Dalla fine all'inizio

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Il mondo è pieno di gente orgogliosa che ha paura di fare il primo passo, costretti a vivere una vita fatta di ironia. È facile che quando si desidera tanto una cosa, la vita la dona a tutti tranne che a te... e ironicamente dopo averla ottenuta la si perde per poi essere troppo orgogliosi e spaventati per riprendersela. A ciò che aveva perso, Liliana, aveva smesso di pensarci da un bel po' di tempo, da almeno 10 anni per l'esattezza...

Settembre 2024
Quella giornata continuava nuvolosa e fresca, il leggero vento spostava le tende viola nel soggiorno accarezzando di sfuggita il palmo della mano che penzolava dal divano. Liliana si era addormentata per l'ennesima volta nel tentativo di leggere appena tornata da lavoro, e invece era finita in meno di 20 minuti con la bocca aperta e a pancia all'aria, con il libro ancora aperto sul petto.

A svegliarla d'improvviso fu la vibrazione del telefono che sotto i cuscini rimbombava in tutto il divano, senza aprire nemmeno gli occhi iniziò a cercare il telefono come se fosse stata immersa in una vasca d'acqua a cercare di recuperare un capello.

A fatica riuscì a rispondere in tempo <<Pronto??>> si mise a sedere stropicciandosi un occhio ancora appiccicato <<Oi Lili, a che ora parti sta sera?>> la voce si fermò un attimo <<Scusa ma dormivi? Non volevo disturbarti>> la ragazza ci mise un po' a capire di chi fosse la voce, corrugò le sopracciglia e tirò ad indovinare <<Giada?>> sentì uno sbuffo dall'altra parte <<Va bene ho capito, dormivi... facciamo che ti mando un messaggio ma rispondi subito, poi ti lascio collassare, ciao>> chiuse la telefonata e tornò a stendersi come se quei cuscini morbidi la tirassero ad infossarsi li in mezzo.

Si massaggiò le palpebre e poi riprese il telefono <<Scrivimi l'ora in cui parti, così vediamo se ci troviamo anche con Fede e arrivare tutte lo stesso giorno >> nemmeno aveva realizzato di dover andarsene e Giada aveva già iniziato a tartassare tutti. In effetti era Liliana ad essere in ritarto dato che di li a 4 ore sarebbe dovuta andare a prendere un treno.

Purtroppo l'avevano convinta quell'anno, a tornare in quel vortice di anziani e montagne che altro non era il paese in cui era cresciuta. Aveva accettato solo per il compleanno di un suo caro amico, era il primo a compiere 30 anni e non se lo sarebbe mai perso, per quanto avesse voluto non tornare in casa con sua madre, che la tartassava di domande da quando si alzava fino a quando toccava di nuovo il materasso del letto.

A fatica ricordava se avesse messo tutto nella valigia, ma non avendo voglia di riaprirla decise che si sarebbe arrangiata anche se sapeva sarebbe rimasta più di 2 semplici settimane... la sua mente funzionava unicamente a sensazioni, e quella volta sentiva che sarebbero successe cose strane... il che la portava fermamente a rimpiangere la sua scelta di partire, però ormai mancava poco e i soldi del treno non glieli ridava nessuno.

Mancavano 5 minuti e sarebbe arrivata, anzi nemmeno il tempo di dirlo che il treno si fermò ed immediatamente la pervase un'ansia che dal basso ventre le risalì fino al petto. Percorse il corridoio con l'affanno per qualcosa che ancora non era accaduto. Scese goffamente trascinando la valigia, che veniva sballottata di qua e di la mentre Liliana faceva di tutto per non incampare nei suoi stessi piedi.

Una volta toccata terra si guardò in giro aspettandosi di vedere almeno una delle due amiche ma venne travolta all'improvviso, si girò di scatto vedendo un suo amico... ex per la precisione <<Giò?!>> lo abbracciò immediatamente scordandosi dell'ansia <<Guarda chi ti hanno mandato in soccorso, non è proprio un bell'autista quello che hai davanti?>> si lisciò la giacca in pelle marrone che aveva addosso per pavoneggiarsi di fronte alla ragazza.

Giovanni l'aveva vista scendere dal treno e poteva giurare anche di fronte a Dio che non era cambiata di una virgola. Sempre la solita espressione spaesata sul viso e l'aria concentrata, ma non appena la riportavi alla realtà sfoggiava il sorriso più bello che chiunque avesse mai visto, illuminava le giornate di chiunque incontrasse.

<<Che ci fai qui?? Pensavo dovesse venire una di quelle due menomate... ma tu come stai?!>> Liliana lo riempì di parole come se non avesse freno mentale <<Federica era impegnata per il compleanno di domani e Giada è arrivata poco prima di te, aveva paura non avrebbe fatto a tempo così già da prima ha mandato me>> fece una breve pausa per guardare bene l'ex/amica <<Comunque ora che ti rivedo dopo anni, devo dire che sto meglio di prima>> Liliana arrossì leggermente e gli diede un buffo sulla spalla.

Si sistemarono in macchina e trascorsero l'ultimo quarto d'ora definitivo prima di imboccare la strada dei loro ricordi... o meglio i ricordi di Liliana siccome fu una delle poche a trasferirsi definitivamente. Non appena lesse il cartello con su scritto il nome del paese le venne in mente che poteva trattarsi benissimo di un girone dell'inferno... stranamente le iniziò a far caldo poco dopo.

Si fece lasciare a casa e la prima cosa che vide fu il sedere della madre concentrata a scavare in un cespuglio di ginestre, dal colore ovviamente radiante, nel mezzo del giardino <<È possibile che non senti mai il cancello aprirsi??>> la donna snella, dai capelli lunghi e leggermente ingrigiti si voltò lasciando cadere intorno a sè tutte le erbacce che aveva estirpato <<Tesoro mio! Finalmente sei arrivata! E anche senza avvisare come al tuo solito.>>

Liliana roteo gli occhi al cielo e sorrise scoraggiata alle infinite ramanzine della madre <<Si si hai ragione>> si abbracciarono con quell'affetto che non riuscivano mai a dimostrarsi <<Ora vai a lavarti, puzzi di sudore>> la ragazza rimase senza parole, e sempre senza parole si girò e se ne andò dentro casa a lavarsi, perchè la mamma crudele si, ma bugiarda mai.

Appena uscita dalla doccia non aveva nemmeno la voglia di vestirsi, si buttò sul letto con l'asciugamano, prese il telefono per vedere se c'erano notizie di Giada ma non erano arrivati messaggi o chiamate così decise che la sua giornata poteva benissimo conlcudersi facendo sapere a Federica che era sana e salva ed era troppo stanca solo per pensare di asciugarsi i capelli.

Peccato per lei che aveva il terrore della cervicale, così fece l'ultimo sforzo e poi cadde nel sonno più profondo che mai avesse visto quel letto... nel momento in cui si addormentò la sua mente prima di riposare la avvertì che presto qualcosa sarebbe cambiato, quale modo migliore se non ricordarle che avrebbe rivisto persone ormai sepolte nei suoi ricordi.

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