Olivia
Chi avrebbe mai detto che dopo la sbronza di ieri mi sarei addirittura svegliata? Forse la morte sarebbe stata una soluzione migliore.
Sì, definitivamente. Tutto sarebbe stato meglio di svegliarsi con la testa che pulsa come se la stessero picchiando con dieci martelli diversi e l'orribile sensazione che ci sia qualcosa che è andato incredibilmente storto, ma che il tuo cervello non ti lascia ricordare. Come quando Freud parlava della censura dei sogni, il tuo cervello sa sempre quando hai combinato un gran casino e, oh, come cerca di proteggerti dai tuoi guai.
Per questo quando ho aperto gli occhi la mia più grande preoccupazione era il mal di testa incredibile che non mi avrebbe permesso di riaddormentarmi e mi avrebbe costretto a stare a guardare Paola che russava per qualche ora, addormentata beatamente che sognava chissà cosa - probabilmente il principe azzurro della sera prima che era riuscita a distrarla completamente, tanto da non farle notare la mia assenza totale dalla pista da ballo per una buona mezz'ora.
E che mezz'ora. Da dove cominciare? Sicuramente non dall'elefante della stanza, perché al solo pensiero mi sento quasi svenire. Come lo spiego alla me stessa di dieci minuti fa che forse era meglio tenersi la censura piuttosto che realizzare che quello che è successo alla festa è perfettamente reale? Sarebbe molto più facile se potessi dire che è stato orrendo, terribile e disgustoso e non voglio più pensare a questo errore madornale, ma mentirei. Perché ieri sera credo di essermi divertita più del dovuto e ora non mi resta che affrontare la realtà dei fatti: sono venuta sulle dita del mio migliore amico. E non di un migliore amico qualunque, bensì dell'unico amico con cui a quattro anni facevo il bagno in vasca completamente nuda. Il mio flusso di pensieri viene interrotto dal sonoro schiaffo che mi do sulla fronte e che incredibilmente non sveglia Paola accanto a me.
Come tornare indietro? Voglio tornare indietro? Ma comunque, c'è da dire che non so effettivamente se fosse lui o meno, poteva essere uno qualunque, no? Poteva essere un ragazzo qualsiasi con il suo stesso sorriso, perché non è che lui è l'unico che sorride così. Non che io ci abbia mai fatto davvero caso, riconosco il suo sorriso solo perché ci sono cresciuta insieme e credo di conoscere Edoardo meglio di quanto lui conosca se stesso. Lo conosco così bene che so perfettamente, al 100%, che ieri sera non è stato lui ad avventurarsi tra le mie gambe.
Guardo il mio riflesso allo specchio e questa volta, al posto di sbattermi una mano in faccia, affondo il viso tra le ginocchia, perché guardarmi allo specchio stamattina equivale a fare dieci passi indietro nel percorso di ricostruzione della mia autostima guidato dal libro che mi ha regalato Paola, che da quando ho chiuso con Alberto continua a passarmi libri sul self love come se fossero sigarette sottobanco e fossimo nel bel mezzo della prima guerra mondiale. So anche che Paola è preoccupata per me e questo è il suo modo di farmelo sapere senza mettermi all'angolino e costringermi ad affrontare le mie emozioni, perché scapperei e mi chiuderei a riccio e sarebbe solo più nocivo. La capisco, lo vedo nei suoi occhi quando mi rivolge lo sguardo di chi la sa lunga, perché ogni volta che qualcosa non va Paola mi legge dentro e mi coglie con le mani nel sacco e non posso più mentire a me stessa e rifugiarmi dietro la maschera che sono capace di indossare davanti a tutti.
Mi sono spenta. La mia luce è stata oscurata completamente, come se fossimo nel pieno di un'eclissi solare e il mio cuore fosse il sole. E Alberto era la luna, che si è presa tutta la mia luce per illuminare nient'altro che l'aridità del suo, di cuore. Perché è questo che succede quando cerchi di dare tutto a qualcuno che non è pronto ad accoglierlo ed è così che mi sono ritrovata con un pugno d'aria in mano dopo un intero anno passato a cercare di essere giusta per qualcuno, senza pensare per un attimo che non ero mai stata giusta per me stessa. Ho sprecato la mia adolescenza cercando di farmi amare da Alberto, quando avrei dovuto amare me stessa e ora ho solo tanta vergogna addosso e mi sento spogliata di ogni cosa. Chissà cosa direbbe se scoprisse che ieri sera ho respirato un po' per la prima volta? Chissà cosa penserebbe dell'enorme cazzata che ho combinato? Probabilmente non mi rivolgerebbe più la parola.
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Catch me if you can
RomanceOlivia deve partire per tre mesi a Parigi quando per puro caso decide di mandare tutto all'aria e fare le cose senza pensare proprio con l'unica persona che l'ha sempre vista come tutto fuorché una donna, Edoardo. E quando lui, convinto di aver pass...