelli, la sua schiena mentre mi getta a terra e mi sovrasta. Un'erezione che non riesce a contenersi e lui che tocca ogni centimetro di me, con la forza e la rabbia di una voglia millenaria.
Mentre ci strappiamo i vestiti di dosso a vicenda mi accorgo di essere sempre più vicina al bordo del lago. Sposto una mano verso destra e sotto di me sento solo il vuoto, lui non sembra accorgersi di nulla, continua imperterrito a baciarmi ogni lembo di collo, seno, volto.
Do uno sguardo fugace di lato: è notte, l'acqua assomiglia ormai a una distesa color pece ed è sempre più vicina.
Provo a chiamarlo e chiedergli di fermarsi, di fare attenzione, ma tutto muore mentre annaspo come un pesce boccheggiante: uno spasmo allo stomaco, improvviso, stiamo cadendo di sotto, mi agito, un colpo violento...
Mi alzo in affanno, sudo e inspiro con pesantezza. Sto respirando, sono viva. Un bagliore rosso alla mia destra risplende nel buio: sono le 3.45 di notte.
Non c'è nessun lago, solo lenzuola fradicie. Cerco di calmarmi, allungo una mano nei pantaloni del pigiama: il letto non è l'unica cosa a essere fradicia.
Io dovrei pensare a studiare, Cristo.
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Blackthorn - Nadia
NouvellesScritta per la partecipazione al contest del gruppo @BlackthornSisters, di cui ora faccio parte grazie a questi capitoli. Dateci un'occhiata e, se vi intriga, seguite il profilo collettivo per rimanere aggiornati sui prossimi volumi della saga Black...