Sobbalzò dal letto il giovane, il respiro ansimante, il cuore che aveva iniziato a battere sempre più forte, e completamente sudato ed agitato volta il capo verso le vetrate della stanza, piccole gocce d'acqua battevano sui vetri dell'enorme camera. Ormai finito l'autunno, l'inverno era giunto alle porte, e la pioggia era sempre più frequente.La stessa scena continuava a riaffiorare nella sua mente da anni. Erano passati quattordici anni, ma nulla poteva cancellare quel ricordo, così nitido nella sua mente. I suoi sogni tormentati da incubi, un ciclo infinito, che non intendeva arrestare la corsa. Il ragazzo volta il capo sulla vetrata, osserva ogni goccia cadere, senza alcuna espressione in viso, da anni quella faccia non esprimeva più nulla, e nemmeno dentro di se sentiva più certe emozioni. Come se fosse vuoto o forse era solamente spento.
Si alza e si avvicina alla vetrata, guarda il paesaggio davanti a se, mentre si siede sul bordo della finestra e il silenzio regna in quella stanza.
Prestandosi a compiere i suoi vent'anni, era cambiato molto, non era più quel piccolo bambino con il sorriso genuino anzi a stento riusciva ad abbozzarne uno finto sulla maschera che si era creato.
Aveva assunto una corporatura mascolina e possente, il viso era disegnato da lineamenti più marcati e duri. Gli occhi azzurri come il mare, incantevoli da osservare, da potersi perdere al solo guardarsi, contornati però da occhiaie molto visibili che caratterizzavano spesso il suo viso. Era inoltre cresciuto in altezza.
Il silenzio regnava in quell'enorme camera ma di silenzio non c'era un bel niente, era tormentato dai suoi pensieri. Dentro di se una guerra di logoramento continua. Troppe erano le domande e poche le risposte. Si dirige nel bagno si ferma a guardare il suo riflesso nello specchio. Lo vede dietro di lui, quasi sobbalza, gli fa solo ribrezzo.
Il suo viso ogni giorno di più assomiglia alla persona per cui serviva ancora odio, riaffiorano i ricordi, quell'espressione così fredda, il suo sangue congela per un'istante, e poi quelle iridi troppo simili a quelle della donna che lo aveva messo al mondo. Quella donna che gli era stata portata via troppo presto.
Si lascia prendere dalla collera, piccoli pezzi di vetro cadono a terra, e rivoli di sangue scorrono sul dorso della sua mano. Fa qualche passo indietro si abbassa su se stesso porta le ginocchia verso il petto, china il capo verso il basso.
Pensa di riuscire a zittire le voci nella sua mente, pensa di riuscire a superare quel momento,
pensa di poter cancellare quell'episodio.Ma ciò che davvero non sa è che, potrà mettere una benda sulla ferita ma essa non svanirà comunque. Il sangue smetterá di colare, la pelle si cucirá ma la cicatrice rimarrà.
Ogni giorno cerca di sopravvivere alla sua mente e ai ricordi lontani. Dopo quel giorno, non ricordava più la sensazione che si provava a sorridere. Regole rigide e solide impose il re all'interno di quel castello. Non aveva più la libertà di uscire comodamente, anzi doveva essere accompagnato e
qual'ora il re non dia il permesso non doveva per nulla al mondo uscire. Poteva dedicarsi allo studio nella biblioteca del palazzo e allenarsi con la spada nell'enorme giardino.Inoltre al compimento dei suoi ventiquattro anni potrà salire al trono accettando così in sposa una giovane fanciulla.
Insegnanti privati lo istruivano a dovere, mentre le domestiche lo crescevano e accudivano. L'ambiente a palazzo era diventato sempre più irrespirabile. Troppo profonda era diventata la crepa tra il principe e il re.
Il palazzo ormai era spoglio, i gigli bianchi non erano più presenti in quei vasi. Cambiato ormai era il castello. Le lanterne non venivano più lanciate il giorno del compleanno del fanciullo. Triste era l'atmosfera.
Uno, due, tre....
I bocconi che cerca di mandare giù, nonostante la difficoltà. Si guardò attorno, osservando poi il vaso posto al centro del tavolo.
Un'altra colazione, sedie vuote, solo lui e la sua mente in quell'enorme tavolata. La mattina era giunta anche a palazzo reale.Mai era riuscito a finire una colazione, ormai gli inservienti erano abituati a quel suo comportamento, non davano molto peso alla cosa.
Il re non sedeva più insieme a lui nei pasti giornalieri, si finiva pure per litigare la maggior parte delle volte, anche se non la definirei proprio una litigata, perché solo una persona gridava.
Recandosi poi verso la grande sala centrale del castello, osserva diverse figure. Ne scorge una in particolare, una che conosceva davvero bene.
La donna dai capelli ramati era in lacrime, piegata davanti a se, corse immediatamente verso essa, ciò non gli piacque per niente.
Venne fermato dal braccio possente dell'uomo che si poneva davanti alla donna. Odioso era lo sguardo freddo dell'uomo. Così freddo e privo di sentimenti.
Aron:-Charlotte cosa succede!?- chiede immediatamente il ragazzo
Charlotte:-Non si preoccupi signorino- risponde amorevole la donna che ormai era per lui come una seconda madre
Caesar:-Saluta per l'ultima volta la cara Charlotte, da domani non sará più in servizio -prese parola il re con sguardo freddo
Aron:-No no! Non puoi farmi anche questo padre!-disse supplichevole il giovane, con voce graffiata -No! Non puoi togliermi pure lei!-si aggrappò il giovane al tessuto dei vestiti del padre.
Spazientito a da quel comportamento il re prese parola-Non accetto lamentele, ti abituerai non preoccuparti- così lo scansò per poi andare via senza alcun rimorso.Il giovane guardò poi la donna, una fitta al petto, non poteva accettare anche quello.
Aron:-Non puoi andartene Charlotte!- sussurrò il biondo
Charlotte:-Signorino!- nemmeno lei, la donna che gli aveva fatto da madre trovava le parole da poter usare.
Aron:-Non te ne andare, sei l'unica che mi è rimasta !-chiese supplichevole
Charlotte:-Mi duole dirlo signorino, ma il re ha preso la sua scelta, ma tornerò a trovarla- singhiozzo - non deve preoccuparsi- tentò la donna di rassicurare il giovane, quando poi alcune lacrime sì erano manifestate sul viso della donna, si chinò con il capo per poi avviarsi a raccattare gli ultimi effetti personali e andarsene.
Non riuscì più a dire una singola parola,si diresse a passo svelto verso l'uscita della sala, se avesse esitato e arrestato il passo non sarebbe più riuscita ad andarsene.
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Φάρμακον
RomanceOgni Re ha bisogno della sua Regina per salire al trono, ma se non fosse così per qualcuno. Cosa succederà se non si rispetta ciò che è stato già pianificato? E se si trovasse la propria felicità in qualcuno di "sbagliato"?