Meave

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«Se ti dico che non devi girarti quando conti per  sbirciare e vedere dove sto andando, vuol dire che non devi farlo! Non gioco più con te»Con un broncio ben impresso sul mio viso, voltai le spalle al mio compagno di giochi e iniziai a camminare velocemente verso la direzione opposta.

«Sei solo una bambina capricciosa, smettila di frignare e torna qui, è il mio turno!» Le parole di Nate si persero tra gli spifferi di vento e i cinguettii degli uccellini. Lo avevo sentito chiaramente, ma non avevo nessuna intenzione di tornare a giocare con un imbroglione come lui: era la terza volta nel giro di poche ore che cercava di ingannarmi per vincere a nascondino, e io non gli avrei permesso di farlo una quarta volta.

Sono sempre stata molto competitiva, anche se ora ho solo 11 anni , mia madre Clara dice sempre che fin da molto piccola già sfidavo mia sorella minore Sophie in qualunque cosa stessi facendo: gareggiavamo per stabilire chi sarebbe arrivata prima alla porta di casa uscite dalla macchina, e gareggiavamo perfino per stabilire chi finiva la frittella della colazione con meno morsi. Insomma, fin da piccola ero competitiva. E fin da piccola volevo sempre vincere. Ad ogni costo.

Sentivo in sottofondo delle piccole imprecazioni uscire dalle piccole labbra di Nate  perché non gli avevo consentito di giocare il suo turno. Nate poteva davvero essere molto dispettoso e, talvolta, anche offensivo. Mi chiamava spesso "bambina", "mocciosa" o "frignona", e anche se sapevo benissimo di essere tutte e tre le cose oltre ogni ragionevole dubbio, non mi piaceva che fosse proprio lui a darmi dell'immatura, considerando che aveva solo 2 anni più di me e si comportava proprio da bambino.

«Sei davvero antipatica! Stavamo giocando, non puoi andartene così proprio sul più bello! Tra poco è anche ora di cena, e se non torni qui dico a Zia Clara quanto sei dispettosa!»Frignò Nate con gli occhi lucidi e le guance arrossate come se stesse trattenendo dell'aria nei polmoni. Finsi ancora di non sentirlo, e continuai a passo svelto verso la nostra abitazione, sentendo i suoi passi che seguivano i miei velocemente. 

Abitavamo nella stessa casa durante le vacanze estive perchè i genitori di Nate erano molto amici dei miei, e per me sono degli zii acquisiti a tutti gli effetti. Nate, dal canto suo, è come un fratello maggiore, e passando tutto il tempo insieme durante le vacanze, accadeva spesso che, come ora, bisticciassimo per delle sciocchezze.

«E va bene!" Sbottò "Se la metti così vorrà dire che dovrò informare Zia Clara che stasera qualcuno non mangerà i pancake come punizione per essere stata maleducata.»Quest'ultima frase catturò tutta la mia attenzione facendomi bloccare rigida sul posto. Girai il mio corpo snello verso Nate, che nel frattempo mi aveva raggiunto  e se ne stava di fronte a me con le mani sui fianchi e lo sguardo vittorioso. Sapeva di aver toccato il mio punto debole. I pancake.

«Se ti azzardi a dirle qualcosa dovrai vedertela con me!» Cercai di sembrare paurosa, ma capii subito di aver ottenuto il risultato opposto, quando gli angoli della bocca di Nate si iniziarono a sollevare delicatamente, per poi sfociare in una sorriso pieno, accompagnato da una risata fragorosa di scherno nei miei confronti. Il motivo per cui stesse ridendo mi parve subito scontato: uno gnomo di 1.55 metri lo stava "minacciando"  con due occhioni azzurri come il mare e i vestiti rosa con delle stampe di Miennie in diverse posizioni su tutto il corpo.

«Smettila di ridere e prendermi in giro!» Lo fulminai con lo sguardo, ma lui venne velocemente verso di me e mi spinse fra l'erba alta del campo che dovevamo attraversare per tornare a casa. Quel gesto voleva dire solo una cosa. Guerra.
Mi alzai quasi in piedi e lo presi per un braccio facendogli perdere l'equilibrio: fu in quel momento che, approfittando del suo momento di debolezza, lo tirai per il braccio finchè non cadde vicino a me sull'erba morbida. A terra entrambi, l'una di fianco all'altro, voltammo i nostri visi e i nostri sguardi si incrociarono. Pochi secondi dopo scoppiammo entrambi in una risata contagiosa e fragorosa. Ci eravamo accordi di quanto sembrassimo ridicoli e infantili in quel momento, ma a noi andava bene così, perchè in effetti era proprio quello ciò che eravamo: ridicoli e infantili.

𝐁𝐔𝐑𝐍𝐈𝐍𝐆 𝐋𝐈𝐄𝐒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora