Capitolo 3:

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                                      I could show you
                                      incredible things  
                     (Blank Space, Taylor Swift)

Adam

"Quella è una spillatrice"

"Oh, giusto. Me ne sono dimenticata"

"Cosa l' ha spinta ad essere folle?" Chiedo.

Lei si irrigidisce.

"Nulla. Lo sono diventata e basta" dice.

Prende in mano un foglio. Se lo rigira tra le mani, senza leggere nulla. Ad un certo punto si taglia il dito con l' angolo.

Non ci bada, continua a fissare le parole, senza mai leggerle del tutto. Poi, finalmente, lo posa.

"Scusi?"

"Si?"

"Si è tagliata"

"Oh, non me ne ero nemmeno accorta"

"Come è possibile?"

"Non sento più questo tipo di dolore da tempo ormai"

"Em, va bene. Allora, a quanti anni è diventata folle?"

"A diciassette anni circa. Ma ho iniziato con i primi comportamenti folli a sedici"

"C' è un motivo?"

La vedo stringere la mano in un pugno. Ho toccato un tasto dolente.

*Rachel*

"C' è un motivo?"

Oh, si. Mia madre mi ha prostituito, poi l' hanno scoperto tutti e io sono scappata. Mi rifugiavo sotto i ponti, finché non ho trovato un lavoro. Ho guadagnato abbastanza da comprare una casa qui a Manhattan solo con tredici ore di lavoro al giorno. Poi, dopo aver comprato la casa, hanno iniziato a vedere che avevo comportamenti strani, fuori dal lavoro. Per tre mesi non ci hanno fatto caso, poi, quando ho iniziato con i comportamenti folli a lavoro mi hanno licenziato. Stavo nel mio appartamento minuscolo, senza mangiare, dandomi la colpa per quello che era successo. Col tempo mi sono perdonata ma sono diventata folle.
Il motivo in sintesi è questo.

"Si, ma non voglio parlarne"

"Lei è qui proprio per parlare in realtà"

Mi alzo con uno scatto. Gli vado a un palmo di distanza.

"Scommettiamo?"

Deglutisce.

Alzo l' angolo della bocca, in un sorrisetto.

"Io dico che non ne parlerò e lei non me lo chiederà. Ci siamo capiti?"

Annuisce.

Ci metto un po' prima di tornare indietro. Ha un buon profumo.

Menta e tabacco. Un classico.
Ma questo ragazzo ha un qualcosa di... Particolare. È diverso dagli altri.

"Hai un buon odore" dico, mentre indietreggio, fino a sedermi sulla sedia.

È scomoda. Meglio a terra.

"Em... Grazie. Immagino"

Ha la voce tremante. Come tutti quelli a cui mi avvicino troppo.

"Mi sono resa conto che non so neanche il suo nome!" esclamo.

"Sono Rachel" dico porgendogli la mano.

"Adam"

Fissa la mia mano.

"Piacere di conoscerti"dico.

Non accenna a stringerla.

Ritiro la mano, per nulla offesa. Sono abituata. Sorrido.

Si schiarisce la voce.

"Oh, e mi dia del tu"

"Allora... Da quanti psichiatri sei stata fino ad ora?"

"Ventisette. Lei è il ventottesimo"

Spalanca gli occhi.

"Vent- ventisette!"

"Si. Cosa c' è di strano?"

"Beh è un po' tanto..."

"Sostenevano tutti che ero incurabile"

"Non ci credo"

"Posso sorprendere"

"E dimmi i tuoi genitor-"

Gli rido in faccia.

"Cosa ho detto di divertente?"

"Mio padre è morto e mia madre mi odia. Dimmi tu"

Resta a bocca aperta, forse per la leggerezza con la quale pronuncio quella frase.

"Ti prego non farmi le condoglianze e non provare pena per me. Odio queste cose"

"Va bene"

"Credo che il nostro tempo sia finito"
Dico alzandomi.

"Aspetta. Tieni" dice. Mi porge la mano a palmo aperto. Sopra c'è un cerotto.

Spazio autrice:

Mi sono rigorosamente dimenticata di aggiornare. Vogliate perdonarmi.
Apparte gli scherzi, ieri sono stata tutto il giorno fuori e oggi mi sono dimenticata. Mi farò perdonare. Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto. Bho Adam è un good boy, nulla da dire e nulla da togliergli. Rachel mi piace molto com' è venuta. Nulla vi kisso.
                                                     Larly


Crazy About YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora