And we just goin' be enemies

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"And you just gon' keep hatin' me
and we just gon' be enemies"
Heartless - Kanye West

𝑪𝒍𝒂𝒓𝒂౨

La notte era ancora giovane, e mentre il taxi sfrecciava tra le luci scintillanti della città, Eloise non riusciva a trattenere il suo sorriso alla "stasera faccio casini".
«Clara, questa sera te la ricorderai per sempre!» esclamò, sistemando il rossetto rosso nel riflesso del finestrino.

Io la guardai, un po' preoccupata, in fondo stiamo sempre parlando di El, dove c'è alcol c'è lei, e dove ci sono alcol ed El ci sono guai. «Eloise vedi di non metterci in casini più grandi di noi.»

«Stai tranquilla» mi rassicurò, dandosi un'ultima sistemata ai capelli perfetti. «In più conosco la persona giusta. Siamo in lista, non ci sarà alcun problema.»

Arrivammo davanti a un enorme edificio di vetro e acciaio, illuminato da luci soffuse che si riflettevano nelle auto parcheggiate. All'ingresso, una fila di persone ben vestite attendeva impaziente di entrare, ma Eloise passò avanti con sicurezza, senza esitazione. La guardai, un po' intimorita, mentre lei si avvicinava al buttafuori.

«Siamo con Alex» disse semplicemente, mostrando un piccolo biglietto con un nome scritto in caratteri eleganti.

Il buttafuori annuì, alzando la corda di velluto senza battere ciglio. Entrammo nel club senza problemi, lasciandoci alle spalle la folla in attesa. Dentro, la musica avvolgeva l'ambiente, Il pavimento sembrava pulsare sotto i piedi, e il lusso di quel posto era evidente in ogni dettaglio, dai divani in pelle alle bottiglie di champagne allineate dietro il bancone del bar.

Eloise mi prese per mano e mi trascinò verso il bar, sembrava conoscere fin troppo bene quel posto. «Due cocktail, i migliori che hai!» gridò al barista, che annuì per poi mettersi a preparare i cocktail facendo mille acrobazie.

Mi sentivo fuori posto, ma Eloise era nel suo elemento. Mi passò un bicchiere e brindò. «A noi bombe sexy single!»

Bevemmo, il cocktail era forte ma delizioso, e presto sentii la tensione scivolare via. Dopo qualche giro di drink, Eloise mi trascinò sulla pista da ballo. Ci immergemmo nella musica, dimenticando tutto il resto. Ballammo sulle note di "I don't care I love it", ridemmo, e con ogni sorso di alcol, il mondo diventava sempre più sfocato ma anche più vivace.

A un certo punto, non ricordo nemmeno come, ci trovammo in una zona VIP, circondate da persone che sembravano uscite da una rivista di moda. Eloise rideva e chiacchierava come se conoscesse tutti, mentre io sorseggiavo un altro drink, cercando di mantenere l'equilibrio.

«Guarda chi c'è!» esclamò improvvisamente Eloise, indicando qualcuno nella folla. Seguii il suo sguardo e lo vidi.

Era lui, il "coglione" dello champagne. Sembrava ancora più arrogante con quella luce soffusa che metteva in risalto i suoi occhi verdi smeraldo. Ci fissammo per un attimo, poi distolsi lo sguardo, cercando di concentrarmi su altro.

«Clara c'è il coglione» esclamò Eloise, mentre lui continua ad avvicinarsi a noi a passo spedito.

«Eloise!» protestai, ma ero troppo ubriaca per prevenire qualsiasi cosa le uscisse dalla bocca.

Prima che potessi rendermene conto, lui era davanti a me. Eloise gli sorrise dolcemente, mentre io cercavo di ignorarlo continuando a bere.

«Andiamo via da qui» disse lui, con un tono che non ammetteva repliche.

Lo guardai con sfida, stringendo il bicchiere in mano. «E perché dovrei?»

«Perché te lo dico io» rispose, i suoi occhi verdi fissavano i miei con un'intensità che mi fece rabbrividire.

Eloise si intromise, appoggiandosi al braccio del tipo con un sorriso malizioso. «Oh, ma noi ci stavamo divertendo. Non puoi portarcela via così, senza un motivo!»

Lui lanciò a Eloise uno sguardo esasperato, ma non disse nulla. Invece, si rivolse di nuovo a me. «Devo parlarti.»

Eloise sembrava pronta a ribattere, ma le posai una mano sul braccio, scuotendo la testa. Ero troppo ubriaca per gestire la situazione, ma la curiosità, mista alla rabbia, mi spinse ad accettare.

