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Le 7 e trenta del mattino, e la solita routine monotona mi aspetta impaziente in questa giornata. Non ho chiuso occhio per tutta la notte a causa di una relazione assegnata circa due settimane fa, ma non posso farci nulla, temporeggiare è il mio mantra.

Mi stiracchio appena le braccia, sbadigliando rumorosamente, notando solo poco dopo come anche il mio compagno di stanza sia sveglio da chissà quanto tempo ormai, ci ho messo un po' ad abituarmi al suo essere così mattiniero.

«Buongiorno Dominic» lo saluto, alzandomi definitivamente dal mio comodo materasso.

«Buongiorno» si limita a dire, continuando a prestare attenzione al suo computer al quale è molto affezionato, se lo porta dietro in qualsiasi occasione, se non fosse per il regolamento scolastico, lo userebbe anche durante le lezioni escluse da quelle di informatica.

«Dormito bene?» si appresta ad aggiungere dopo qualche secondo, voltandosi verso di me con fare svogliato.

«Non chiedermelo se non ti interessa davvero» lo liquido immediatamente notando il modo con cui mi si stava rivolgendo. Sono qui da almeno un anno, ma io e lui non abbiamo stretto chissà quale legame, non ci definiamo amici, altroché, semmai conoscenti che si limitano a convenevoli.

«Ti sei svegliato male sta mattina? Cercavo di essere gentile per una volta, ma sembri non apprezzare mai nulla di quello che faccio» mi risponde prontamente, incrociando le braccia al petto, fingendosi offeso.

«Oh no ti prego, risparmiami la recita, sappiamo entrambi il motivo per cui ti fingi cordiale con me, non ho bisogno dell'ennesima sceneggiata di prima mattina» mi affretto a quel punto nel ribattere non volendo minimamente iniziare una discussione.
«No comunque, per tua informazione non ho chiuso occhio per colpa di quella dannata relazione, spero che sia decente almeno, o giuro su dio che-» non faccio nemmeno in tempo a terminare la frase che una voce stridula decide di interrompermi bruscamente.

«Buongiorno merdine!»

Oh per l'amor di dio, uccidetemi prima che commetta un omicidio. Ci mancava solo questa.

La figura del mio migliore amico si avvicina con passo deciso verso la mia direzione saltandomi addosso, dopo aver sbattuto violentemente la porta della stanza, tutto questo sotto lo sguardo contrariato del mio coinquilino.

«Nicholas, tesoro, è prestissimo, cosa ci fai già sveglio?» gli domando col fiato sospeso, data la sua stretta molto forte.
«Mi fai male...» sussurro appena, sentendo fortunatamente poco dopo, l'altro, mollare la presa.

«Oh, scusa» dice, accomodandosi poi sul mio letto.
«Mi sono addormentato molto presto, semplicemente» spiega, per poi sdraiarsi.
«Tu invece?» mi chiede, e prima che possa rispondere la voce scorbutica di Dominic mi precede.

«Bella domanda» mi schernisce, roteando gli occhi al cielo, facendomi sospirare sonoramente.

«Non potevo dormire, dovevo finire quella» spiego anche a lui, indicando la relazione poggiata di fianco a sé, scaturendo così la sua curiosità, lo vedo prenderla tra le mani e sfogliarla.

«Non dovevi consegnarla qualche giorno fa?» mi domanda, inarcando un sopracciglio confuso.

«Si ma-»

«Nicholas caro, sei il suo migliore amico giusto?» Non ho mai provato in vita mia l'impulso di uccidere qualcuno, ma Dominic è riuscito ad avere l'onore assicurato.

Nicholas annuisce soltanto, ancora più confuso di prima.

«Allora dovresti sapere quanto Evan non prenda seriamente la sua permanenza in questo college prestigioso, solo perché è stato raccomandato dal suo caro papino»
continua, facendomi ribollire il sangue nelle vene, sta osando troppo.

«Dominic..» faccio per rispondergli, ma il mio migliore amico decide di prendere in mano la situazione prima che degeneri.

«Scusate ragazzi, credo sia meglio che tolga il disturbo» mormora, sentendosi probabilmente in colpa, conoscendolo ci metterei la mano sul fuoco.

«No ehi, aspetta!» urlo, ma lui non mi ascolta uscendo frettolosamente dalla stanza, facendomi sentire estremamente in colpa.

«Wow, bel migliore amico che hai, è questo il modo in cui dovrebbe difenderti?» lo sguardo di Dominic ora assunto sul suo viso è così fastidiosamente ripugnante che gli sferrerei facilmente un cazzotto data la mia poco pazienza, peccato che non scenda ai suoi stessi livelli solo per provocarlo.

«Tu non riesci mai a chiudere il becco, eh?» gli domando retoricamente, riservandogli un bel dito medio, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, per poi uscire dalla stanza con l'intento di raggiungere Nicholas.

Fortunatamente lo vedo non molto lontano, essendo uscito letteralmente qualche secondo prima, a quel punto decido di richiamare la sua attenzione urlando il suo nome nel bel mezzo dei corridoi.

«Nicholas!» lui si volta appena, rinoscendo immediatamente la mia voce, fermandosi di colpo.

Lo raggiungo correndo, col fiato accelerato.
«Non badare alle sue parole, non sa quel che dice» mi affretto subito nel rassicurarlo, consapevole che avrebbe pensato di aver causato lui la discussione a causa di quella domanda scomoda, ma innocua allo stesso tempo.

«Mi sembra che non andiate molto d'accordo» commenta, dicendo l'ovvio.

«Non proprio, ma davvero non pensare di essere stato tu a causare la sua acidità, non do peso alle sue parole» continuo, nel mentre i suoi occhi cercando di studiare ogni mio movimento.

«Tranquillo, credevo solo fosse meglio andarsene, la tensione era piuttosto alta» esordisce, regalandomi uno dei suoi bellissimi sorrisi, capaci di sciogliere anche la persona più fredda al mondo.

Io e Nicholas siamo amici sin dalla tenera età di 6 anni, dove ci siamo conosciuti tramite l'amicizia delle nostre madri, erano molto legate, quasi come se fossero sorelle, poi col tempo, ebbero una discussione imponente, e nessuna delle due rivolse più la parola all'altra. Questo fece in modo che anche io e Nicholas ci allontanammo, ma destino volle che in qualche modo ci ricontrassimo sempre. Lui mi definisce il suo migliore amico, e non sono mai stato contrario alla cosa, anche se onestamente credo che un termine del genere abbia il suo valore, ed io e lui siamo stati lontani per molto tempo, dunque-

«Evan, Nicholas, conoscete il regolamento, non si può sostare nei corridoi prima delle 8:00, tornatevene nelle vostre stanze!»
una voce robusta mi risveglia dal mio stato di trance causato solo da un sorriso del ragazzo di nanzi a me. È il professor Dean, che ci rimprovera, proprio colui che avrebbe dovuto valutare la mia relazione di filosofia, deglutisco appena, non è un buon segno.

«E mi raccomando, siate cordiali oggi, tra poco ci aspetta un nuovo arrivato, dategli il benvenuto come si deve» aggiunge per poi allontanarsi dalla nostra vista.

Un nuovo arrivato? Non prevedo nulla di buono.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 08 ⏰

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