«Ti do due minuti» , «Coglione» dissi, avvicinandomi a lui barcollando leggermente. «Ma se pensi di intimidirmi, ti sbagli di grosso.»

Lui mi osservò con un'espressione indecifrabile, poi si voltò, facendomi strada fuori dalla zona VIP. Mi girai verso Eloise, che mi lanciò un'occhiata preoccupata.

Seguì quell'uomo fuori dalla sala, passando per i corridoi affollati del club, fino a quando non raggiungemmo una piccola terrazza sul retro, lontana dal caos e dalla musica assordante.

«Parla» dissi, incrociando le braccia. «Cosa vuoi da me?»

Lui si voltò verso di me, il suo volto era serio, privo della spavalderia che aveva mostrato fino a quel momento. «Non so come sia possibile ma sei mia moglie.»

Quella sua dichiarazione mi colse di sorpresa. «Aspetta, cosa?»

Lo fissai, aspettandomi che scoppiasse a ridere da un momento all'altro. Ma nei suoi occhi non c'era traccia di ironia, solo una determinazione fredda e implacabile.

«Sì, hai capito bene,» continuò lui, facendo un passo avanti. «Siamo sposati. Legalmente.»

Scossi la testa, confusa e incredula. «Ma di che diavolo stai parlando? Non ci siamo mai visti prima di quella sera alla galleria, e adesso vieni qui a dirmi che sono tua moglie? Stai scherzando, vero?»

«Vorrei tanto che lo fosse,» rispose lui con un tono basso e controllato. «Ma purtroppo non lo è. C'è stato un errore, un casino burocratico, non so ancora come sia successo. Ma il fatto è che, per il sistema, sei legalmente sposata con me.»

Mi misi a ridere, una risata isterica che suonava strana persino alle mie orecchie. «E come sarebbe possibile una cosa del genere? Credi davvero che io possa cascarci?»

«Clara, non sto scherzando,» insistette, la sua voce era ferma ma non aggressiva. «Ho scoperto tutto pochi giorni fa. E ho fatto delle ricerche. Il tuo nome, i tuoi documenti... tutto combacia. Ho provato a rintracciarti per spiegarti la situazione, ma non riuscivo a trovarti, finché non ti ho vista quella sera.»

Il mio cuore accelerò, la mia mente cercava disperatamente di trovare un senso a quelle parole. «Ma vaffanculo»

Mi voltai di scatto, decisa a tornare da Eloise, ma lui mi afferrò per il polso, il suo tocco era sorprendentemente delicato nonostante la fermezza. «Clara, aspetta, cazzo» disse, «Non puoi semplicemente ignorare questa cosa. Non si tratta solo di noi. Ci sono implicazioni legali, conseguenze. Se non risolviamo questa situazione subito, tramite un annullamento, potrebbe diventare molto più complicato.»

Mi divincolai dalla sua presa, il cuore che batteva all'impazzata. «Non mi interessa!» gridai, la frustrazione mi travolgeva. «Questa è una follia! Non so chi sei, e non voglio saperlo. Se pensi che mi piegherò ai tuoi giochetti legali, ti sbagli di grosso.»

Lui mi guardò per un momento, poi lasciò cadere il braccio, lasciandomi andare. Sembrava stanco, come se anche lui fosse al limite. «Capisco che sei arrabbiata» disse con calma. «E hai tutte le ragioni per esserlo. Ma questo non cambia il fatto che dobbiamo tirarci entrambi fuori da questa situazione. Per quanto assurdo possa sembrare, siamo entrambi coinvolti. Non puoi semplicemente ignorarmi.»,«Smettila di fare la bambina e collabora cazzo, ho anche altro a cui pensare oltre a sto errore del cazzo»

Non risposi, sentendo solo il bisogno urgente di allontanarmi da lui, da quella conversazione surreale, e da tutto ciò che rappresentava. Feci qualche passo indietro, il respiro corto. «Vaffanculo» ripetei, ma la mia voce suonava più stanca che arrabbiata questa volta.

Mi girai e iniziai a camminare velocemente verso l'ingresso del club, la musica e le luci che tornavano a inondarmi mentre attraversavo la folla. Dovevo trovare Eloise e uscire di lì, tornare alla normalità, o almeno a qualcosa che somigliasse a essa.

Ma anche mentre mi allontanavo, non potevo fare a meno di sentire gli occhi di lui fissi sulla mia schiena, come se il suo sguardo fosse una promessa che la questione non sarebbe finita lì.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 10 ⏰

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